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News | di Monica Skripka |

Coronavirus a Ischia: “I miei genitori a contatto con l'uomo risultato positivo e senza tampone” | VIDEO

Iene.it raccoglie la testimonianza di Cristiano (nome di fantasia), figlio di una coppia di anziani in viaggio di gruppo a Ischia a contatto con un contagiato dal coronavirus. La soluzione della Protezione civile sarebbe stata quella di imbarcarli e rispedirli nelle loro città di origine insieme alla moglie dell’uomo risultato positivo 

Le immagini degli ischitani che cercavano di impedire l’arrivo dei pullman carichi di turisti settentrionali hanno fatto il giro del web. E come ci aveva spiegato Teresa, intervistata da Giulia Innocenzi a Iene.it, “la paura è che arrivi il coronavirus: sulla nostra isola non saremmo attrezzati con il nostro unico ospedale”. Ma era solo una questione di tempo, perché il coronavirus è davvero sbarcato sull’isola. Mentre il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha vietato ora lo sbarco a Ischia, Capri e Procida per le comitive di turisti (più di sei persone) provenienti dalle zone più colpite dall'epidemia.  

Cristiano (nome di fantasia) ci ha contattato per raccontarci la disavventura, e la paura, che hanno vissuto i suoi anziani genitori. La coppia bresciana parte per una vacanza organizzata con destinazione Ischia, proprio il giorno successivo allo scoppio dell’emergenza coronavirus. E appena sbarcano sull’isola un turista del gruppo si sente male, e dopo il ricovero presso l’ospedale di Ischia si scopre che ha il coronavirus.

“Il paziente risultato positivo al coronavirus viene trasferito nell’ospedale di Napoli”, ci spiega Cristiano. “I miei genitori”, continua, “insieme agli altri turisti, circa un centinaio, sono stati convocati nell’albergo dove alloggiavano da una persona in tuta bianca e mascherina. A tutti è stata misurata la temperatura e, finita la riunione, hanno chiesto di rimanere in camera fino a nuove istruzioni”. L’operazione si chiude con un applauso, come potete vedere nel video sopra. La Protezione civile però non avrebbe sottoposto nessuno di loro a un tampone perché “non sarebbe stato necessario farlo”. Le direttive vigenti, infatti, consiglierebbero di fare il tampone soltanto a chi presenti i sintomi.

Qualche ora dopo, la madre del ragazzo l’ha chiamato dicendo: “Ci hanno imbarcati e rispediti verso Milano. Con noi c’è anche la moglie dell’uomo risultato positivo!”.

La preoccupazione di Cristiano, oltre che ovviamente per i suoi genitori, è anche per se stesso e la sua famiglia: “Perché li hanno messi tutti insieme? Se una struttura per il contenimento era già disponibile con tanto di hotel pagato fino a domenica, non sarebbe stato meglio fare analisi più approfondite prima di raggrupparli tutti per il trasferimento?”.

Infatti la decisione che è stata presa è stata quella di fornirli di più mascherine a testa e di imbarcali prima su un traghetto speciale per Napoli e poi su bus della Croce Rossa per riportarli a casa. "Ma bastano le mascherine quando si è a contatto con tante altre persone in un interminabile viaggio di 10 ore?", continua Cristiano. Perché arrivati alle porte di Milano, si sarebbe poi proceduto allo smistamento con bus più piccoli, con ogni membro del gruppo che sarebbe stato accompagnato alla propria abitazione. 

Oggi, come ci racconta, sono stati contattati dall’Asl locale e gli hanno detto di rimanere in isolamento per 7/14 giorni. E il tampone? “Niente tampone, a meno che non mostrino febbre o segni di malattia”, ci dice Cristiano.

Vi terremo aggiornati su questa vicenda. Se avete testimonianze legate al coronavirus scriveteci a redazioneiene@mediaset.it.

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