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Coronavirus, gli italiani tornati da Wuhan: “La notte non dormivamo per la paura” | VIDEO

Dopo la quarantena alla cittadella militare della Cecchignola, i nostri connazionali rientrati dalla Cina sono tornati a casa. Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli hanno accompagnato cinque di loro verso casa: ecco che cosa ci hanno raccontato di quei terribili giorni trascorsi bloccati a Wuhan

Da giorni tutta Italia è col fiato sospeso per la diffusione del coronavirus: decine e decine di casi e alcuni morti hanno portato al massimo livello l’attenzione delle istituzioni, nel tentativo di circoscrivere quanto più possibile il contagio. Proprio nel giorno in cui sono arrivate le notizie sui primi contagi confermati in Italia, però, per qualcun altro è arrivato un sospiro di sollievo: gli italiani rientrati dalla Cina e messi in quarantena nella cittadella militare della Cecchignola potevano finalmente tornare a casa, nessuno era malato.

Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli, già in contatto con alcuni di loro che si trovavano proprio a Wuhan, sono allora andati ad aspettarli fuori dalla Cecchignola con una sorpresa: un furgoncino a 9 posti per riaccompagnare i nostri cinque amici a casa! Paolo, Lucio, Beppe, Michel e Fabio salgono in macchina con noi diretti finalmente dalle loro famiglie.

Durante il viaggio, i cinque raccontano alla Iena la loro storia. “Siamo tecnici nella lavorazione della ceramica, eravamo andati a Wuhan per avviare una linea di produzione in una nuova fabbrica”, ci spiegano. I primi due di loro, Beppe e Fabio, arrivano in città il 7 gennaio: “La situazione era tranquillissima”. Le prime notizie su quanto stava accadendo arrivano infatti tra il 9 e il 10 gennaio. “All’inizio è partita la notizia di una polmonite, solo dopo si è saputo del virus”. E infatti due settimane dopo, il 22 gennaio, arrivano a Wuhan anche Lucio, Paolo e Michel.

Siamo partiti il 21, c’era un morto. Quando siamo arrivati il direttore della fabbrica ci ha detto: ‘Qui siamo tranquillissimi’”, raccontano. “La mia domanda è sempre stata: perché ci hanno permesso di entrare il 22 per poi bloccare tutto il 23 mattina?”. Da quel momento inizia il loro calvario: potete sentire il loro racconto di quanto è accaduto a Wuhan in quei giorni nel servizio qui sopra. “Non riuscivo a dormire per l’ansia, mi addormentavo solo all’alba”, ci dice uno di loro. “Non riuscivo a prendere sonno, pensavo a tutte le possibili via d’uscita per scappare da quella situazione”, aggiunge un altro. Dopo due settimane bloccati a Wuhan, però, la Farnesina è riuscita a portarli fuori e farli ripartire alla volta dell’Italia.

Così i nostri cinque amici, insieme ad altri italiani, partono e atterrano a Pratica di Mare. Ad attenderli c’è la quarantena nella cittadella militare di Cecchignola. Diciassette giorni in attesa e speranza che nessuno avesse contratto il coronavirus. Finalmente arriva il via libera e possono tornare dalle loro famiglie, accompagnati da noi de Le Iene. È il momento degli abbracci e dei saluti: grazie allo sforzo dello Stato italiano – e con il nostro passaggio – per loro l’incubo è finito.

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