> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Ghetto di Borgo Mezzanone: ancora un bracciante morto in un incendio | VIDEO

Un uomo, forse uno dei 2mila braccianti ospitati nell’insediamento abusivo del foggiano, è rimasto ucciso dalle fiamme: è il quarto nell’ultimo anno e mezzo. Gaetano Pecoraro era andato nel campo di Borgo Mezzanone, a parlare con questi uomini impegnati dall’alba al tramonto nella raccolta della frutta, per paghe di 3 euro e 50 all’ora. “Durante il lockdown noi abbiamo lavorato per aiutare l’Italia”, ci ha detto uno di loro

Ancora un morto nel ghetto di Borgo Mezzanone, ancora un migrante che perde la vita in un incendio all’interno dell’insediamento abusivo alle porte di Foggia dove trovano riparo molti braccianti.

L’uomo, forse un senegalese, è bruciato vivo nell’incendio scoppiato all’interno della baracca fatiscente in cui si trovava: era uno dei tantissimi migranti impegnati durante il giorno come braccianti nelle campagne della zona.  Un ghetto dove vivono più di 2mila braccianti che alla mattina si alzano per andare nei campi e raccolgono la frutta e la verdura che troviamo nei nostri supermercati.  

E proprio in questa enorme città della disperazione era stato qualche settimana fa il nostro Gaetano Pecoraro, come potete rivedere nel servizio qui sopra. La Iena ci ha raccontato le storie di questi oltre 2mila disperati che, nonostante il lockdown, non hanno mai smesso di lavorare nei campi, sfruttati per pochissimi euro all’ora. 

“Se noi siamo puliti è meglio anche per voi. E se siamo puliti, anche voi mangiate cose pulite, se noi siamo sporchi anche voi mangiate cose sporche”. Lo dice Alaj, uno dei 2mila braccianti di Borgomezzanone, in provincia di Foggia. Gaetano Pecoraro ci porta lungo una vecchia pista aeroportuale, dove è sorta una vera e propria città di baracche, tende e container. 

Lui vive qui da 11 anni, inizia a lavorare alle 6 di mattina e finisce 12 ore dopo attorno alle 18, questo per più di 300 giorni all’anno. Viene pagato appena 3 euro e 50 all’ora. “Nei campi non ci sono italiani, non lo vogliono più fare questo lavoro. E se noi non andiamo più a lavorare, voi non potete più mangiare”. 

John, un ragazzo della Sierra Leone, dopo anni di sfruttamento ha avuto il coraggio di dire basta. “Quando ho verificato all’Inps che, su un anno e sei mesi che ho lavorato, risultavano solo 69 giorni”. Lui non era irregolare, aveva un contratto agricolo: “Io lo chiamo lavoro nero. Sono andato alla Polizia e ho raccontato tutto. Adesso sto aspettando il processo, voglio essere uno straniero per bene”.  

“Lavoriamo ogni giorno tutti i giorni. Abbiamo la stagione del pomodoro, dei broccoletti, delle olive… Durante il coronavirus abbiamo lavorato duro per far mangiare l’Italia perché durante il lockdown erano tutti chiusi in casa e comunque dovevano mangiare”, ci racconta un bracciante. “Noi abbiamo lavorato per aiutare l’Italia”. Lui ha fatto richiesta per avere il permesso di soggiorno e ci spiega che cosa comporta non averlo: “Un sacco di braccianti dormono fuori dalle baracche: senza documenti come puoi affittare una stanza?”. 

Il governo Conte ha deciso di concedere un permesso di soggiorno temporaneo a migliaia di lavoratori irregolari, uomini e donne sino ad oggi senza alcun diritto. “Da 18 anni sono in Italia, prendo 4 euro all’ora, in totale 30 al giorno”, ci dice un altro bracciante. “Lavoriamo come schiavi. Noi siamo venuti qua per migliorare la vita, ma è peggio”. Un lavoro durissimo insomma, che come ci ha raccontato questa ragazza, che si era trovata costretta ad accettare un impiego da bracciante, gli italiani non vogliono fare: “Il problema non sono solo gli orari massacranti e le paghe misere, ma anche lo stigma sociale che in altri Paesi non c’è”.

- CLICCA QUI PER LA RACCOLTA FONDI SU GOFUNDME PER L'ACQUISTO DI UN PULLMAN ANTICAPORALATO

Ultime News

Vedi tutte