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Coronavirus: il primo focolaio negli Usa? | VIDEO

Per gli Stati Uniti il Covid-19 nasce in Cina, nei laboratori di Wuhan. Per i cinesi lo hanno portato a Wuhan alcuni militari americani. Le due ipotesi, come vi raccontiamo, potrebbero essere collegate

E se il primo focolaio al mondo di Covid non fosse stato in Cina, a Wuhan, ma negli Stati Uniti d’America? Ce lo chiediamo dopo aver analizzato e messo in fila una serie di strane coincidenze.

Ma partiamo dall’inizio. Ufficialmente, almeno fino a oggi, il Covid sarebbe nato dai pipistrelli presenti in gran quantità nelle grotte del sud della Cina. Sempre in Cina, proprio nella metropoli di Wuhan, c’è il laboratorio di ricerca sui virus da cui, secondo il presidente Usa Donald Trump, sarebbe uscito il Sars-CoV-2 all’origine della pandemia. Per il portavoce del ministero degli Esteri cinese invece, la colpa potrebbe essere proprio dell’esercito americano, presente in gran numero a ottobre del 2019 a Wuhan durante le olimpiadi militari. Le due circostanze, il laboratorio di Wuhan e le olimpiadi militari, potrebbero avere una connessione.

Vediamo perché. Il laboratorio di Wuhan è classificato dal gennaio 2018 al massimo livello di sicurezza biologica, il livello 4. Abbiamo scoperto che c’è più di una correlazione tra il laboratorio di Wuhan e analoghi laboratori americani. A partire da quello di Fort Detrick nel Maryland che ospita i due più importanti laboratori di biosicurezza di livello 4 al mondo. Il primo è il Niaid, l’agenzia federale per le ricerche sulle malattie infettive diretta da 35 anni da Anthony Fauci, immunologo tra i più influenti al mondo e oggi a capo della task force governativa americana per affrontare l’emergenza Coronavirus. L’altro edificio ospita Usamriid, il principale centro militare americano per la ricerca sulle contromisure da adottare in caso di “guerra biologica”.

Ma cosa c’entrano questi due laboratori con quello di Wuhan? Per capirlo facciamo un passo indietro e torniamo in Cina, quando nel febbraio del 2018 la rivista di virologia del laboratorio di Wuhan pubblica uno studio proprio sul coronavirus dei pipistrelli. Parliamo di una ricerca svolta a Wuhan su campioni di virus e sangue umano prelevati nella città di Jinning, a più di mille chilometri di distanza. Gli scienziati cinesi, già 2 anni prima, avrebbero scoperto un nuovo Sars Coronavirus del pipistrello che infetta direttamente l’essere umano senza bisogno di passare attraverso un ospite intermedio. Nello studio cinese ci sono alcune frasi che fanno pensare a una possibile correlazione con il Covid-19 di oggi.

Il professor Matteo Bassetti, virologo dell'ospedale San Martino di Genova, spiega: “I ricercatori cinesi sono andati a valutare 220 persone che vivevano nella zona di Jinning e hanno fatto uno studio sierologico. Hanno trovato sei persone che avevano gli anticorpi per il Sars Coronavirus dei pipistrelli”. Gli chiediamo se uno di questi virus scoperti nel 2018 possa essere un progenitore del Sars-Cov-2 e Bassetti risponde: “Non si può escludere che non possa essere un progenitore, d’altronde si è detto da principio che questo virus viene dai pipistrelli, quindi è evidente che potrebbe appartenere agli stessi virus che erano stati isolati precedentemente”. Insomma i virus isolati 2 anni fa a Wuhan potrebbero essere i nonni o i genitori del covid19.

Ma la cosa si fa ancora più interessante, come ci spiega Basetti: “Alla fine dello stesso studio cinese sono stati indicati i finanziatori della ricerca. Tra questi c’è proprio il Niaid di Fort Detrick, ovvero l'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive degli Stati Uniti, con un finanziamento che ammonta a più di 3 milioni di dollari erogati tra il 2014 e il 2018”. Se poi andiamo a vedere la lista dei membri del comitato scientifico della rivista di Virologia del laboratorio di Wuhan che ha pubblicato questo studio, troviamo niente meno che il Professor Sina Bavari, lo scienziato militare a capo del laboratorio americano di Usamriid. Quindi, a quanto emergerebbe, gli americani sarebbero sia i finanziatori che i valutatori dello studio cinese.

