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Coronavirus, Silvia perde il papà: “Mai più visto dall'ambulanza” | VIDEO

Silvia Caldara è la figlia di una delle vittime del coronavirus. Noi di Iene.it l’abbiamo intervistata con Giulia Innocenzi: ci racconta il dramma di non aver potuto salutare il papà e i problemi economici che ora deve affrontare

"Noi figli e parenti di vittime del coronavirus non lasciateci soli”. È l’appello di Silvia Caldara, che racconta il calvario dei suoi ultimi giorni nell’intervista di Giulia Innocenzi che potete vedere qui sopra. Silvia ci contatta da Mozzanica, un paesino di 4mila abitanti nella provincia di Bergamo. Da due settimane questa è la zona del Paese più colpita dal coronavirus. Solo nelle ultime 24 ore qui sono 257 le persone contagiate, per un totale di 6.728 positivi al COVID-19. Tra loro c’è anche il papà di Silvia, che ci racconta non solo il dramma di non averlo potuto assistere nelle sue ultime ore, ma neppure di averlo potuto salutare. Silvia continua a combattere contro il coronavirus, ma anche con tutti i problemi economici che ne conseguono.  

Tuo papà quando ha iniziato a stare male?

“Ai primi di marzo mia mamma ha avuto i primi sintomi influenzali e ha contattato il medico, presumendo potesse essere un’influenza. Dopo 3 giorni, anche mio papà ha iniziato ad avere questi problemi ed è stato visitato. Finché l’8 marzo, il giorno del suo sessantaseiesimo compleanno è stato portato via in ambulanza. Faceva fatica a respirare. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto. Da lì è stata una discesa rapidissima…”.

Quando ti hanno comunicato che tuo papà aveva il coronavirus?

“Dopo 3 giorni dal ricovero, quando è arrivato l’esito del tampone. A mia mamma invece non è stato fatto. Lei si è messa in quarantena perché aveva gli stessi sintomi”.

Dopo il ricovero in ospedale che cos’è successo?

“Ci ha mandato un messaggio la domenica sera dicendo che stava poco bene. Il giorno dopo è arrivato un secondo messaggio in cui diceva di stare male. Poi il silenzio, non ha più risposto né l’abbiamo sentito. Abbiamo pensato che non potesse ricaricare il telefono”.

Sei riuscita a ottenere notizie dai medici?

“Solo un paio di giorni dopo sono riuscita a parlare con qualcuno chiamando i vari reparti, finché mi hanno passato la rianimazione. Mi hanno confermato che papà era intubato e che la situazione era grave. Dopo pochi giorni ci hanno chiamato per dirci che non ce l’aveva fatta. Da lì è partito un calvario. Ho dovuto dare questa notizia a mia mamma per telefono perché non potevo andare da lei. L’ho sentita gridare. Non aver potuto condividere questo dolore insieme è stata la parte peggiore”.

A quel punto che cosa hai fatto?

Ho chiamato le onoranze funebri e sono rimasta sconvolta. Non abbiamo potuto né vedere né dare un saluto a mio papà. Mi hanno detto che non l’avrebbero neanche vestito, ma sarebbe stato chiuso in un sacco e portato direttamente dalla camera mortuaria al cimitero. Come se non bastasse mi hanno chiesto prezzi stellari, chi 6.000 euro, chi 5.000. Solo dopo una serie di telefonate sono riuscita a strappare il prezzo di 3.800 euro, ma da pagare subito”.

In questa situazione che cosa hai fatto?

“Ho chiesto di poterlo cremare come era suo desiderio, ma mi hanno detto che non era possibile per via delle attese che sarebbero state troppo lunghe. Lo stesso valeva per una sepoltura. L’unica scelta che ti lasciano è il loculo”.

Sei riuscita ad andarlo a salutare?

“No, perché siamo in quarantena e non possiamo uscire. Gli hanno fatto il funerale da solo. Ho solo ricevuto un paio di fotografie dagli addetti delle onoranze funebri. Non c’era né un fiore né nessuno”.

Avevi i 3.800 euro per pagare il loculo?

“Mia mamma ha messo da parte un piccolo gruzzoletto utile per le spese del funerale, ma questi soldi sono vincolati. Anche le banche sono chiuse per l’emergenza e ora sembra che per 3 mesi non possiamo sbloccarli”.

Come avete fatto a pagare?

“Abbiamo chiesto ad amici e parenti un prestito. Senza di loro non avremmo potuto pagare”.

Qual è la cosa che più ti ha fatto arrabbiare?

“Il servizio fatto dalle onoranze funebri non permette di elaborare il lutto, di accompagnare il proprio caro. Non so neanche dove è stato sepolto, dovrò potrò andarlo a cercare. E c’è chi ha perso anche più di un parente e tutto diventa ancora più insostenibile. Noi siamo abbandonati e non sappiamo come comportarci. Aiutate le persone che hanno perso una persona cara. Non lasciateci soli!”.

Qual è il pensiero che ti aiuta ad andare avanti?

"Quando finalmente potrò riabbracciare mia mamma, perché ho rischiato di perdere anche lei. E finalmente saremo tutti insieme, per poter ricordare mio padre".

Coronavirus, Silvia perde il papà

 
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