Codacons: “Dopo il video della Iena Politi, allungate la quarantena per chi ha sintomi sospetti” | VIDEO
Dopo aver preso in considerazione la testimonianza della Iena Alessandro Politi, ancora positivo al coronavirus dopo 30 giorni, il Codacons presenta un’istanza al ministero della Salute
Dopo il video della Iena Alessandro Politi il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha presentato un’istanza al ministero della Salute e al Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, per chiedere “la necessità di revisione del periodo inerente la misura della quarantena delle persone sospettate di avere contratto il virus”.
La Iena Alessandro Politi, in un video pubblicato il 6 aprile, che potete vedere qui sopra, ha raccontato di essere ancora positivo al coronavirus dopo 30 giorni dal primo test, anche se i sintomi si sono per fortuna risolti quasi subito. Questo gli ha fatto porre una domanda: quante persone con la sua stessa sintomatologia non hanno ricevuto il tampone, e dopo due settimane di isolamento potrebbero essere uscite pur essendo ancora contagiose?
“Il 5 marzo mi sono svegliato con un forte mal di testa, febbre alta e un po’ di tosse”, ha raccontato la Iena. “In quel momento non c’erano ancora i decreti di chiusura. Provo in tutti i modi a farmi fare un tampone, anche se non vogliono farmelo perché non ho una sintomatologia così grave. Comunque in ospedale spiego che sono un giornalista e sarei potuto entrare in contatto con tantissime persone". Dopo un po’ di titubanza il personale accetta e l’esito del tampone è chiaro: positivo al COVID-19, l’ormai famoso coronavirus.
“La cosa sorprendente è che la sera stessa con una tachipirina la febbre è passata, il giorno successivo avevo meno sintomi e al terzo giorno non avevo più niente. Se non avessi fatto il tampone, avrei pensato di avere un’influenza”. Passato il periodo obbligatorio di quarantena, è il momento di rifare il test: per essere considerati guariti, infatti, servono due tamponi consecutivi negativi. “Io stavo bene, ma dopo 17 giorni ero ancora pienamente positivo. Passano altri dieci giorni e il 3 aprile faccio un altro tampone. Ormai è quasi un mese che sono senza sintomi, ma l’esito è sempre lo stesso: pienamente positivo”.
È qui che ad Alessandro Politi sorge un dubbio: “Perché le istituzioni permettono a persone che hanno avuto i miei stessi sintomi di uscire di casa dopo 15 giorni” senza aver ricevuto un tampone? “Quante persone potrebbero essere a lavorare con il rischio di diffondere il virus?”. Eh sì, perché fino a un po’ di tempo fa alle persone con sintomi lievi come il nostro Alessandro Politi il tampone non veniva proprio fatto, ma si doveva 'solo' rispettare la quarantena alla fine della sintomatologia.
Presa in considerazione la testimonianza di Alessandro Politi, il Codacons ha presentato istanza formale affinché si verifichi “la necessaria quarantena per i soggetti sospettati di avere contratto il virus senza saperlo, e quindi disporre un periodo di quarantena più lungo di quello attualmente previsto pari ad almeno 40 giorni”.
Del caso di Politi abbiamo parlato anche con il professor Matteo Bassetti, il direttore della clinica di malattie infettive di Genova, che ci ha spiegato come quello della Iena non sia un caso isolato. “E’ importante intanto distinguere due cose: un conto è il tempo di incubazione, che può arrivare al massimo a 14 giorni. Su questo dato si era detto inizialmente che la quarantena dovesse durare 14 giorni”, ci spiega il professor Bassetti. “Per quanto riguarda l’evoluzione della malattia, abbiamo scoperto come sia ampiamente variabile: c’è chi ha pochissimi sintomi, tanto che nemmeno si accorge di esser stato malato, e chi invece sviluppa sintomi seri fino alla polmonite che richiede il ricovero. La sintomatologia è così variabile che è difficile tracciare tutti i malati”.
Per quanto tempo quindi una persona, magari poco sintomatica, resta positiva? “E’ molto variabile, ma oggi al San Martino noi controlliamo il tampone al 21° giorno: la maggioranza dei casi non si risolve entro i 14 giorni. C’è comunque una percentuale di soggetti che continua a essere positivo in assenza di sintomi anche dopo tre settimane”, ci dice Bassetti. E come ci racconta Greta, italiana in Cina, nella sua provincia la quarantena è di 28 giorni nel caso tu sia stato in un ambiente in cui ci sono stati dei contagi. È il caso quindi di cambiare le linee guida vigenti nel nostro Paese?