E che gli americani siano interessati in prima persona a lavorare su quei virus lo dimostra il fatto che nei laboratori di biosicurezza di Livello 4 di Fort Detrick, che tramite Fauci e Bavari abbiamo visto collegati alle ricerche cinesi, si svolgono particolari ricerche denominate “GOF”. Si tratta di “esperimenti di guadagno di funzione” che coinvolgono la sindrome respiratoria da coronavirus, ricerche sospese da Barack Obama nel 2014 per motivi di sicurezza e riprese solo nel 2017 con Donald Trump. Esperimenti che riguardano “la creazione, il trasferimento o l'uso di agenti patogeni dal potenziale pandemico potenziato”. 

In parole povere si sviluppa e si fa evolvere la pericolosità del virus a scopi scientifici per poi poterlo combattere con degli antivirali o dei vaccini. Quindi gli americani a Fort Detrick potrebbero aver studiato gli stessi virus che hanno studiato prima di loro i cinesi di Wuhan. Bassetti aggiunge: “Il laboratorio per vedere se un antivirale funziona deve avere il virus o devi avere una coltura del virus e testare i nuovi farmaci. Guardi quello che è successo per esempio con il Redemsivir, che è un farmaco che è stato sviluppato per Ebola. Ha dimostrato di avere attività nei confronti del Sars-CoV-2, perché i ricercatori hanno testato l’attività anche nei confronti di questo virus”. E infatti l’8 Marzo 2019 il Professor Sina Bavari, Direttore scientifico Usamriid pubblica uno studio proprio sul Redemsivir dal titolo: “Scoperta di farmaci antivirali ad ampio spettro coronavirus”. Uno studio nel quale sostiene che “questi coronavirus sono associati a nuove sindromi respiratorie”. Insomma i virus del pipistrello scoperti a Wuhan con il finanziamento di Niaid potrebbero essere stati tra quelli studiati e potenziati a Fort Detrick da Sina Bavari per testare il Redemsevir.

Ci chiediamo se un virus di questo genere, liberato in una zona abitata, possa diffondersi tra la popolazione. “Dipende”, aggiunge Bassetti, “ci vuole sempre un ospite che lo possa trasmettere. Non è che basta che io lo spruzzo nell’ambiente e in qualche modo io me lo prendo. Cioè i virus per poter in qualche modo trasmettersi hanno bisogno, come abbiamo detto prima, di un ospite intermedio che può essere anche un essere umano”. Quindi perché si scateni un’epidemia ci deve essere almeno un essere umano infettato per trasmettere il virus. Che è esattamente quello che gli americani sostengono che sia accaduto nel laboratorio di Wuhan. Ma se invece questa trasmissione fosse avvenuta proprio a Fort Detrick?  

A luglio 2019 con un ordine del Cdc, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del governo americano, il laboratorio di sicurezza biologica livello 4 di Usamriid è stato chiuso per un incidente di biocontenimento. La notizia era trapelata solo il 2 agosto, come riportano i media: “Il laboratorio Fort Detrick è stato chiuso a tempo indeterminato”. Ma il New York Times, 3 giorni dopo, aggiunge un dettaglio che dà la misura del problema: nell’ordine di chiusura, il Cdc, l’ha giustificato con "motivi di sicurezza nazionale" che è un modo per mettere il segreto di Stato alla vicenda e così non dare spiegazioni.

Secondo un quotidiano locale: “Usamriid ha ricevuto la lettera con l’ordine di cessare di ogni attività dal CDC il 15 luglio dopo un'ispezione di giugno". Ma quattro giorni prima, il telegiornale della rete Abc racconta: “Stasera una malattia mortale in Virginia ha portato due morti e dozzine di residenti infettati di una malattia respiratoria qui nella comunità di pensionamento di Green Spring. Negli ultimi 11 giorni, 54 persone si sono ammalate con sintomi che vanno da una brutta tosse alla polmonite senza indizi chiave su come sia scoppiata la malattia improvvisa”. Passano due giorni e la strana epidemia compare anche in un’altra casa di riposo li vicino. È sempre il tg a raccontarlo: “Un misterioso virus respiratorio ha colpito una seconda casa di riposo nella contea di Fairfax”. L’unica cosa chiara al momento è che, due giorni dopo la seconda epidemia a poche decine di miglia di distanza, con un ordine del Cdc, il laboratorio di sicurezza biologica livello 4 di Usamriid a Fort Detrick nel Maryland, viene chiuso per un incidente di biocontenimento. È sempre il tg a raccontare le paure degli abitanti di quella zona: “Gli abitanti che vivono vicino a Fort Detrick vogliono sapere perché il laboratorio top di Army Germ, uno dei più noti, è stato chiuso così velocemente”.

