Il coronavirus e l'incubo Belgio: strage di anziani nelle case di riposo
Il Belgio è il paese con il più alto tasso di letalità per coronavirus in Europa. Con dati che fanno impressione: il 51% delle vittime si è registrato nelle case di cura per gli anziani e un contagiato ogni sette è morto
Il Belgio è il paese europeo più duramente colpito dal coronavirus. Detta così può sembrare quasi una boutade, visto che i malati sono 37.183 e le vittime 5.453: numeri sì impressionanti, ma molto lontani dai 23mila morti italiani o dai 195mila contagiati in Spagna. Eppure il piccolo Paese bagnato dal mare del Nord è quello col tasso di letalità più alto del Vecchio continente.
In Belgio infatti il tasso di mortalità per chi ha contratto il coronavirus, aggiornato al 17 aprile, è del 14,3%. Una persona ogni sette che si è ammalata è morta. In Italia quel tasso si ferma al 12,5%, in Spagna poco sopra al 10, in Francia al 12 e nel Regno Unito al 13%. Come è successo? Possibile che un Paese con così tante risorse - il Belgio è, per pil pro capite, più ricco di Spagna, Italia, Francia e Regno Unito - si sia fatto trovare impreparato di fronte all’emergenza che ha travolto l’Europa? Oppure ci sono altre possibili spiegazioni?
Partiamo dalla prima, la più grave: il governo centrale ha sottovalutato in modo clamoroso la gravità della situazione. La ministra per la Salute Maggie De Block a febbraio, quando il virus circolava già liberamente in Europa e l’Italia stava per essere travolta dal ciclone, ha paragonato il COVID-19 a una “banale influenza”. E il governo presieduto da Sophie Wilmés ha tergiversato troppo nel prendere le precauzioni necessarie, attirandosi le critiche degli scienziati di tutto il Belgio. Ancora il 29 febbraio i medici hanno lanciato un appello alla ministra della Salute per mettere in campo un piano di contenimento. E gli effetti del ritardo si sono fatti sentire in tutta la loro drammaticità.
Ce n’è però un’altra di spiegazione: la disastrosa gestione delle case di cura per gli anziani. Per capire quanto sia grave la situazione in quelle strutture, basta leggere un dato: dei 5.453 morti registrati, il 51% sono avvenuti nelle case di cura per anziani. Parliamo di circa 2.800 vittime in neanche due mesi. C’è da dire che la popolazione residente in quelle strutture è più esposta alle conseguenze nefaste del coronavirus - sono infatti abitate da persone più vecchie e molto spesso con patologie - ma l’enormità del numero lascia intendere che qualcosa non abbia funzionato a dovere.
Per quanto riguarda il Belgio c’è però da segnalare un’ulteriore dato: tra i morti nelle case di cura, meno del 10% è effettivamente risultato positivo al tampone. Tutti gli altri conteggiati sono ritenuti “casi sospetti” e per questo inseriti nelle statistiche, senza però conferma certa delle cause del decesso. Il Belgio è tra i pochi Paesi del mondo a fare questo tipo di conteggio. “E’ una scelta di massima trasparenza”, ha detto la premier Wilmés. Se a Bruxelles avessero deciso di contare solo i casi certificati con un test, di quei quasi 3mila morti ne rimarrebbero circa 300. E il numero di decessi totali precipiterebbe intorno ai 2.900, stravolgendo la posizione del Belgio nella classifica di cui vi abbiamo parlato qui sopra.