Coronavirus in Lombardia: tutti i dati, che migliorano. “Irresponsabile riaprire tutto proprio ora”
Sul sito frontedelblog.it il giornalista investigativo Edoardo Montolli analizza gli ultimi dati dell’emergenza in Lombardia: nuovi contagi, richieste di tamponi e accessi in pronto soccorso sono in calo. E scoppia la polemica contro Renzi e chi vorrebbe allentare subito le restrizioni volute dal governo
Meno tamponi richiesti, meno interventi di emergenza e calo nell’incremento giornaliero dei pazienti positivi. Danno qualche speranza concreta i dati sull’emergenza coronavirus in Lombardia analizzati, nello specifico e secondo varie voci, nel report di data journalism del giornalista investigativo Edoardo Montolli pubblicato sul sito frontedelblog.it.
La situazione resta molto grave: nella regione si registra una mortalità del 15.5% contro una media italiana del 9,9%, già altissima rispetto a quella mondiale del 3,4%. Anche se al dato italiano manca probabilmente un altissimo numero di contagi mai rivelati di persone magari anche già guarite.
La provincia più colpita è Bergamo (8.527 contagi), seguono poi Milano (8.329), Brescia (8.015), Cremona (3.761) e le altre. Se rapportati al numero di abitanti, i dati cambiano: a Cremona c’è un 1 caso ogni 95 abitanti, diventano 1 su 111 a Lodi, 1 su 130 nel Bergamasco e 1 su 157 (più indietro il Milanese con 1 su 386). Tra le città Milano con 3159 contagiati guida questa poco invidiabile classifica regionale, seguita da Brescia con 1184 e da Bergamo con 1035. La Lombardia resta in generale la regione più colpita d’Italia con 6.360 decessi su 10.779 e oltre 41mila contagiati su 97mila.
Analizzando i numeri, come ha fatto Edoardo Montolli, qualche miglioramento e la speranza di aver raggiunto o diintravedere almeno il picco dell'epidemia si intravedono in cifre. Prima del blocco degli spostamenti dell’8 marzo in Lombardia (e del 10 in tutta Italia), l’incremento medio dei nuovi contagiati era a doppia cifra. Ora si è passati da quel 27.6%, al 5,9% di ieri.
Calano anche le richieste di effettuare i tamponi e gli stessi numeri dei pazienti positivi, che negli ultimi giorni, in media, si stanno riducendo di un centinaio di unità rispetto al dato del giorno precedente.
Anche nei pronto soccorsi lombardi si vedono tendenze positive. Dal picco del 13-14 marzo con oltre 720 richieste di intervento d’emergenza giornaliere per patologie respiratorie e infettive, il trend si è dimezzato arrivando ai 350 del 28 marzo. All’ospedale San Matteo di Pavia, dedicato fin dall’esplodere dell’epidemia solo al coronavirus, in queste ultime ore registra una media del 30% di accessi in meno rispetto ai giorni dell’avvio delle misure di contenimento.
Sulla base di questi dati c’è chi come il fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi, vorrebbe allentare queste misure, come ha dichiarato sul quotidiano Avvenire: “Serve un piano per la riapertura e serve ora. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le Chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”.
Dure le repliche degli esperti. “Pensare di riaprire le scuole il 4 maggio è una follia e fare proclami in questo momento è sbagliato”, ha detto l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, presidente del Patto trasversale per la Scienza.
“Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile”, dichiara il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. “Tutti noi vogliamo tornare alla normalità, ma prima dobbiamo riaccendere un interruttore per volta”.
Insomma speriamo davvero che le cose migliorino, e sembra che sia così, ma non abbassiamo la guardia proprio ora. C’è ancora tantissimo da fare, rischiare altri picchi sembra davvero folle. Ci sono soprattutto tantissime persone da curare in un’emergenza sanitario senza precedenti, che non deve certo aumentare: qui sotto potete trovare come dare un aiuto concreto.
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