Il clan Spada e quella concessionaria: una confisca “per errore”? | VIDEO
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti ci raccontano la vicenda di un concessionario d’auto di Ostia, feudo del clan mafioso degli Spada, che per un presunto errore di trascrizione sarebbe stato ritenuto prestanome dei boss
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti incontrano Piergiorgio Capra, un imprenditore romano nel settore della vendita di auto, che da un anno e mezzo sta vivendo un vero e proprio incubo. “Il giorno del sequestro non vi nascondo che ho pianto tutto il giorno. La sera tornavo a casa e piangevo dalla disperazione”, racconta alla Iena l’imprenditore.
Ma facciamo un passo indietro. Piergiorgio, 18 mesi fa, viene coinvolto in quella che sarà ricordata come “Operazione Apogeo”, un colpo eclatante al clan Spada di Ostia, con la Guardia di Finanza che ha eseguito sequestri di beni per un valore complessivo di 19 milioni di euro. Un’operazione che tocca anche Piergiorgio Capra, il suo socio Gianni de Turres e la loro concessionaria “Gamma Auto”. L’accusa per loro è quella di essere prestanome del clan, con cui però negano categoricamente di avere mai avuto a che fare. L’ipotesi inquietante è che si possa essere trattato di un banale ma tragico scambio di indirizzi.
A scriverlo, per primo, è il quotidiano “La Repubblica”, il giornale dove scrive la coraggiosa Federica Angeli, nata e cresciuta a Ostia, dal 2013 sotto scorta per le sue testimonianze sulla mafia romana e su Carmine Spada, il capoclan conosciuto come “Romoletto”. Degli Spada vi abbiamo parlato più volte, dei loro crimini odiosi compiuti con l’aggravante mafiosa, come quello di chiedere il pizzo ai negozianti del posto, dietro forti pressioni e violenze. Vi abbiamo anche raccontato la spietata guerra per il controllo del territorio che portò alla gambizzazione fuori da un supermercato di Massimo Cardoni, appartenente a un clan rivale.
E poi c’è il famoso episodio della testata al cronista tv Daniele Piervincenzi. Roberto Spada, dopo l’aggressione al giornalista Piervincenzi e al suo cameraman fu arrestato e nel settembre scorso sono arrivate le condanne per 24 imputati legati alla sua famiglia che è stata considerata a tutti gli effetti un’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Di un possibile errore giudiziario legato a quella concessionaria di Ostia ci parla proprio Federica Angeli, che il territorio di Ostia lo conosce bene, insieme a tutti i suoi protagonisti: “Sembra esserci stato un errore, e l’errore riguarda il sequestro e poi confisca di un’autoconcessionaria”.
L’accusa, come dicevamo, è pesantissima e ce la racconta lo stesso imprenditore Piergiorgio Capra: ”Noi saremmo i due prestanome di Carmine Spada detto Romoletto. Tengo a precisare una cosa, che qui dentro non s’è mai vista la presenza di questi personaggi, tant’è vero che la squadra mobile per 7 anni ha fatto le indagini sugli Spada, li ha seguiti, ha messo le cimici, ha messo i telefoni sotto controllo, quindi sarebbe stato facile trovare un’intercettazione telefonica, se fossi stato un prestanome degli Spada”.
Ma com’è possibile allora che il loro autosalone venga additato come concessionaria risalente al clan? Tutto ha inizio nel 2011 con il doppio omicidio di Francesco Antonini detto “Sorcanera” e di Giovanni Galleoni detto “Baficchio”, il cugino di Massimo, quello poi gambizzato nel 2016, anno in cui arriva la collaborazione del rumeno Dociu Paul. Spiega ancora Federica Angeli: “Quando lui indica le attività del clan Spada indica panetterie, bar, pizzerie, palestre e nella lista c’è anche un concessionario di auto che è un’attività diciamo un po’ tipica dei clan delle mafie. Il pentito non solo fornisce un numero civico che è il 147/151 di via dei Romagnoli, che è una strada diciamo che si trova nella parte di Ostia bene, ‘poco prima di un cavalcavia’, e ‘poco dopo un albergo’. Il problema è che 100 metri prima c’è un altro concessionario”.
