Coronavirus, l'anomalia dei frontalieri: finora noi un pericolo per l'Italia
Il coronavirus arriva in Svizzera, dove già si contano oltre 2.000 contagi e i primi morti, e finalmente il paese elvetico ha adottato le misure di contrasto. A Iene.it alcuni frontalieri ci scrivono come ogni giorno superano il confine, anche per la Francia, per andare a lavorare con poche precauzioni: “E la sera si torna a casa in Italia”
Finalmente da oggi e fino al 19 aprile anche la Svizzera corre ai ripari contro il coronavirus, e adotta divieti simili a quelli italiani. Ma dall'approvazione del primo decreto dell'8 marzo che ha stabilito la regione Lombardia insieme ad altre province come zona rossa, i frontalieri che ogni giorno lavorano in terra elvetica hanno continuato a fare avanti e indietro. Potenzialmente rischiando loro stessi e mettendo in pericolo le persone intorno a loro.
Sono tantissime le segnalazioni arrivate a Iene.it per denunciare questa situazione. “Il nostro comportamento ha azzerato tutti gli sforzi fatti in Lombardia e in tutta Italia”, ci ha scritto Ivan. Lui, come altre centinaia di frontalieri, ha continuato a superare i confini nonostante la zona rossa. Fino a oggi, quando finalmente anche in Svizzera sono stati presi provvedimenti per limitare i contagi. La decisione del governo elvetico, infatti, è stata quella di lasciare aperte le frontiere. I numeri infatti sono impietosi. Finora i casi accertati da coronavirus in Svizzera sono oltre 2.200 con 20 morti. In Ticino invece sono 330 i positivi, tra loro 94 sono in ospedale: 17 in cura intensiva. 8 invece sono i morti.
Dalla decisione di trasformare la Lombardia in una regione zona rossa a oggi sono trascorsi ben 9 giorni. Un periodo in cui i frontalieri hanno continuato a recarsi in Svizzera per lavoro, e a frequentare quindi un paese che continuava a vivere come se nulla fosse: bar, ristoranti e negozi aperte, senza alcun rispetto delle distanze di sicurezza. Una situazione che ci ha segnalato anche Ilaria, frontaliera da Ventimiglia in Francia. Ci racconta che lavora in una fabbrica con altri 178 operai, dove non sono rispettate le distanze di sicurezza. Peggio ancora sui mezzi pubblici. “Partiamo da Ventimiglia su treni gremiti di italiani e francesi”. Da qualche ora anche la Francia ha adottato le prime misure sul modello italiano per combattere il coronavirus, ma nel frattempo i frontalieri, anche in questo caso, hanno continuato a rientrare nelle loro case dopo essere stati a contatto con tantissime persone.
"Per noi pendolari finora è stato come giocare ogni giorno alla roulette russa", ci spiega una nostra segnalatrice. "Speriamo che da oggi non sia più così. Finora, però, la nostra quarantena è valsa ben poco. Il virus non mostra i documenti al confine e la sera si torna a casa in Italia”.