“Mio marito bloccato in Guinea col coronavirus: aiutateci a riportarlo a casa”
Chiara è sposata con Jesus Jaime Mba Obono da 17 anni. Lui ha preso il coronavirus in Guinea Equatoriale, suo paese d’origine, e ora è intubato in ospedale: “Vogliamo riportarlo a casa”, dice la moglie Chiara a Iene.it. Ed è stata lanciata anche una raccolta fondi per poter pagare il volo di biocontenimento verso l’Italia. Ecco la loro storia
“Come sto? Diciamo che potrebbe andare meglio, non si dorme molto…”. Inizia così la nostra telefonata con Chiara Beninati, una tenace donna di Palermo che sta facendo di tutto per riportare a casa suo marito, Jesus Jaime Mba Obono, che si trova in Guinea Equatoriale. “Ha il coronavirus, adesso è sedato e intubato in un ospedale della capitale. Stiamo facendo tutto il possibile per riportarlo in Italia”.
Chiara e Jesus sono sposati da 17 anni, hanno un figlio di 5 e mezzo, vivono a Palermo. La loro odissea è iniziata a gennaio: “Dopo le feste di Natale mio marito è andato in Guinea (di cui è originario, ndr) per passare un po’ di tempo con la famiglia”, ci racconta Chiara. “Sarebbe dovuto rimanere lì un paio di mesi e tornare a marzo. Ma quando qui la situazione del coronavirus ha iniziato a peggiorare, abbiamo pensato fosse meglio per lui restare in Guinea. In quel momento l’Africa sembrava risparmiata dal contagio”.
La situazione però precipita in fretta: “La Guinea ha chiuso i confini fino al 15 maggio, speravamo di poterci riabbracciare quel giorno”, continua Chiara. “Il coronavirus però è stato più veloce: è arrivato prima in Africa, poi a lui”. Jaime si ammala e inizia a stare sempre peggio: “Lunedì lo hanno dovuto portare in ospedale e dargli l’ossigeno, mercoledì lo hanno dovuto sedare e attaccare al ventilatore”.
Da quel momento inizia la battaglia di Chiara per riportare suo marito, che è cittadino italiano, a casa: “Siamo grati al governo della Guinea Equatoriale e a tutti i sanitari per le cure e l’attenzione che gli stanno dando”, ci dice. “Loro stessi però hanno detto che è necessaria l’evacuazione perché in questo momento di grande crisi mio marito ha bisogno di cure specifiche”. Il procedimento però è complesso: per potare Jaime in Italia è necessario un volo medico attrezzato per il trasporto di un paziente intubato in biocontenimento.
“Ci siamo attivati su un doppio percorso”, ci racconta Chiara. “Abbiamo contattato l’ambasciata italiana in Camerun (la Guinea non è sede d'ambasciata italiana, ndr) e il viceambasciatore Giuntarella ha subito preso in carico il nostro caso e ci sta aiutando tantissimo. E poi abbiamo contattato un paio di compagnie private che organizzano quei tipi di volo”. Il costo, però, è proibitivo: “Siamo intorno ai 104mila euro”, ci dice. E qui nasce l’idea di una raccolta fondi per aiutare Jesus a tornare in Italia. (Se volete contribuire, potete donare cliccando qui)
“In due giorni abbiamo già raccolto oltre 70mila euro”, ci dice Chiara. “Speriamo di raggiungere presto la cifra necessaria per poter pagare il volo”. Ma nemmeno questo sarebbe sufficiente: ci sono infatti anche dei nodi legislativi da sciogliere, per i quali si sono già attivate le istituzioni italiane. “Abbiamo mandato alla Farnesina i documenti dell’ospedale della Guinea che autorizza l’evacuazione, adesso siamo in contatto con loro per cercare di risolvere anche questo problema. Ci stanno aiutando davvero tanto, siamo davvero grati a tutte le istituzioni”, ci spiega.
Intanto Jaime, che ha 49 anni e ormai da una settimana è in ospedale in Guinea in gravi condizioni, continua a rimanere là. “Nostro figlio inizia ad agitarsi, vorrebbe rivedere il suo papà. Ho sentito mio marito l’ultima volta martedì sera, mi ha mandato un messaggio per dirmi che andrà tutto bene ma si sentiva che era sofferente. Gli ho risposto con un cuore, ma non ha ancora potuto leggerlo”. E nel frattempo è anche molto difficile avere informazioni: “Riesco a sentire la sorella di mio marito, ma anche loro non possono parlargli perché è sedato e isolato”.
“Nel momento in cui avremo il via libera in 48 ore la compagnia può far partire il volo, e gli ospedali di Roma e Palermo ci hanno già dato la disponibilità ad accoglierlo”. E noi speriamo che Jaime possa tornare presto in Italia.