Camorra e coronavirus: la risposta di Giulio Golia
Dopo il servizio andato in onda martedì 21 aprile, Giulio Golia risponde ad alcune critiche nel nome della "città in cui sono nato, che amo e continuerò sempre ad amare: Napoli"
Buongiorno a tutti, ci tengo a fare alcune precisazioni sul servizio andato in onda sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel meccanismo di solidarietà.
Lo faccio perché mi state scrivendo in tantissimi, alcuni anche con toni un po’ troppo violenti (forse è un po’ eccessivo minacciarmi di morte per un servizio, no?) perché avrei mostrato un aspetto non veritiero della città in cui sono nato, che amo e continuerò sempre ad amare: Napoli.
Ho ricevuto anche tanti messaggi da parte delle decine e decine di associazioni per bene che stanno portando avanti iniziative meravigliose e utilissime alla comunità, iniziative come la spesa solidale, il carrello sospeso, reti di donazioni di privati per distribuire ai più bisognosi i beni di prima necessità.
Mi si accusa soprattutto di non aver mostrato questo lato di Napoli, il suo grande cuore, l’enorme rete che si è attivata.
Beh, a dire il vero, l’abbiamo fatto. Abbiamo ripetuto più volte che la rete di solidarietà è immensa, abbiamo parlato con i volontari del Rione Sanità, e li abbiamo accompagnati a consegnare i pacchi. Ma qui il discorso era un altro, e peraltro non riguarda solo Napoli.
La solidarietà non può durare in eterno e non arriva dappertutto. E quello che abbiamo voluto fare è lanciare un allarme alle istituzioni: la camorra, così come la mafia e la ‘ndrangheta, si sta insinuando in questo vuoto.
E non possiamo chiedere che a colmarlo sia il grande cuore del popolo napoletano con le tante e straordinarie iniziative di solidarietà. Perché quel vuoto deve colmarlo lo Stato, prima che lo facciano le iniziative criminali. Questo sta già avvenendo in alcune zone, e rischia di prendere piede in misura maggiore più avanti nel tempo se le misure del governo non saranno adeguate e soprattuto rapide.
E non lo diciamo solo noi, lo dicono anche tre grandissimi magistrati, cioè il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, il Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri e il Sostituto Procuratore della DDA di Napoli Catello Maresca, e un prete di frontiera che vive il territorio e lo conosce: Don Maurizio Patriciello di Caivano.
Nessuno ha detto, come qualcuno di quelli che mi ha scritto ha insinuato, che tutte le associazioni che stanno operando sul territorio siano fatte da camorristi, anzi. Ma non si può fare finta che il fenomeno non esista, anche perché non riguarda solo il primo livello di solidarietà, e cioè i beni di prima necessità, ma anche gli aiuti alle piccole e medie imprese che sono in seria difficoltà e hanno bisogno di liquidità.
Non avremmo dovuto parlarne?
Penso che invece si debba fare, e con forza guardarlo in faccia il problema, per poterlo soffocare sul nascere. Napoli certo che ha un grande cuore, che combatte e sta cambiando la città, ma purtroppo non basta per cancellare del tutto “l’altro”, meno bello, che continua a esistere. Ed è qui che deve intervenire lo Stato, prima che sia troppo tardi.