Coronavirus, Giorgia bloccata a Barcellona che guarda gli italiani partire | VIDEO
La Catalogna è stata appena blindata per l’emergenza coronavirus, che in Spagna ha visto finora 4.500 contagiati e 120 morti. Giorgia, 21enne bellunese, ha registrato nel suo video reportage la fuga degli ultimi italiani a bordo dell'ultimo traghetto per Civitavecchia: “Dalle nostre autorità consolari nessun aiuto!”
"La situazione è abbastanza critica, c’è gente che sta piangendo tantissimo, c’è tanta paura, hanno detto che stanno chiudendo i confini con la Catalogna, speriamo di riuscire a partire nei prossimi giorni...”.
La voce rotta dall’emozione, tra paura e tensione, è quella di Giorgia, una giovane italiana che da Barcellona sta cercando in tutti i modi di ritornare a casa, ora che il governo ha deciso di blindare come “zona rossa” l’intera Catalogna, che ha raggiunto la quota di almeno 500 contagi. E ieri sera si è recata al porto di Barcellona dove era in partenza l'ultimo traghetto per l'Italia e ha realizzato per noi il video che potete vedere sopra. Quim Torra, governatore catalano, alla mezzanotte di ieri ha infatti chiuso tutte le vie di comunicazione da e per la regione, blindando porti, aeroporti e stazioni.
Racconta Giorgia, ventunenne bellunese a Iene.it: “Sono a Barcellona da sette mesi, per cercare di fare intanto un po' di esperienza come barista. Al primo allarme coronavirus, in Spagna hanno iniziato a licenziare ‘i lavoratori non necessari’ come me. Appena ho sentito che anche la Catalogna stava per chiudere completamente i confini, ho tentato di prenotare il traghetto della Grimaldi in partenza per Civitavecchia, l’ultima possibilità per tornare a casa. Niente da fare, i biglietti sono andati esauriti in pochissimi minuti”.
Giorgia si ritrova bloccata in una città, Barcellona, che nonostante il coronavirus cominci a diffondersi e a fare vittime, sembra ignorare il reale pericolo: “C’è un sacco di gente per le strade, tutto come al solito e quasi nessuno con la mascherina: è incredibile”.
Per Giorgia quell’ultimo traghetto per l’Italia avrebbe comunque costituito un pericolo: “Ho un problema ai polmoni, un’asma molto forte, che mi fa finire in ospedale, praticamente in fin di vita, almeno 4 o 5 volte l’anno. Ho sentito il mio pneumologo in Italia: era molto rischioso per me stare lunghe ore in una barca a contatto con tantissime altre persone. Ora mi sto facendo fare una carta dal medico per riuscire in qualche modo a varcare le frontiere e tornare dalla mia famiglia”.
E ieri guanti e mascherina sul volto, telefonino alla mano, Giorgia ha documentato per noi la fuga degli italiani dalla Spagna, girando per l’area dell’imbarco traghetti. “Siamo cercando di rientrare in Italia, eravamo qui per studiare con il programma Erasmus”, spiega una ragazza sarda. “Visto che la situazione in Spagna sta degenerando velocemente, stiamo cercando di tornare, di arrivare a Civitavecchia per poi andare a Porto Torres”.
Le fa eco un compagno di studi: “Stiamo facendo l’Erasmus a Cordova. Dopo che la situazione in Lombardia era peggiorata, avevamo comunque deciso di tornare in Spagna, sicuramente sottovalutando il problema... Quando le cose sono peggiorate anche qui, venerdì abbiamo deciso di prendere un volo, ma ci è stato cancellato. Ora abbiamo optato per il traghetto, l’ultimo disponibile”. “Qui in Spagna nessuno era pronto”, aggiunge un amico, “finché non hanno visto la situazione negli altri paesi europei. Non abbiamo visto nessun controllo, né a Cordova né a Barcellona”.
Studenti ma anche intere famiglie, in Spagna per vacanza: “Dovevamo partire oggi da Malaga ma il volo è stato cancellato, così siamo venuti qui a Barcellona, dove c’era l’ultima possibilità, la nave della Grimaldi”.
