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Coronavirus, i numeri non tornano. Perché omessi i negativi del Piemonte? | VIDEO

In tutte le comunicazioni ufficiali della Protezione civile e dell'Istituto superiore di sanità vengono omessi i tamponi risultati positivi al coronavirus in Piemonte e poi negativi a Roma. Secondo un ricercatore dell'Istituto, due casi su tre di positività al coronavirus risulterebbero poi negativi. A quando la pubblicazione dei dati?

"Il test di secondo livello che ha rivelato la falsa positività al coronavirus per la coppia di Cumiana è stato eseguito dall'istituto superiore di sanità". L'Ansa esce alle 17.53 del 26 febbraio, e si riferisce ai due coniugi piemontesi che erano stati trovati positivi il 22 febbraio, insieme a un paziente torinese, confermato invece positivo. Quindi sui primi tre casi individuati come positivi dalla regione Piemonte, solo uno è stato confermato come tale dall'Istituto. "E' davvero una buona notizia", commenta nella stesso comunicato stampa l'assessore Icardi. "Questo risultato significa che possiamo liberare dalla quarantena molte persone".

Una buona notizia che assume un ruolo fondamentale nella guerra dei numeri su quanti siano davvero i contagiati da coronavirus in Italia, e che Giulia Innocenzi ha spiegato nella puntata di giovedì di Iene.it: aspettando Le Iene. Secondo quanto raccontato da un ricercatore dell'Istituto superiore di sanità, e ancora mai smentito, martedì si sarebbe tenuta una riunione interna in cui il presidente Brusaferro avrebbe spiegato che di tutti i campioni positivi al coronavirus inviati dalle Regioni, due su tre sono invece risultati negativi. Guarda caso proprio la proporzione dei dati comunicati dalla regione Piemonte, che sembrerebbe al momento l'unica a rilasciare questo tipo di informazione. E quindi il numero reale dei contagiati potrebbe essere molto inferiore rispetto a quello comunicato dalla Protezione civile, che li raccoglie dalle Regioni senza aspettare la validazione dell'Istituto. Il presidente Brusaferro non ci ha mai risposto alla richiesta di intervista e di chiarezza sul numero dei tamponi risultati positivi nei laboratori locali e negativi in Istituto.

La prima volta che la questione si affaccia pubblicamente è quindici minuti prima della notizia dei coniugi piemontesi risultati negativi, sempre con un'Ansa, con una dichiarazione di Walter Ricciardi. Secondo il consulente del ministro della Salute per l'emergenza, infatti, in Italia i casi confermati di contagio da coronavirus al momento erano "poco più di 190 e sono quelli che hanno avuto la conferma di positività a seguito del secondo test effettuato dall'Istituto superiore di sanità". Un numero molto inferiore rispetto ai 374 comunicati dalla Protezione civile fino ad allora. I laboratori locali, infatti, fanno un primo esame al paziente. Se questo risulta positivo, si prendono immediatamente i provvedimenti per curarlo e isolarlo, e nel frattempo si manda il tampone a Roma, all'Istituto superiore di sanità, l'unico ente che può dare la conferma definitiva.

Torniamo quindi alla guerra di numeri. La mattina dopo Ricciardi rincara la dose con due interviste rilasciate al Corriere della sera e a Repubblica. Spiega che i test disponibili nel mondo non sono perfetti dal punto di vista della sensibilità, quindi "c'è un'ampia possibilità di sovrastimare le positività". E sempre nel corso della mattinata, ai giornalisti radunati presso la Protezione civile, spiega: "Se le Regioni si fossero attenute a questa indicazione, oggi avremmo 190 casi accertati". E' per questo che, aggiunge, "dall'altro ieri abbiamo deciso che la definizione di caso deve essere fatta dall'Istituto superiore di sanità, perché questo test può dare falsi positivi e falsi negativi, per cui è importante che quelli che emergono dalle Regioni vengano ancora considerati come casi sospetti". Peccato però che la comunicazione dei casi sia affidata alla Protezione civile, che comunica invece quelli che vengono dalle Regioni, non ancora validati dall'Istituto. Ma Ricciardi spiega: "Abbiamo messo su un sistema di coordinamento. Fare la dichiarazione di caso soltanto dopo il primo test danneggia enormemente l'Italia. I test fatti a livello regionale possono dare delle false positività e in qualche caso è già successo". Si riferisce al caso dei due pazienti piemontesi disconfermati dall'Istituto? Non lo specifica, come non sappiamo se ci siano altri casi risultati inizialmente positivi e successivamente trovati negativi, perché l'Istituto non ha ancora pubblicato i dati che ha in possesso.

