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Coronavirus, “noi tornati dalla Sardegna: negativi al sierologico, positivi al tampone”

Una coppia campana è tornata dalla Sardegna dopo le vacanze di Ferragosto. “Abbiamo fatto il sierologico ed era negativo. Un nostro amico medico però ci ha consigliato di fare anche il tampone e quello era invece positivo, ma lo abbiamo scoperto solo per un controllo delle forze dell’ordine”. Ecco la storia di Marco (nome di fantasia) e sua moglie, raccontata a Iene.it

“Per fortuna siamo stati scrupolosi e siamo riusciti a fare anche il tampone, altrimenti avremmo potuto contagiare tantissima gente”. E’ una storia molto particolare quella che Marco (il nome è di fantasia), ha raccontato a Iene.it, dopo aver passato una settimana di vacanza in Sardegna.

“Io e mia moglie siamo stati in vacanza in Sardegna nella settimana di Ferragosto, e rientrati in Campania il 21 agosto”, ci dice Marco. “Una volta a casa, abbiamo deciso di fare il test sierologico viste tutte le notizie dei casi di coronavirus sull’isola: siamo risultati entrambi negativi”. Tutto bene insomma, almeno finché la coppia non parla con un amico medico: “Ci ha consigliato di sottoporci comunque al tampone, perché a suo dire il risultato del sierologico non è affidabile”.

Marco e sua moglie si fidano dell’amico, fanno richiesta al medico e si sottopongono al tampone. “Ci hanno detto che ci avrebbero contattato solamente in caso di positività, altrimenti no. Al massimo entro 72 ore”. I giorni passano e la coppia è tranquilla, finché “la domenica, cinque giorni dopo il tampone, vengono gli agenti a casa per controllare se stessi rispettando la quarantena. Sono rimasto stupito, e loro mi hanno detto che ero positivo al coronavirus: l’ho scoperto così”.

Insomma, la coppia dopo il risultato negativo del test sierologico ha scoperto di essere positiva grazie al tampone: “Per fortuna siamo stati scrupolosi e siamo riusciti a fare anche il tampone, altrimenti avremmo potuto contagiare tantissima gente”. Un rischio ancora più serio perché “in famiglia abbiamo una persona immunodepressa”.

Bisogna subito specificare una cosa: i test sierologici non sono considerati test validi per acclarare l’avvenuto contagio da coronavirus, ma semplici indicatori di aver sviluppato gli anticorpi per il Covid-19. Infatti, nel caso di sierologico positivo, è sempre richiesto il tampone per confermare l’avvenuto contagio. Eppure questa storia fa sorgere una domanda: quante persone potrebbero essere risultate negative al sierologico quando in realtà erano positive?

A ogni modo, l’odissea di Marco e sua moglie non è finita qui. “Dopo aver scoperto di essere positivi, ovviamente abbiamo rispettato tutte le indicazioni del caso. Ma dalle autorità sanitarie non abbiamo avuto quasi nessuna indicazione, era difficilissimo parlare con qualcuno”. Un problema purtroppo non nuovo, che molte persone da Nord a Sud si sono trovate costrette a sopportare: “Io sono anche asmatico, ho avuto sintomi piuttosto seri. Per fortuna sono sempre rimasto a casa e non ho avuto bisogno di andare in ospedale, ma ci siamo davvero sentiti abbandonati”.

“Adesso io sono diventato negativo, mentre mia moglie è ancora positiva”, chiude Marco. “Ma è possibile che dopo tutti questi mesi ci sia ancora questa disorganizzazione nel gestire noi malati?”

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