Coronavirus, Giulia: “Fatemi riavere almeno gli effetti personali di mio marito” | VIDEO
Quando Giulia ha salutato il marito che andava al San Martino per una visita di controllo, non sapeva che non l’avrebbe più rivisto. “Dopo che è morto, non ho più riavuto nemmeno la fede di matrimonio”
“Nella fede nuziale c’è scritto il mio nome e la data del matrimonio: dicembre 2019. È l’ultima cosa che ha toccato il suo dito e io voglio riaverla”. A Giulia Garamella trema la voce nel ricordare gli oggetti del marito, Roberto Repetto, che il 24 marzo è andato in ospedale, al San Martino di Genova, per una visita e non è più tornato. Non solo Giulia non rivedrà più il marito, ma non ha nemmeno riavuto indietro quegli effetti personali che adesso, per lei, valgono molto di più del loro valore materiale.
“Mio marito da giugno 2019 combatteva contro la leucemia”, ci racconta Giulia. “Io e Roberto viviamo insieme con i miei figli, siamo una famiglia allargata, spesso venivano a trovarci anche i suoi figli, che vivono con la madre”. Roberto combatte per mesi contro la leucemia: “Dopo il trapianto di midollo avevamo deciso, 'se va tutto bene ci sposiamo'”, ricorda Giulia. “Il 14 dicembre 2019 è stato dimesso dal San Martino e il 16 ci siamo sposati in comune. Roberto ha combattuto tantissimo, è stato fortissimo”. Ma poi arriva il coronavirus.
“Quando è scoppiata l’epidemia io non potevo più accompagnarlo in ospedale per le terapie, così andava in ambulanza”, spiega Giulia. “Il 16 marzo doveva fare uno dei controllori di routine e gli hanno fatto il tampone, di prassi per quelli che entravano in ospedale. Pochi giorni dopo ci hanno comunicato l’esito: positivo al coronavirus. Per un po’ non ci siamo rivolti parola: per la sua malattia, mio marito era immunodepresso. Sapevamo entrambi cosa volesse dire per lui prendere il coronavirus”.
Dopo poco anche i sintomi cominciano a manifestarsi, racconta Giulia, e Roberto viene ricoverato in ospedale. “L’hanno portato al San Martino. I primi giorni ci sentivamo al telefono con videochiamate. Poi un giorno mi hanno comunicato che dovevano spostarlo in terapia intensiva. La sera del 27 marzo mi chiamano dall’ospedale e mi dicono che la situazione è degenerata, io li ho autorizzati a dare la morfina. Chiedo di dirgli che gli voglio bene, se non supera la notte. E chiedo se possono conservare la fede e il cellulare. L’infermiera mi dice che tutti gli effetti personali saranno messi da parte. Poi, alle 23, mi dicono che è morto”. Nei giorni seguenti Giulia e il fratello di Roberto avrebbero provato più volte a contattare l’ospedale per chiedere di riavere gli effetti personali.
“È iniziato un rimbalzo di responsabilità”, sostiene Giulia. “Ci dicevano qui non li abbiamo. Abbiamo chiamato anche in camera mortuaria. Nel frattempo, tramite l’Ipad del figlio di Roberto, la mamma del bambino vede che c’è stato un tentativo di cambiare la password del suo account Google. Io ho fatto denuncia per smarrimento e mancata restituzione”.
“Con sé aveva il telefono, il portafogli, la fede nuziale, due braccialetti e una collanina. Sono disperata perché per me non erano solo oggetti. Nel portafoglio c’erano foto dei figli, la collanina era un mezzo cuore. Io ho l’altra metà. Nella fede c’era inciso il mio nome e la data del matrimonio, pochi mesi fa. L’anello è stato al suo dito fino all’ultimo. Per me è un ricordo, ha toccato il suo dito fino all’ultimo e io non la posso toccare. So che è strano perché è un oggetto e non è niente, ma per me è davvero importante veder tornare a casa almeno quella parte di lui”.
Così Giulia, nel video che vedete qui sopra, si rivolge all’ospedale San Martino: “Qualcuno cerchi, ovunque sia possibile farlo, queste cose, se fossero andate smarrite nel caos di questi giorni. E mi rivolgo anche a chi eventualmente se ne fosse impossessato: fatecele riavere. Per noi non sono solo oggetti, per noi hanno un valore inestimabile perché sono le sue cose, sono le cose che lui avrebbe voluto che tornassero a casa".
“I beni del paziente in questione sono stati messi a corredo della salma", ci fa sapere la Direzione strategica dell'ospedale San Martino. "In una doppia busta igienizzata e sigillata, che da verifica è stata perduta nel trasferimento dall’Area critica verso le camere mortuarie. Tendenzialmente l’iter prevede la consegna della busta ai parenti, ma in questo caso si è deciso di accompagnarli alla salma. Non è una giustificazione, ma sottolineiamo che era uno dei giorni di maggior affluenza di pazienti Covid e l’area non è riservata solo al personale medico”. Aggiungono inoltre: “Ci dispiace tantissimo, e diamo la nostra massima collaborazione ai familiari”.
L’ospedale San Martino, in una nota, ha inoltre fatto sapere che “A seguito di alcune notizie riportate circa presunti furti subiti da pazienti ricoverati, è stato eseguito un audit interno al fine di verificare il rispetto delle specifiche procedure interne (...). La Direzione difende l’operato dei propri professionisti, con in testa gli infermieri che stanno svolgendo un lavoro straordinario contestuale all’emergenza, invitando degenti, familiari e loro rappresentanti che avessero dubbi in merito a richiedere i necessari chiarimenti che verranno forniti con la massima trasparenza”.