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Coronavirus, mascherine e burocrazia: la guerra di Goito | VIDEO

Fabio Agnello incontra gli organizzatori di una rete di volontari che producono da casa mascherine lavabili e le distribuiscono gratuitamente a chi ne ha bisogno. Una reteostacolata dal sindaco di Goito, il Comune dell’organizzatore dell’iniziativa, che chiede adempimenti burocratici forse troppo stringenti vista l’emergenza

Fabio Agnello va a Goito, in provincia di Mantova, per raccontarci una storia di ordinaria burocrazia ai tempi del coronavirus. Incontriamo Fabrizio, titolare di un negozio di abbigliamento, che dopo aver dovuto chiudere ha pensato di riconvertire la produzione fabbricando mascherine che oggi in Lombardia sono tassativamente obbligatorie.

“Sono andato sul web a cercare le specifiche tecniche richieste da Regione Lombardia per fabbricare le mascherine e ci siamo messi a fare i modelli. Sono mascherine lavabili, che ognuno può sterilizzare, non destinate ai medici ma alla gente comune che può usarle ad esempio per fare la spesa”.

Fabrizio mette un annuncio sul web e trova altri sessanta volontari disposti a fare la stessa cosa. “È stata una cosa veramente toccante vedere coinvolti anche vecchietti di oltre 90 anni nella produzione delle mascherine”. Vengono realizzate oltre 20mila mascherine da destinare gratuitamente a chiunque ne avesse fatta richiesta e fornite anche ai comuni del territorio e alla Caritas. “Sono arrivate richieste da tutta Italia, anche da quasi 20 sindaci”.

Tutti contenti insomma, tranne lo stesso Comune di Goito, che avrebbe iniziato a fare una lunga serie di richieste burocratiche, per poter continuare la produzione. “Ci chiedevano addirittura la conformità delle macchine e ci hanno mandato i vigili per verificare se avessimo la Scia, la dichiarazione di inizio attività”.

Il risultato è il blocco della produzione e la minaccia di sanzioni amministrative. “In realtà la produzione non avveniva nei nostri locali perché io mi sono limitato a coordinare i volontari che lavoravano da casa propria”, spiega Fabrizio. “Ora dovrò pagare un avvocato e difendermi da accuse per me infondate ma lo rifarei mille altre volte”.

Fabio Agnello va a chiedere spiegazioni al sindaco di Goito, che replica: "Non abbiamo detto di non produrre ma solo che occorreva presentare la Scia. Anche per le cose lodevoli, servono delle regole. È una cosa che richiede un’ora o due di adempimenti”. Non la pensa così Fabrizio, che spiega: "Avrei dovuto erigere un muro per distinguere i locali del mio negozio da quelli dell’area produttiva e fare un impianto elettrico apposta. Ma ribadisco che noi da qui coordinavamo il lavoro da casa dei volontari!”.

Ma il sindaco non vuole sentire ragioni: "Per me la Scia è importante e se c’è la possibilità di farla la si fa e basta, non è un grosso problema”.

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