La “Gamma Auto”, appunto, mentre l’altra sarebbe la Rosa Car, che “non esiste più”, prosegue la cronista, “al suo posto da anni ormai, c’è il negozio di parrucchiere”. Nel 2012 il concessionario “Rosa car” va in liquidazione e viene sostituito appunto dal negozio di parrucchiere dove andiamo a indagare. Antonino Monteleone chiede: “Da lei negli ultimi tre anni non è mai venuta la Guardia di finanza a dire: scusate...”. “Finanza sì, penso che era la finanza, so’ venuti quando hanno sequestrato, quattro anni fa, quando è successo tutto questo casino che era dopo che avevo aperto. Una mattina mi dissero: ‘Ma lei conosce questa gente?’ Ho detto per fama purtroppo sì, dopo che l’ho comprato mi dissero che c’era un autosalone...’”
Insomma anche le parrucchiere confermano che prima, al posto loro, c’era un autosalone pur avendo paura a farne il nome e riferiscono che fosse frequentato da persone conosciute per la loro fama. Una storia, questa dello scambio di indirizzo, che sarebbe a conoscenza anche di un altro autosalone di Ostia. Un autosalone che sul collega Capra dice: “Noi li abbiamo visti nascere, crescere, nessuna sensazione di movimenti strani”. Possibile che sia davvero avvenuto una scambio di indirizzi e quindi di attività? Il legale della concessionaria finita nel tritacarne giudiziario avanza un’ipotesi: “Tre anni dopo, arriva la Guardia di finanza, legge le dichiarazioni del pentito, non l’integrale cioè la trascrizione dell’interrogatorio ma il verbale riassuntivo scritto dal cancelliere al computer…”. E così, sostiene l’avvocato, “quello che era ‘prima del cavalcavia accanto l’albergo’ diventa ‘nei pressi del cavalcavia prima del piazzale della posta’, quindi si allarga la zona e ci rientra questa Gamma auto”.
Secondo l’avvocato Rossi gli inquirenti subentrati nelle indagini, cioè la Guardia di finanza, potrebbero forse avere fatto confusione leggendo la sintesi delle dichiarazioni del pentito. A quanto pare invece la polizia leggendo l’integrale non aveva avuto alcun dubbio nell’affermare che la concessionaria riconducibile agli Spada fosse come dice l’informativa dello Sco “l’autosalone Rosa car ubicato in viale dei Romagnoli 147/151”. Insomma: potrebbe esserci stato un errore, ma se fosse vero perché il sequestro è diventato una confisca a tutti gli effetti? Spiega ancora Capra: “Il pentito dice un’altra cosa fondamentale, che l’autosalone è chiuso da tempo, mentre noi invece siamo ancora in attività. Quindi è chiaro che non possiamo essere noi”.
L’avvocato Rossi aggiunge un elemento: “Non c’è una riga che dimostra che i soldi arrivino dagli Spada”. Nel frattempo è scattata la confisca definitiva del bene e ora agli ex proprietari della “Gamma auto” non rimane altro che presentare Appello. La cronista Federica Angeli aggiunge: “Permettimi di dire che per come conosco la serietà degli inquirenti, non appena andranno in appello in questa vicenda, secondo me qualcosa succederà”.
Le Iene hanno chiesto un’intervista sia alla Guardia di Finanza che alla procura di Roma che però preferiscono non rilasciare dichiarazioni su questa vicenda. “Io la sera mi addormento con l’incubo di questa figlia di 24 anni che è la Gamma Auto che mi dice: papà, ti prego salvami perché sto morendo”, conclude disperato il titolare dell’autosalone.