Giorgia comunque non ha rinunciato a partire, e il suo piano di fuga è già sul tavolo del suo appartamentino di Barcellona: “In metro fino a oltre il confine della zona rossa, se anche quella non è stata già bloccata, poi dalla Costa Brava un treno per la Francia e da lì spero ci sia un amico che mi darà in qualche modo una mano. Voglio tornare a casa dai miei genitori: mamma e papà sono preoccupatissimi, quasi sempre in lacrime quando li sento per telefono, se mi succede qualcosa io, qui, sono completamente sola”.
E poi ci racconta i tentativi di contattare la Farnesina: “Mi hanno risposto che sì, quella nave avrebbe potuto diventare un focolaio del virus, ma non mi hanno detto nulla di più. Sono basita”.
Per centinaia che ieri notte ce l’hanno fatta a partire, ci sono altre migliaia di persone sono ancora bloccate in Spagna. Come i quasi 4.000 studenti italiani che partecipano al programma Erasmus, che poche ore fa sono stati protagonisti di una sorta di “giallo”.
Tutto sarebbe partito da un'email delle università in cui studiavano, che li invitava a prenotare un posto sul volo Madrid-Ciampino, in partenza di lì a poco. Un volo di rimpatrio che però, ha confermato in seguito la Farnesina, non era affatto programmato.
L’equivoco sarebbe partito, a quanto riportano alcuni quotidiani, da una telefonata del ministero degli Esteri, che chiedeva ai rettori spagnoli i numeri dei nostri studenti impegnati con l’Erasmus, a titolo di puro censimento. Da lì sarebbe partito l’equivoco con l'email delle università agli studenti italiani, che ha scatenato come prevedibile il panico e la corsa al tentativo di accaparramento dei posti su quel volo “fantasma”.
E dopo quell'email ne è arrivata un’altra, che parlava invece di una “prospettiva non imminente come sembrava ieri”. Ma il danno ormai era già stato fatto.
Ecco l'email, che uno degli studenti coinvolti ci ha inviato.
L’email che recita così: “Su disposizione del MAECI e del MIUR, in accordo con l’unità di crisi della Farnesina, stiamo lavorando per rimpatriare gli Studenti italiani Erasmus+ che ne facciano esplicita richiesta e che sono attualmente in Spagna. Tutti gli studenti attualmente in Spagna e ne facciano richiesta si prevede un volo da Madrid a Roma Ciampino. In virtù di quanto sopra descritto, si richiede la più immediata e urgente risposta compilando tale form. Si richiede la massima collaborazione e celerità”.
UN MODULO CHE VI FACCIAMO VEDERE QUI SOTTO. GUARDATE
Un dramma, quello degli studenti Erasmus italiani, confermato anche da Virginia, che ci racconta: “Stiamo cercando i tutti i modi di tornare in Italia. Dopo l’email ricevuta dall’università ho provato a chiamare la Farnesina: sono stata 35 minuti in attesa al telefono e poi la chiamata è stata chiusa. Aiutateci a prendere contatto con loro, perché qui non ci ascoltano!”
Giuliana, un’altra ragazza italiana che studia in Erasmus a Salamanca, spiega: “Vivo con altre due studentesse straniere, che fino a ieri mi prendevano in giro perché indossavo mascherina e guanti. Una di loro ieri aveva mal di gola e l’ho accompagnata in ospedale, c’era un sacco di gente ma nessuno, per i primi i medici, aveva guanti e mascherine… Abbiamo ricevuto quella email dall’università e speravamo di poter tornare. In questo momento io vorrei che il governo organizzasse un ritorno sicuro. L’alternativa sarebbe quella di prendere un autobus fino a Madrid e poi da lì un volo. Ma se sul bus o sull’aereo mi infetto, poi porto il virus in Basilicata dai miei genitori? Preferisco stare chiusa in casa, in questo momento, ma c’è tanta paura”.
Non è solo la Spagna, in queste drammatiche ore, a vivere il tentativo di fuga dei nostri connazionali, come ci state raccontando inviando numerosissime segnalazioni a Le Iene, dal Portogallo a Santo Domingo, da Cuba alla Grecia.
Chiara racconta :“Ero alle Maldive, adesso mi trovo bloccata a Dubai. Siamo partiti per le ferie quando la situazione in Italia era ancora tranquilla. Non abbiamo un posto per dormire, non riusciamo a rientrare e la Farnesina non risponde! Le compagnie aeree non aiutano i passeggeri bloccati e la nostra agenzia di viaggio non ci risponde da 10 giorni: qualcuno ci aiuti!”.
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