Coronavirus: contagiati e botte nel carcere di Voghera? | AUDIO
I giornali raccontano che nel carcere di Voghera è stato confermato il primo caso di coronavirus. Ma dalle segnalazioni che ci arrivano la situazione sarebbe molto più grave
“La situazione è drammatica. Nella sezione dove sto io due li hanno portati in ospedale e quattro isolati. Per il coronavirus”. A parlare sarebbe un detenuto del carcere di Voghera registrato qualche giorno fa da un parente.
Proprio in quel carcere si è verificato il primo caso di coronavirus dentro un istituto detentivo. I giornali che hanno riportato il fatto parlano di un solo caso e dicono che le famiglie sono state prontamente avvertite della situazione. Stando alla telefonata che potete ascoltare qui sopra, la cui fonte però non siamo in grado di accertare, sembra che le cose non stiano così. “Ho chiamato un sacco di volte in carcere appena ho letto la notizia sui giornali e non mi ha risposto nessuno. Ho mandato le email e non mi ha risposto nessuno. E sui giornali però i signorini hanno scritto che tutte le famiglie degli altri detenuti erano stati informati e tranquillizzati, cosa che non mi sembra che sia accaduta con nessuno. Non è niente vero!”
Se quelli sentiti nell’audio fossero veramente i familiari la loro preoccupazione sarebbe legittima. Il carcere di Voghera, stando a quanto si legge nel sito dell’associazione Antigone, osservatorio autorizzato dal ministero per monitorare le condizioni di detenzione, ospiterebbe 407 detenuti su un totale di 363 posti. Le condizioni di sovraffollamento potrebbero rendere più difficili le misure di contenimento del coronavirus. “Per forza voi non avete rispettato la misura di sicurezza, la distanza, tutte quelle cose. Cioè, come fai?”, dice al telefono il familiare del detenuto.
Quale sia la reale situazione all’interno del carcere di Voghera, quanti siano i contagiati, quali misure siano state prese come precauzione per salvaguardare la salute dei detenuti e della polizia penitenziaria, non è certo. Nei file che ci hanno inviato però ci sarebbe la richiesta dei detenuti: “Noi abbiamo chiesto tre punti: il tampone, le telefonate tutti i giorni coi familiari e l’area sanitaria che funziona, basta”.
Altri audio dove sembra che a parlare siano detenuti del carcere di Voghera e i familiari, nei quali si parla di repressione violenta. “Lo hanno ammazzato di botte, non riusciva neanche a parlare, sono stati tutti picchiati. Loro mi hanno portato via un uomo sano, che l’ho curato una vita intera, ora come lo devo portare a casa? In bara”.
Stando a quanto si dice nell’audio, le manganellate sarebbero la risposta della polizia penitenziaria a una protesta pacifica. “Ieri sera sono entrati nel padiglione e hanno picchiato selvaggiamente senza che vi fosse alcuna resistenza. Perché era solo una protesta pacifica di mancato rientro in cella per i problemi relativi alle chiamate, quindi avvisare le famiglie, alla possibilità di venir curati e di poter avere un tampone effettuato, tutto qua. Nient’altro si chiedeva”.
E quanto ascoltato in questi audio ci è stato confermato da una persona che ci ha contattato via email dicendo di essere la suocera di un detenuto. Che ha aggiunto: "Non sono bestie ma esseri umani, hanno il diritto di essere tutelati".
Per verificare il contenuto degli audio che potete ascoltare all’inizio di questo articolo, abbiamo contattato il Garante dei detenuti Carlo Lio. “Nel carcere di Voghera ci sono stati quattro casi di coronavirus che sono stati immediatamente isolati per mettere in sicurezza la struttura. Ovviamente ci sono dei malesseri da parte dei detenuti, dovuti soprattutto alla restrizione dei colloqui con i familiari, ma ho la garanzia dei direttori delle carceri che è tutto sotto controllo”.
Carlo Lio conferma il sovraffollamento delle carceri italiane. Il numero eccessivo di detenuti per struttura aumenta il rischio che si verifichino situazioni critiche. Una soluzione possibile sarebbe quella di concedere i domiciliari ai chi ne ha il diritto. I detenuti del carcere di Monza hanno scritto una lettera in cui chiedono “all’Illustrissima Presidenza del Consiglio dei Ministri, pene alternative a chi può usufruirne” e auspicano “un importante gesto umano come l’indulto o l’amnistia”.