Coronavirus, gli psicologi: "Non prendete decisioni dettate dalla paura"
L’isolamento forzato mette a dura prova il nostro equilibrio psicofisico: uno psicologo ci spiega quali sono i problemi a cui andiamo incontro e cosa possiamo fare per stare meglio
Fidanzati che non possono più abbracciarsi per settimane e coppie costrette a stare insieme 24 ore su 24?. Lo psicologo Gabriele Melli racconta la doppia faccia della quarantena imposta dalla pandemia di coronavirus. “Da un lato c’è il disagio di chi si nutre di relazioni esterne, come i fidanzati che non convivono e devono uscire di casa per incontrarsi o gli anziani che aspettano con ansia la visita dei figli e nipoti. Dall’altro tutte quelle persone che in casa affrontano convivenze non serene per le quali uscire rappresenta una valvola di sfogo. Come le coppie conflittuali, i separati in casa o, nel caso peggiore, chi subisce violenza. In tutti questi casi l’isolamento rischia di rompere gli equilibri”.
Lo psicologo Raffaele Morelli racconta di chi l’equilibrio l’ha già perso e lo contatta perché sta pensando di lasciare il partner. “Nei momenti difficili non si prendono decisioni. Mai! In questi momenti bisogna fermarsi”, continua lo psicologo. “Bisogna seguire le regole che ci danno i medici. Se abbiamo paura dobbiamo ascoltare la nostra paura e ripeterci una frase fondamentale: ‘Io non sono solo quello che ha paura’. Io sono quello che fa tutte le cose che continuo a fare durante il giorno anche se non posso uscire. Una mia paziente proprio in questi giorni ha scritto una fiaba che aveva in mente da tempo. Nel tran tran di tutti i giorni non c’era mai riuscita. Ora, seppur piena di paure e di disagi, sì. Anche nel disagio più grande c’è sempre un punto di te non coinvolto che può provare la gioia e il buon umore”.
Per fronteggiare il coronavirus il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (CNOP) ha pubblicato un vademecum per tutti i cittadini dove si spiega chiaramente cosa succede quando abbiamo paura. “La paura è un’emozione potente e utile perché previene i pericoli e ci permette di evitarli. Quando è troppa però ci porta ad agire in modo irrazionale e a fare errori. O peggio, a ignorare i comportamenti corretti consigliati dalle autorità sanitarie. Bisogna evitare la ricerca compulsiva di informazioni e diffondere solo quelle affidabili. Dobbiamo ridurre la nostra sovraesposizione alle informazioni che circolano sui media tradizionali e sui social”.
Giorgio Nardone si esprime sulla categoria attualmente più a rischio: i medici. “Il personale sanitario svilupperà disturbi post traumatici. Bisogna attivare subito il supporto psicologico. Affrontano l’epidemia senza che esista ancora una terapia. Di fronte a persone con la salute compromessa sa già chi ce la farà e chi no e si trova come davanti a un malato terminale ma in emergenza. Questo fa la differenza. Sa già che molto probabilmente il suo aiuto non sarà abbastanza. Gestire questa consapevolezza è difficile”.