Per ottenere la risposta dell'Istituto occorre aspettare le 18, quando per la prima volta il presidente Brusaferro affianca il capo della Protezione civile nella consueta conferenza stampa sui numeri del coronavirus. Ed ecco la sua comunicazione, che vuole mettere fine a ogni polemica: "Il numero di test confermati e risultati positivi coincide: abbiamo ricevuto 282 campioni e 282 sono risultati positivi". Tutti positivi? E i due coniugi di Cumiana, inizialmente dichiarati positivi dalla regione Piemonte e poi negativi dall'Istituto? Delle due l'una: o la regione o l'Istituto ha comunicato dati sbagliati. Qualche ora dopo a Iene.it, il programma digital che va in live streaming prima de Le Iene, viene spiegato come i numeri non tornino, e viene citato proprio il dato del Piemonte.

Il giorno dopo, venerdì alle 12.13, l'Agi diffonde le dichiarazioni dell'Istituto superiore di sanità, che sembrerebbe correggere il tiro per includere i due casi piemontesi: "Non c'è quasi nessuna discrepanza fra il numero dei contagi. Solo in due casi, entrambi piemontesi, abbiamo ottenuto risultati diversi perché sono stati trovati solo debolmente positivi". Debolmente positivi? Che significa? E perché il giorno prima i due casi non sono stati in alcun modo menzionati, quando erano noti da mercoledì? Venerdì chiediamo spiegazioni direttamente all'Unità di crisi del Piemonte. "Attualmente abbiamo 11 casi che risultano positivi, di questi uno solo è stato confermato dall'Istituto". Ci spiegano infatti che al momento Roma ha dato il responso soltanto ai primi tre casi piemontesi risultati positivi sabato, e mercoledì hanno ricevuto l'email dall'Istituto: "Il responso era di negatività". Ma i coniugi di Cumiana erano risultati "debolmente positivi"? "Da noi erano stati categorizzati come positivi. E l'Istituto ci ha dato esito negativo". Da dove esce quindi il responso "debolmente positivo"? E perché l'Istituto il giorno prima ha omesso l'esito negativo di due pazienti comunicato invece al Piemonte?

Per fare chiarezza occorre aspettare la conferenza stampa di ieri con la comunicazione dei dati, a cui ora partecipa anche il presidente dell'Istituto Brusaferro. Alla domanda di una giornalista sulla discrepanza dei dati risponde il capo della Protezione civile: "A oggi alle 17, mi corregga se sbaglio il dott. Brusaferro, l'Istituto ha riscontrato 383 casi positivi su 383 casi esaminati". Ancora una volta omessi i tamponi risultati poi negativi della regione Piemonte. Perché? E perché Brusaferro non ha "corretto" Borrelli? Omissione e mancata correzione reitarata anche nella conferenza stampa che si è chiusa pochi minuti fa. Borrelli infatti ha detto: su 1049 contagiati come risulta dalle Regioni, l'Istituto superiore di sanità è riuscito a condurre 478 analisi. Di queste "conferma 478 casi positivi". Quindi il 100%, e nuovamente omessi i due casi piemontesi negativi. Non sarà perché, come chiosa il capo della Protezione civile, "noi comunichiamo tutti e due i dati, l'importante è che siano coerenti"? Finché l'Istituto superiore di sanità non pubblicherà i dati sul numero dei tamponi positivi risultati negativi nei laboratori di Roma, sarà difficile fare chiarezza. Quando avverrà? L’ufficio stampa dell’Istituto ci ha risposto così: “Spero presto”.

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