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Coronavirus: risarcimento per i medici contagiati in ospedale e non per quelli di base

Medici, dentisti, farmacisti e tecnici sanitari (infermieri, terapisti, radiologi ecc.) che lavorano con regolare contratto in una struttura sanitaria pubblica o privata, se hanno preso il Covid dai pazienti, hanno diritto a un indennizzo dall’Inail che in caso di morte viene pagato ai familiari. I medici di famiglia e gli operatori che lavorano fuori da un ospedale, no. Ecco perché si fa questa incredibile differenza tra gli eroi che ci hanno salvato dalla pandemia

Esistono medici e operatori sanitari eroi di serie A e di serie B, almeno in Italia, davanti ai risarcimenti. Quelli che si sono ammalati o sono purtroppo morti di Covid in ospedale avranno diritto all'indennizzo, i dottori di famiglia no. Il Corriere della Sera racconta lo scandalo ricostruendo un’incredibile babele legislativa e assicurativa.

Nella foto qui sopra vedete uno dei simboli di tutti questi veri eroi, ospedalieri o di base: è Elena Pagliarini, infermiera del Pronto soccorso dell’ospedale di Cremona, premiata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella come Cavaliere al merito della Repubblica. Lo scatto di un collega che la ritrae addormentata a fine turno ancora al suo posto, davanti al computer e con camice e mascherina, riassume l’impegno straordinario di tutto il personale sanitario che ha fatto uscire il nostro Paese per ora dall’emergenza più grave dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

In tantissimi sono stati inevitabilmente contagiati dal Covid, in tanti sono morti: questi veri eroi non sono però tutti uguali almeno davanti ai risarcimenti. Medici, dentisti, farmacisti e tecnici sanitari (infermieri, terapisti, radiologi ecc.) che lavorano con regolare contratto in una struttura sanitaria pubblica o privata e che si sono ammalati dopo essere stati contagiati da un paziente, possono contare sulla copertura assicurativa dell’Inail che lo considera un infortunio sul lavoro. Hanno diritto a un indennizzo in caso di un’invalidità permanente. In caso di morte, il risarcimento viene versato ai familiari. 

Il lavoro dei medici di medicina generale, quelli di base, quelli di famiglia per intenderci, è un servizio pubblico in convenzione con il Servizio sanitario. Non possono rifiutarsi di visitare i pazienti e se si ammalano di Covid anche per loro si dovrebbe pensare a un infortunio sul lavoro. Stessa cosa per farmacisti, per dentisti e per tutti gli altri operatori sanitari che svolgono un’attività libero-professionale a contatto con il pubblico. Tutti questi di solito pagano volontariamente una polizza assicurativa che copre i danni da infortuni, con contributi tra i mille e i duemila euro l’anno. A differenza dell’Inail, però, le compagnie assicurative private escludono che il contagio possa essere considerato un infortunio e non coprono i danni. Lo fanno solo se l’assicurato ha stipulato una polizza specifica anche contro le malattie: una cosa molto rara perché in Italia c’è il Servizio sanitario nazionale già gratuito.

Sul Corriere della Sera troviamo anche i numeri dall’inizio della pandemia dell’Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, spiegati da Patrizio Rossi, sovrintendente sanitario nazionale dell’Istituto, aggiornati al 15 giugno: “L’Inail ha ricevuto 49.021 denunce di infortuni sul lavoro da parte degli operatori del settore della sanità e dell’assistenza sociale, tra tutte la categoria più colpita con 236 decessi”.

La percentuale più alta di contagiati si è verificata tra i tecnici della salute (40,9%), seguiti dagli operatori socio-sanitari (21,3%), dai medici (10,7%) e dagli operatori socio-assistenziali (8,5%). Anche i morti si sono concentrati di più tra i tecnici della salute (12%, di questi il 60% sono infermieri), seguiti dai medici (9,9%) e dagli operatori socio-sanitari (7,8%): “Questi sono solo gli operatori infettati sul lavoro che sono assicurati dall’Inail e sono tutelati da questi rischi”. Gli esclusi? Migliaia di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti, dentisti, tecnici sanitari. In 171 sono morti. Sono morti e contagiati di serie B che non hanno diritto al risarcimento? Dov’è finito il grazie agli eroi della pandemia?

“Sulla qualificazione dell’infezione come infortunio c’erano orientamenti opposti tra mondo assicurativo pubblico e mondo assicurativo privato già prima della pandemia”, spiega Rossi al Corriere della Sera. “Dal punto di vista tecnico-giuridico non c’è alcuna differenza tra il sistema assicurativo pubblico e quello privato sull’interpretazione dell’infezione come infortunio. Le assicurazioni private hanno sempre escluso tutte le malattie infettive dall’indennizzo, a meno che non siano collegate direttamente a una lesione subita in precedenza”.
 
In molti sono già pronti a rivolgersi alla magistratura. Noi speriamo che la politica possa intervenire, perché non possono esserci eroi di serie A e di serie B: dobbiamo a tutti loro tantissimo.

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