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News | di Alessandro Barcella |

Coronavirus dalla Cina: ecco perché l'Italia potrebbe non essere preparata a una pandemia

Pubblichiamo, nella seconda puntata dell'inchiesta di Iene.it sull’emergenza partita dalla Cina, gli incredibili dati del“Global Health Security Index 2019”, che misura il livello di preparazione di uno Stato a un’epidemia. Dobbiamo preoccuparci?

Sale l’allarme anche in Europa per l’emergenza coronavirus partita dalla Cina. Se ieri sera la conta dei morti era arrivata a 107, questa mattina ci siamo risvegliati con il numero di 132 decessi accertati. E il numero delle vittime sicuramente è destinato ad aumentare con il passare delle ore e dei giorni (potete monitorarlo in tempo reale cliccando qui).

Dopo avervi raccontato com’è la situazione a Pechino nel video e nell’intervista con mamma Nicoletta e la figlia Francesca, noi di Iene.it continuiamo ad aggiornarvi quotidianamente sulla situazione.

La domanda che ci poniamo oggi è questa: l’Italia che al momento non ha registrato alcun caso accertato di infezione, è in grado di affrontare un’eventuale pandemia sul proprio territorio?

Per provare a rispondere a questa domanda ci affidiamo al data journalism e ai numeri che emergono  analizzando il Global health security index 2019, raccolti dal portale Truenumbers. Il report, quello riguardante in particolare il nostro Paese e il rischio epidemia, potete leggerlo cliccando su questo link.

Stiamo parlando di un indice che risponde proprio alla domanda, estremamente delicata, che ci siamo posti: l’Italia è davvero in grado di affrontare l’epidemia da coronavirus? Lo facciamo analizzando la situazione italiana rispetto a sei categorie: prevenzione, rilevazione e segnalazione, risposta, sistema sanitario, conformità alle norme internazionali e ambiente a rischio.

Questo indice  fotografa, a volte impietosamente, la realtà italiana: il nostro punteggio complessivo è di 56,2 punti e ci colloca diciottesimi in Europa (su 28 membri) e 31esimi nel mondo (su un totale di 195 paesi monitorati).  

A guidare la classifica dei Paesi in grado di fronteggiare un’epidemia sono gli Stati Uniti, con un punteggio di 83, seguiti da Regno Unito (77) e Paesi Bassi (75).  

Ma è scendendo nel dettaglio delle singole categorie prese in considerazione dall’indice che riusciamo forse a percepire il grado di preparazione dell’Italia.

La prima categoria presa in considerazione è quella della prevenzione, che analizza ad esempio il grado di immunizzazione della popolazione e i livelli di bio-sicurezza: siamo 45esimi nel mondo.

La seconda riguarda la capacità di individuazione di un’epidemia e tiene conto in particolare della rete di laboratori specializzati, del sistema di sorveglianza in tempo reale e dello stato delle competenze e delle strutture in ambito epidemiologico: una categoria questa nella quale l’Italia registra un buon risultato, attestandosi al 16esimo posto su 195 Paesi.

Ma se l’epidemia dovesse davvero arrivare da noi e dilagare? Quale sarebbe la risposta dell’Italia? Ci affidiamo ai numeri della terza categoria, che analizza i piani di emergenza, l’accesso dei pazienti alle strutture di soccorso e di cura e le restrizioni da imporre riguardanti il commercio e i viaggi. Qui non andiamo proprio benissimo, perché con un punteggio di 47,5 ci fermiamo al cinquantunesimo posto nel mondo.

Peggio ancora facciamo con la quarta categoria, che analizza le capacità di risposta del sistema sanitario nazionale a un’epidemia. Qui l’Italia deve accontentarsi del cinquantaquattresimo posto (e all’interno di questa macro-categoria il fanalino di coda è rappresentato dall’accesso alle cure sanitarie in questo caso, per cui siamo addirittura 74esimi nel mondo).

La quinta categoria del Global Health Security Index 2019 analizza la normativa in ambito sanitario, e per fortuna riesce a portare l’Italia un po’ più in alto: posizione mondiale numero 29.   

Ma è con il rischio, sesta categoria dell’indice, che il nostro Paese torna a scendere, attestandosi al 55esimo posto su 195 paesi. Qui si analizzano i rischi politici, la sicurezza ambientale, la vulnerabilità della salute pubblica. Argomenti da anni di pubblico dominio e critica, nel nostro Paese, e che sembrerebbero confermare la vulnerabilità dell’Italia.

Analizzando altri due dati ci sentiamo leggermente inquieti. Lo sapete a che punto della classifica sono Francia e Germania, gli unici due paesi europei che al momento hanno registrato 8 casi totali confermati di coronavirus?  La Germania è al 14esimo posto di questo indice mondiale, mentre la Francia è addirittura all’undicesimo.  Ma allora cosa dobbiamo davvero aspettarci in Italia, che questo indice di risposta alle epidemie mette solo al 31esimo posto?

Iene.it continuerà a seguire quotidianamente l’emergenza mondiale da coronavirus cinese, con contributi esclusivi e testimonianze sulla pandemia.

 

 

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