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Coronavirus: “‘Ritorna in Cina'. E m'ha spaccato la bottiglia in testa” | VIDEO

“Tornatene in Cina perché non ho voglia di infettarmi per colpa tua”. La fobia del Coronavirus sta scatenando in alcuni i peggiori istinti razzisti. Nicolò De Devitiis ha incontrato Matteo, che ha aggredito un ragazzo cinese con una bottiglia 

“Io non sto dicendo che non ho fatto niente, io sto dicendo che quel tipo se le meritava. Non perché ha il coronavirus ma perché è un coglione”. Matteo, 21 anni, pochi giorni fa ha aggredito con una bottiglia in mano un ragazzo cinese, ma sostiene di non averlo fatto come atto di razzismo.

Così gli chiediamo cosa pensa dei cinesi e la risposta non è certo delle più pacifiche: “Dal momento in cui uno straniero entra nel mio paese, dove io sono nato, dove io ho il dna, deve portarmi rispetto perché mio ospite”. E quell’aggressione? “Perché io non sono mai andato in un bar a rompere i coglioni”, ci risponde secco Matteo. Ma quando gli facciamo notare che il ragazzo cinese era entrato solo per cambiare dei soldi e non per dare fastidio, ci risponde senza mezzi termini: “Ma a me non me ne frega un cazzo, li vai a cambiare prima di fare benzina”.

Ma cosa è successo davvero? Lo chiediamo anche ad Alex, la vittima dell’aggressione. “Quando sono entrato la barista mi ha detto che avevo il coronavirus e che quindi non potevo entrare ma io gli ho spiegato che sono in Italia da 10 anni e che non sono infetto”. Ed è qui che Matteo l’avrebbe aggredito, “Mi ha detto ‘che cazzo vuoi? Ritorna in Cina’ e poi mi ha spaccato la bottiglia in testa…”. Ma secondo la ricostruzione di Alex non sarebbe nemmeno finita lì: “Io sono subito uscito, mi ha seguito e mi ha detto ‘ti do un pugno’”. 

Allora Matteo, perché l’ha aggredito? “Perché mi ha rotto il cazzo. è inutile tirare fuori storie sul coronavirus, il motivo era una semplice rissa, ha dato della puttana alla barista e non ci ho più visto”. Insomma, aggredito l’ha aggredito, ma Matteo sostiene che il coronavirus non c’entri niente, anzi che sia stato il ragazzo cinese a provocare.

Matteo l’abbiamo sentito, Alex pure, non ci resta che ascoltare anche la versione della barista. “Matteo ha capito che questo mi ha offesa e l’ha attaccato, anche se non è vero che mi ha offesa o comunque io non l’ho sentito”. Il racconto sembra coincidere proprio con quello di Alex: tutto tranne un particolare. “Non ho assolutamente detto che doveva uscire perché aveva il coronavirus anzi, mi sono pure messa a difenderlo!”. Ci dice lei in lacrime: “Sono preoccupata ora per il mio posto di lavoro, per la diffamazione…”.

Torniamo da Matteo che continua a lamentarsi del ragazzo cinese. “È venuto a dire che siamo razzisti” ci dice arrabbiato. Ma lo è o no? “Io sono fascista, non sono razzista. Dal primo all’ultimo secondo della mia vita esigo rispetto”. Ma poi, dopo un po’ che ci parliamo, finalmente fa un passo indietro: “Sono cosciente di aver sbagliato e so di aver sbagliato...”. 

Cogliamo subito l’occasione per proporgli un incontro per chiarirsi con Alex, ma non reagisce proprio benissimo: “Chiamatelo qua quel cinese di merda”. E anche se non sembra così convinto ci proviamo lo stesso e andiamo a prendere Alex.

“Io ho sbagliato, ma anche tu devi dichiarare di aver sbagliato” dice Matteo ad Alex porgendogli la mano. Peccato però che la stretta di mano non sia ricambiata: “Accetto le scuse ma non do la mia mano perché non lo sento dal cuore, mi spacca una bottiglia in testa e se mi chiede scusa è tutto a posto? No”, ci spiega Alex ancora un po’ impaurito.

Non molliamo, senza grossi risultati inizialmente. “L’ho picchiato perché l’italiano non lo capisce, se vieni qua devi sapere quello che dico e quello che dice lui. Io gli sto porgendo la mano se lui non l’accetta, la colpa è sua” dice Matteo. E riparte: “Pensi che io perda tempo con questa faccia di merda? Se non mi dai la mano allora devi andare via perché non sei italiano”.

Insomma, trovare un punto di incontro sembra quasi impossibile! E dopo poco si ritorna al punto di partenza: scoppia di nuovo una lite. “Ne vuoi una altra in testa? Sei una merda, ti vedranno in tv e vedranno tutti che sei un cinese figlio di puttana!”, urla minaccioso Matteo prima di andarsene.

Così tentiamo l’impossibile spiegando ad Alex il gesto di Matteo, un po’ forzato ma comunque sincero, e incredibilmente dopo l’intervento di Nicolò De Devitiis, i due litiganti si stringono la mano. “La prossima volta conterò non solo fino a 10, ma anche fino a 20…. Che 10 non mi bastano”, chiosa Matteo.

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