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Variante del coronavirus, Eleonora: "Rientrata da Londra il 17 dicembre senza alcun controllo"

Dalla mezzanotte di domenica e fino al 6 gennaio l’Italia blocca i voli da e per l’Inghilterra, per paura del nuovo ceppo mutato di SARS-CoV-2. Eleonora è tornata in Italia da Londra il 17 dicembre e racconta: “Mi hanno imposto di fare il tampone prima di partire, ma nessuno lo ha controllato né mi hanno misurato la febbre all’arrivo. È così che fermiamo il virus?”

“Ho volato da Londra su un aereo pieno di persone. Nessuno ci ha controllato: in che modo pensiamo di arrestare il contagio?”.

Ci ha contattato Eleonora, una giovane ligure che da ottobre sta facendo un dottorato di ricerca in una università inglese e che il 17 dicembre scorso è ritornata dalla sua famiglia per le vacanze di Natale. Il suo racconto solleva più di una domanda sulla gestione dei tracciamenti e del contenimento del coronavirus, tanto più in questi giorni in cui è altissimo l’allarme per la variante inglese al SARS-CoV-2. Una variante registrata in almeno tre paesi europei (Regno Unito, Olanda e Danimarca) e anche da noi, con i primi due casi di una donna e il suo convivente provenienti dall’Inghilterra e atterrati a Roma.

Di questo nuovo ceppo di coronavirus al momento si sa davvero poco: l’infezione si trasmetterebbe in modo molto più rapido, anche se non sembra che possa essere più letale del vecchio ceppo e resistente a uno dei vaccini in arrivo. Ma l'allarme è comunque scattato: il ministro della Salute Speranza ha fatto sapere di avere firmato “una nuova ordinanza che blocca i voli in partenza dalla Gran Bretagna e vieta l'ingresso in Italia di chi negli ultimi 14 giorni vi è transitato. Chiunque si trovi già in Italia, in provenienza da quel territorio, è tenuto a sottoporsi a tampone antigenico o molecolare contattando i dipartimenti di prevenzione”. Un’ordinanza al momento valida fino al 6 gennaio.

In questo clima, il racconto di Eleonora lascia più di un interrogativo aperto. “Oltre al dottorato ho anche delle ore di insegnamento. Ero in Inghilterra da ottobre. Con i miei colleghi ci siamo organizzati per tempo, avendo saputo che le nuove disposizioni prevedevano che una volta tornati in Italia avremmo avuto 48 ore di tempo per fare il tampone, per evitarci così la quarantena. Abbiamo prenotato l’appuntamento per il tampone nei laboratori in Italia". Poi però le regole con il dpcm del 3 dicembre, che dal 10 ha rimosso gli screening rapidi negli scali italiani, cambiano di nuovo e si stabilisce che il tampone va fatto nelle 72 ore che precedono l’arrivo in Italia. "Vi lascio immaginare il panico che si è scatenato tra molti italiani", continua Eleonora, "con voli spostati all’ultimo momento per poter fare gli esami in Inghilterra. Io sono corsa in un laboratorio e ho pagato ben 99 pound (107 euro) per un tampone antigenico. Il molecolare avrebbe avuto risultati più certi, ma poi avremmo corso il rischio di non avere l’esito per tempo”.

Eleonora esegue il tampone e con il suo risultato negativo in tasca il 17 dicembre parte alla volta di Milano. “In aeroporto a Londra nessuno mi ha chiesto niente, non mi hanno neanche misurato la febbre, e in Italia la stessa cosa. A Linate non mi hanno controllato la temperatura né chiesto la carta che attestava la mia negatività, si sono limitati a farmi firmare un’autodichiarazione in cui io, sotto la mia sola responsabilità penale, dichiaravo di essere negativa". Questa è la testimonianza di Eleonora, ma anche il Corriere della sera riporta diverse segnalazioni di mancati controlli, almeno fino a ieri.

Il ceppo mutato di Covid-19 è intanto arrivato anche in Italia, dove una donna e il suo convivente, di rientro dalla Gran Bretagna, sono stati fermati all'aeroporto romano di Fiumicino e poi condotti all'ospedale militare del Celio, che ha isolato la mutazione per la prima volta nel nostro Paese. 

Il quotidiano "Il Giornale" ha calcolato che sarebbero 45.000 i passeggeri che da inizio dicembre sarebbero atterrati in Italia provenienti dai paesi europei nei quali si sta registrando la variante genetica del virus (Regno Unito, Olanda e Danimarca). Per questo i controlli sono ancora più importanti.

 

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