A Fort Detrick infatti gli scienziati Usa gestiscono alcuni degli agenti biologici più sensibili e conducono ricerche mediche all’interno di esso. Ricerche anche su cellule virali molto pericolose, come Ebola e Antrace.  Dentro quel laboratorio i militari americani insomma stavano facendo le stesse ricerche sugli stessi virus potenziati di coronavirus trovati nei pipistrelli di Cina. E allora non possiamo che porci una domanda: c’è forse una correlazione tra la fuga di biocontenimento di Fort Detrick e le epidemie anomale dentro le due case di riposo di Green Spring? È sufficiente osservare la mappa per vedere che vicinissima alle due case di riposo, c’è Fort Belvoir, un ospedale per i militari che tra gli altri assiste anche quelli di Fort Detrick. Ma come sarebbe arrivato il contagio da Fort Belvoir alle due case di riposo? Il fatto è che proprio questo ospedale assiste anche i veterani di guerra delle forze armate americane che vivono anche dentro le due case di riposo. Vi mostriamo alcune immagini, nelle quali si vedono i marines festeggiare nella casa di riposo di Burke i numerosi veterani della seconda guerra mondiale per l’anniversario di fondazione del loro corpo. Può dunque esistere un filo che lega l’incidente di biocontenimento di Fort Detrick, l’ospedale militare di Fort Belvoir e le case di riposo in cui si manifesta l’anomala l’epidemia di luglio?

È una domanda a cui hanno cercato di dare risposta anche al Congresso degli Stati Uniti. Le autorità cinesi intanto hanno più volte sostenuto che l’epidemia sarebbe arrivata a Wuhan con i militari dell’esercito americano che partecipavano alle gare del “World Military Games 2019”, in programma dal 12 al 28 ottobre. Noi ovviamente non lo sappiamo ma dal periodico delle forze armate americane scopriamo che alcuni militari di Fort Belvoir hanno partecipato a quei Giochi. Tra questi il sergente di prima classe Maatje Benassi e il capitano dell'esercito Justine Stremick, che serve come medico di medicina di emergenza dell'esercito a Fort Belvoir in Virginia. Quindi almeno due atleti dell’ospedale militare situato vicino alle case di riposo dove c’è stata l’epidemia sospetta di luglio sarebbero andati a Wuhan per le olimpiadi di ottobre 2019. Ma se anche dei militari americani, inconsapevolmente, avessero portato un virus potenziato a Wuhan, si sarebbe dovuta registrare una prima diffusione del contagio tra i 10.000 militari presenti al villaggio olimpico.

E allora fate attenzione alla testimonianza del militare Matteo Tagliariol, che ha partecipato per i nostri colori nazionali ai giochi di Wuhan nella specialità della scherma. “A fine ottobre siamo stati come delegazione italiana ai giochi mondiali militari a Wuhan. Fatalità dopo pochi giorni, moltissime persone della delegazione italiana, e poi ho scoperto anche di altre delegazioni, si sono ammalate di influenza. Dopo un po’ di giorni avevo molta tosse. Quando sono stato là sono andato dal medico, e il medico mi ha detto che in quei giorni là c’era moltissima gente che aveva questa forma virale influenzale, tant’è che c’erano un pò di problemi con le scorte di medicine perché le avevano richieste tantissimi atleti. Per quello che riguarda il mio appartamento a Wuhan, tutti gli atleti si sono ammalati e tutti quanti con più o meno gli stessi sintomi e quindi, tosse e tutti abbiamo avuto 2 o 3 giorni di febbre molto alta, però dopo è rimasta tra 37 e mezzo e 38 per tantissimo tempo, più di due settimane. Nessuno si è mai più ammalato di coronavirus”.

Davvero una strana coincidenza. L’unica cosa che però ci sembra di aver capito in tutta questa storia è che se il Sars-Coronavirus del pipistrello di Jinning presente da sempre in natura, antenato del Covid-19 modificato in laboratorio, fosse rimasto nella sua grotta, nella remota zona rurale distante 1.000 km da Wuhan, forse non avrebbe mai infettato nessuno e magari si sarebbe evoluto in tutt’altra direzione…

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