Coronavirus e la riapertura dei locali: “Fate regole sensate o meglio restare chiusi” | VIDEO
Un imprenditore veneto ha lanciato sui social uno sfogo che ha fatto il giro del web. Al centro delle critiche, le voci sulle possibili regole che bar e ristoranti dovranno rispettare: "Tra ingressi contingentati, distanze tra i clienti e misure igieniche, noi imprenditori moriamo, meglio lasciarci chiusi”
“O le cose si fanno seriamente oppure il 60% delle attività chiuderanno”. E’ molto duro lo sfogo di Riccardo Maniscalco, titolare di un lounge bar a Padova, il cui video è diventato virale su internet. Al centro delle critiche ci sono le misure che sembra il governo potrebbe adottare quando inizierà la fase 2, quella in cui molte attività come bar e ristoranti potranno tornare a riaprire. Oltre a inaccettabili minacce rivolte alla politica.
Noi di Iene.it abbiamo parlato con lui: “Ormai l’imprenditore piccolo o medio lavora solo per sopravvivere, ed è contento se arriva a pari e paga le spese che ha. Questa è la triste realtà, ma chi ci governa non se ne rende conto: loro non possono capire, sono distanti anni luce. Le associazioni di categoria? Non fanno altro che portarsi a casa le quote di adesioni degli iscritti, ma quando si tratta di far sentire la propria voce sul campo, mettono la coda tra le gambe”.
“In tanti imprenditori che ho sentito, stanno dicendo ‘ma che riapro a fare? Chiedo il finanziamento, che tanto è garantito dallo Stato, e poi resto chiuso e mi tengo i soldi in tasca’”, racconta Riccardo. Il suo video sfogo contro le misure che potrebbero essere applicate ai locali pubblici è stato visualizzato in pochissime ore da decine di migliaia di persone, tra cui sicuramente molti colleghi imprenditori.
“La situazione per noi imprenditori è preoccupante a partire dalle restrizioni che interesseranno i ristoranti, le pizzerie, i bar”, ci dice Riccardo. “Ora sembra che si parli di due metri di distanza tra i tavolini. Io li ho su un’area di 50 metri quadrati e ospitavo feste di compleanno per 30-35 persone. Piccole cose, che mi facevano restare in piedi, non mi sono mai arricchito in quattro anni di attività. Ora se applicheranno queste distanze, io potrò ospitare, nella stessa area di prima, sì è no 10 persone”.
Una situazione che per Riccardo rischia di essere insostenibile: “Pago al comune 4500 euro all’anno di plateatico. Come pensate di farci riaprire a queste condizioni? A un euro e dieci a caffè, con dieci persone che posso fare restare nel locale? Poi dovranno essere contingentati gli ingressi, una persona per ogni quaranta metri quadrati di spazio. Guardate la metratura del mio locale: ho 57 metri quadrati: ditemi come posso lavorare facendo entrare una sola persona per volta, per un caffè o uno spritz? Ci farete aprire, le spese saranno a regime ma gli incassi saranno un decimo di quello che mi serve per andare a pari”.
L’imprenditore critica anche il possibile obbligo dei dispositivi di protezione: ”Mi dite che serviranno mascherine e gel. Le mascherine non si sa dove trovarle e se si trovano costano una follia. Poi i guanti: se arriva un infetto e mi tocca la tazzina, devo togliere il guanto, andare in cassa… poi mi dite che che non devo usare il contante, che è tutto elettronico, però poi le banche si prendono le commissioni su un incasso di euro e dieci di caffè… Se volete queste restrizioni, allora è meglio che ci fate stare chiusi. Dovete essere voi dello Stato a pagare a noi, a fondo perduto, quello che ci serve per rimanere in piedi... Ci state dando una macchina senza gomme e senza volante, ma dove vogliamo andare? Però poi il bollo e l’assicurazione volete che ve lo paghiamo…”
“Mi è arrivata la fatturazione di febbraio e marzo dell’Enel, puntuale come sempre. Mi arrivano da pagare 1258 euro. A marzo ho lavorato fino al 10, perché poi è arrivato il decreto di chiusura dei locali. Di questi 1258, 569 sono il consumo effettivo e il resto sono tasse e spese di trasporto. Ma in una situazione del genere, come faccio a pagare?”. E per cercare di rispondere a tutte le spese, ha dovuto chiedere il prestito in banca 10mila euro.
Poi arriva la sua proposta drastica: “Dovete tenerci chiusi e pagarci a fondo perduto le spese minime per restare. Sennò annullate tutto, siete distanti anni luce dalla realtà”. Un appello disperato, che racconta un paradosso: meglio restare chiusi che non aprire ed essere sommersi dalle spese.