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Coronavirus, “l'immunità dura pochi mesi”. Il vaccino servirà comunque?

Uno studio del King’s College di Londra, ancora non sottoposto a revisione, ipotizza che l’immunità dei pazienti già contagiati dal coronavirus possa durare pochi mesi. E uno studio cinese sembra confermare questa posizione: il vaccino allora serve davvero? Sì, però non è scontato riuscire a trovarlo

Le notizie sconfortanti sul coronavirus sembrano non finire mai: uno studio del King’s College di Londra - non ancora sottoposto a revisione - afferma che il livello di anticorpi prodotti dopo aver contratto il Covid-19 diminuisce nettamente nel giro di pochi mesi lasciando così la porta aperta alla possibilità di una seconda infezione.

I ricercatori inglesi hanno analizzato i casi di 90 persone che hanno contratto il coronavirus: solo il 17% mantiene la stessa capacità di risposta immunitaria dopo tre mesi. In alcuni casi, sparisce del tutto. Insomma, concludono i ricercatori, il coronavirus potrebbe tornare a infettare le stesse persone anno dopo anno, come avviene per le normali influenze stagionali. Con una differenza importante: secondo gli ultimi dati disponibili, il Covid-19 è 10 volte più letale delle tradizionali influenze.

E se non bastasse questa notizia per allungare un’ombra inquietante sull’estate, uno studio condotto da ricercatori cinesi e pubblicato su Nature sembra arrivare alle stesse conclusioni dei colleghi inglesi: entro tre mesi dalla guarigione, il livello degli anticorpi contro il coronavirus scende a una velocità molto rapida lasciando la porta aperta a una eventuale seconda infezione.

Insomma, sembra esserci poco da stare allegri. E questa notizia ha sollevato una domanda che rimbalza sui social: ma se l’immunità dura così poco, il vaccino che tutto il mondo attende col fiato sospeso serve davvero? La risposta è semplice: . Anche ammettendo che le infezioni causate dal coronavirus diventino ‘stagionali’ e si possano ripetere ogni anno, l’eventuale scoperta di un vaccino efficace proteggerebbe tutta la popolazione - e in particolare le fasce più deboli - dal Covid-19. Forse non per sempre, forse potrebbe essere necessario vaccinarsi ogni anno, perfino ogni sei mesi, però il ruolo del vaccino nel vincere la battaglia della pandemia da coronavirus non è in discussione.

Altro discorso è, ovviamente, il trovare un vaccino efficace. Anche su questo una recente ricerca ha gettato un’ombra inquietante: un gruppo di studiosi italiani, analizzando la possibilità che le seconde infezioni da coronavirus possano essere accompagnate da sintomi più gravi delle prime, ha messo in luce le difficoltà di sviluppare un vaccino. “Per nessun coronavirus è mai stato possibile produrre e commercializzare un vaccino efficace finora”, ha ricordato Luca Cegolon, epidemiologo presso l'Ausl 2 di Marca Trevigiana di Treviso e primo firmatario della ricerca. “I coronavirus sono noti per causare re-infezioni, indipendentemente dall'immunità acquisita”.

Anche in questo caso però un aspetto positivo si può trovare: nella storia moderna della medicina non c’è mai stato uno sforzo così ampio a livello globale (e così pesantemente finanziato) per trovare un vaccino contro un virus. In pochi mesi sono già 192 i vaccini in sperimentazione, 16 già in sperimentazione clinica. In particolare sembra dare grandi speranze quello di AstraZeneca in collaborazione l’università di Oxford, tanto che stando a quanto riporta La Stampa l’Unione europea starebbe pensando di distribuirlo già a fine anno senza attendere i risultati finali della sperimentazione clinica. Il vaccino avrebbe già passato i test sulla tossicità umana e sarebbe quindi inoffensivo anche nell’ipotesi in cui si rivelasse inefficace.

Insomma, la situazione potrebbe non essere così tragica come appare a prima vista. Un vaccino potrebbe arrivare e cambiare la storia di questa pandemia. Nell’attesa, quello che si può fare è continuare a proteggersi rispettando il distanziamento sociale. Il governo sta per varare un nuovo dpcm per estendere le restrizioni attualmente in vigore fino al 31 luglio, mentre lo stato d’emergenza dovrebbe essere prorogato fino a fine ottobre. Nella speranza che la temuta seconda ondata autunnale non arrivi mai.

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