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Coronavirus: con i volontari, ultras e alpini a costruire l'ospedale a Bergamo | VIDEO

Coronavirus ospedale Bergamo alpini

Il nostro Ismaele La Vardera si è unito ai volontari che hanno costruito in una settimana un ospedale da campo d’eccellenza a Bergamo, nell’epicentro dell’epidemia e del dramma Covid-19. Ecco il suo diario tra turni, paura, cori da stadio, lacrime e l’arrivo del primo paziente. Con la meglio gioventù e una frase che dà speranza sussurrata da un’infermiera

Continuo a stare a casa a ingrassare in quarantena o mi metto a dare una mano? È rispondendo a questa domanda che il nostro Ismaele La Vardera è volato da Palermo a Bergamo per dare una mano agli Alpini che hanno costruito dal niente in sette giorni un ospedale da campo nell’area fiera di Bergamo, la città italiana più colpita dall’epidemia di coronavirus.

Volontario tra centinaia di volontari, compresi gli ultras dell’Atalanta e assieme alla Protezione civile. “Uno spirito di solidarietà così non l’ho mai visto, voglio mandare un messaggio per dopo: siamo più umani, cerchiamo di essere più umili. Intanto state a casa per piacere, io la sto vivendo sulla mia pelle, non fate gli stupidi”, dice Nicola, 37 anni, ultras dell’Atalanta con tanto di maglietta della curva nord ma anche volontario di Confartigianato e alpino. Tutto insieme insomma.
 
I volontari tirano su un ospedale d’eccellenza, studiato per abbattere le possibilità di contagio con un modello che l’Oms ora vuole esportare nel mondo. All’esterno è stata costruita una cittadella per ospitare medici e infermieri con mensa e posti letto. “La gente come noi non molla mai” si canta a fine giornata.

La Iena ha partecipato anche alla sanificazione delle case di riposo, tra i luoghi più colpiti dall’epidemia, e alla consegna del cibo a chi ne ha bisogno, porta a porta, lasciando tuto sulle scale. “Mia moglie mi ha detto: sei un pazzo, non tornare a casa se prima non hai fatto la quarantena, ora devo cercarmi un posto”, racconta Vincenzo, in pensione dal 1° aprile e qui ad aiutare.

Ismaele partecipa anche a un momento dolorosissimo: il trasporto delle salme. Con decine e decine di bare che attendono il trasporto e finiscono dentro ai camion dell’esercito per essere trasportate altrove, come abbiamo visto in immagini che hanno segnato per sempre nel dolore l’immaginario collettivo di tutti gli italiani. Tra cifre dei decessi decuplicate e morti tra i parenti di tutti. La Vardera si fa anche il turno di guardia di notte dell’ospedale, dalle 8 alle 8, dodici ore filate. All’una arrivano 5 ventilatori polmonari e, a parte un sonnellino ce la fa, anche se a fine turno, smaltita l’adrenalina, sente la paura salire.

Arriva pure il Capo di stato maggiore della difesa Enzo Vecciarelli, il numero 1 delle forze armate, e si commuove pure lui. E non è l’unico, ultras compresi durante un Padre Nostro. Assieme a tutta la meglio gioventù che non si è tirata indietro. L’ospedale è pronto: all’inaugurazione ci pensa senza cerimonie l’arrivo del primo paziente covid in ambulanza. E un’infermiera che accarezzandolo gli sussurrata: “Andrà tutto bene”.

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