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Coronavirus, Valerio e il rientro in Sicilia: “Bloccato agli imbarchi, dormo in macchina” | VIDEO

Come Valerio sono tanti i lavoratori che, una volta chiusa l’azienda per cui lavorano, si sono trovati senza un posto dove dormire. Unica opzione: tornare a casa. Eppure per giorni sono rimasti bloccati in un piazzale e Valerio si è pure beccato la denuncia

“Sono due notti che dormo in macchina, bloccato in questo parcheggio nonostante la Regione Sicilia, prima di partire, mi avesse confermato che potevo a tornare a casa mia”. Quella di Valerio Cipolla è un’odissea che non riguarda soltanto lui, ma tanti altri lavoratori nella sua situazione in questi giorni di decreti, ordinanze e conferenze stampa in cui le regole cambiano molto rapidamente. Come ci racconta nel video che potete vedere qui sopra per più di 50 ore Valerio e alcuni suoi colleghi sono rimasti bloccati in un parcheggio di piazzale Anas di Villa San Giovanni (Calabria). Dopo giorni difficili in cui ha dormito in macchina, alla fine lo hanno fatto imbarcare nella tarda sera di mercoledì 25 marzo ed è arrivato a Palermo terminando questa odissea. E pensare che lunedì 23 era già in fila all’imbarco per prendere il traghetto che lo avrebbe condotto a casa, in Sicilia, quando qualcosa è andato storto. Ma andiamo con ordine. 

Il 22 marzo un’ordinanza del Ministero della salute stabilisce che per contenere il contagio del coronavirus è vietato alle persone di spostarsi in un “comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”. Un provvedimento confermato nel decreto del 22 marzo e in vigore dal 23 marzo. 

In sostanza, a differenza di quanto era stato stabilito nel decreto del 10 marzo, alle persone non è garantito il rientro al proprio domicilio: dove si è si resta. Una norma attuata per evitare un altro esodo, dopo la chiusura di nuove attività commerciali, come quello che si era appunto verificato dopo l’8 marzo. Peccato che siano in tanti i lavoratori come Valerio che si sono trovati senza un posto dove dormire, una volta chiusa l’azienda per cui lavora.

Valerio, per non sbagliare, decide di chiedere alla regione se può rientrare a casa sua, a Palermo, dal momento che non ha più un alloggio nel posto in cui lavora a San Benedetto del Tronto, nelle Marche. “Io già da qualche giorno sapevo che mi sarebbe scaduto il contratto d’alloggio perché la mia azienda stava chiudendo e così il 18 marzo ho scritto alla regione per sapere se potevo tornare a casa, non avendo altro posto dove andare. Mi hanno detto di sì. Per non trovarmi in brutte situazioni il 22, ovvero il giorno in cui la mia azienda ha chiuso e non avevo più dove dormire ho richiamato la regione, che per telefono mi ha di nuovo confermato che potevo tornare in Sicilia, dove ho la residenza. Insomma avevo tutte le carte in regola”. 

E in un primo momento infatti tutto sembra andare liscio, nonostante i vari controlli che Valerio trova durante il viaggio da San Benedetto del Tronto fino a Villa San Giovanni dove avrebbe dovuto prendere il traghetto: “Ci hanno fermato più volte per i controlli della polizia e ci hanno sempre fatto passare”, racconta Valerio. “Mi hanno fatto controlli pure lunedì 23 alle 3 di notte, quindi quando il decreto era già in vigore, mentre ero più o meno vicino Napoli. Avevo l’autocertificazione, in cui dicevo che mi spostavo da comune a comune per fine lavoro e ci hanno fatto passare”. 

“Lunedì 23 all’alba arriviamo all’imbarco dei traghetti, eravamo la terza macchina, ma hanno fatto passare solo la prima e da lì hanno bloccato tutto”. Valerio, insieme a molti altri, viene fatto spostare nel parcheggio della stazione ferroviaria. Ci racconta che lui e i suoi colleghi vengono denunciati per violazione del decreto: “Dicevano che non potevo spostarmi da comune a comune”. 

Da lunedì pomeriggio a mercoledì sera Valerio è rimasto in quel parcheggio. “Abbiamo dormito nel furgone per due notti. Siamo letteralmente bloccati qui”, ci racconta. “Per i bisogni usiamo il gabinetto delle ferrovie, per mangiare il comune di Villa ci ha passato qualche alimento ma è davvero poco e non sappiamo più come fare. Ieri pomeriggio ci hanno comunicato che la regione non avrebbe più fatto entrare nessuno". Nel frattempo nella scorsa notte circa 150 persone sono state autorizzate a imbarcarsi, per ragioni di sicurezza. Per gli altri siciliani bloccati è stata predisposta la quarantena in un albergo a Reggio Calabria, ma alcuni di loro chiedono di poter arrivare al comune di residenza, in Sicilia. "Noi stiamo ancora aspettando e protestando per avere una risposta", dice Valerio. "Io mi sono denunciato per andare a fare la quarantena a casa mia, e invece mi hanno bloccato in questo piazzale. Io non avevo alternative, non avevo un posto dove stare nelle Marche, dove la facevo la quarantena?". Già, perché il paradosso è che Valerio e gli altri lavoratori nella sua situazione non avevano alternative, se non tornare a casa loro.

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