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Coronavirus, Germania verso il lockdown mentre l'Italia allenta le restrizioni. Perché? | I DATI

Dopo un braccio di ferro con i governi locali Angela Merkel sembra aver ottenuto il via libera a un lockdown per tutte le vacanze di Natale, fino al 10 gennaio. Intanto in Italia le regioni da oggi sono quasi tutte gialle e si discute di revocare il divieto di spostarsi tra comuni per il 25 e 26 dicembre e per capodanno. Ma i nostri dati sono davvero così migliori di quelli della Germania? No, e il rischio è molto alto: ecco perché

Da una parte Angela Merkel che ottiene il via libera a un lockdown natalizio fino al 10 gennaio, dall’altra Giuseppe Conte che cede alla sua maggioranza e revoca il divieto di spostamenti tra comuni per Natale e Capodanno. Germania e Italia stanno per approcciare il periodo delle feste di fine anno in maniera totalmente opposta: massime restrizioni a Berlino, allentamento a Roma.

Da dove nasce questa differenza? Per capirlo è necessario guardare i numeri della pandemia da coronavirus nei due Paesi: ieri 12 dicembre, la Germania ha registrato 21.792 casi e 333 decessi. Dati essenzialmente stabili nell’ultimo mese, visto che il 4 novembre (quando l’Italia è entrata nel sistema delle zone Covid) si erano contati 31.480 contagi e 232 morti. La curva dei contagi del Paese è anche visivamente stabile, come si può vedere dal grafico qui sotto.

Quella dei decessi, invece, è in costante crescita: anche in questo caso si può facilmente vedere dal grafico qui sotto. Dall’inizio della pandemia la Germania ha contato 1 milione e 340mila casi, con 21.900 decessi.

L’Italia invece ieri ha registrato 19.902 casi e 649 decessi. Nel nostro caso, il 4 novembre i nuovi positivi erano 30.548, i decessi 352. La curva dei contagi, come si può vedere dei grafici qui sotto, è in netta flessione. Lo stesso invece non si può dire per i decessi, la cui curva rimane ancora stabile anche se - come abbiamo ormai imparato - questa scende dopo un po’ che i nuovi contagi hanno iniziato a diminuire.

In Germania infine i ricoverati in terapia intensiva sono 4.400, su una capacità totale - misurata prima della pandemia - di 28mila posti. Le persone in rianimazione però sono in costante aumento nelle ultime settimane. In Italia invece i ricoverati sono 3.199, su un totale di 7.092 posti attivi (dati del 28 ottobre cominciati dal commissario alla Sanità). 

Insomma, tra i due paesi ci sono delle differenze: in Italia la curva dei contagi è stata riportata sotto controllo in 40 giorni di applicazione del sistema dei colori. La Germania, che ha applicato restrizioni il 2 novembre - due giorni prima dell’Italia - sembra aver avuto un successo minore nel contenere il coronavirus. La Germania però ha gli ospedali nettamente sotto minor pressione dei nostri: se le terapie intensive tedesche sono occupate al 15,7% da pazienti Covid, quelle italiane sono occupate al 45,1%.

Dunque, i numeri giustificano questa netta differenza nelle misure prese per le vacanze di Natale e Capodanno? La risposta è semplice: no. L’Italia infatti, sebbene abbia riportato sotto controllo la pandemia, è ancora molto lontana da avere numeri facilmente gestibili dal sistema sanitario. Gli oltre 28mila pazienti ancora ricoverati in ospedale impegnano sensibilmente il personale medico. 

Ancora peggiore è la situazione delle terapie intensive: secondo il ministero della Salute, un tasso di occupazione superiore al 30% comporta un rallentamento nel garantire assistenza medica ai pazienti con altre patologie. E attualmente l’Italia, come detto, è ancora al 41,5%.

E oltre alla pressione ancora altissima sugli ospedali, le nuove aperture comporteranno un aumento dei contagi forse non immediatamente misurabile ma che certamente arriverà. Non a caso tutti gli specialisti del paese ci stanno mettendo in guardia dai rischi: “Non allentiamo le misure sugli spostamenti e la mobilità, o ci sarà un’inversione di tendenza” nei contagi, ha detto solo ieri il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.

“Nel periodo delle feste dobbiamo fare tutti gli sforzi per avere all’inizio del prossimo anno un numero di nuovi casi significativamente più basso di quello attuale, che è troppo elevato”, ha ricordato Brusaferro. Una posizione condivisa dal professor Massimo Galli: “Gli spostamenti tra comuni aumentano il rischio di una terza ondata a gennaio”, ha dichiarato il primario di infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano.

Insomma, mentre gli esperti ci mettono in guardia dai rischi dell’abbassare la guardia e il governo tedesco decide di ricorrere nuovamente al lockdown, i nostri politici sono impegnati ad allentare ancora di più le misure dopo l’odierno ritorno in zona gialla di Lombardia, Piemonte, Basilicata e Calabria. Speriamo di non pentircene presto.

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