Coronavirus e soldi a imprese e lavoratori: cosa non ha funzionato? | VIDEO
ll governo ha annunciato una “potenza di fuoco” di 400 miliardi di euro per sostenere imprese e lavoratori. Ma mentre il denaro stenta ad arrivare, moltissime aziende sono in grave crisi. E anche la cassa integrazione è in ritardo: cosa non ha funzionato? Il nostro Silvio Schembri approfondisce il problema con i diretti interessati: gli imprenditori messi in ginocchio dal coronavirus
Nelle ultime settimane molti imprenditori in tutta Italia sono sul piede di guerra. Mentre il governo continua a rinviare il nuovo decreto, le imprese rischiano il collasso: eppure il premier Conte aveva rassicurato parlando di liquidità per 400 miliardi di euro. Il nostro Silvio Schembri prova a capire cos’è andato storto e per farlo va a parlare con alcuni imprenditori.
C’è Enrica, che ha un’agenzia di viaggio: “Dal 20 febbraio ho fatto solo cancellazioni. Fino a fine anno non abbiamo prospettive”. E non solo: “Ho cinque dipendenti in cassa integrazione e non hanno ancora preso una lira”. Già, perché da febbraio non hanno ancora visto i soldi. “Io per adesso ho preso 600 euro”, ci racconta Enrica. “E ho spese per 4.500 euro ogni mese”. Problemi che non sono solo di Enrica, ma anche di Alberto e Silvia: “Abbiamo 30 dipendenti, in cassa integrazione. Purtroppo l’Inps non ha ancora pagato un euro”. E loro non possono fare nulla per aiutarli: “Negli ultimi due mesi abbiamo avuto zero fatturato”.
Un dramma che vive anche Daniele, parrucchiere: “Ho paura”. E sono centinaia di migliaia gli imprenditori in difficoltà. Proprio per questo il governo ha stanziato i famosi 400 miliardi di euro, per assicurare il sostegno economico necessario: le banche possono così offrire vari prestiti alle imprese. Per quelle di piccola e media dimensione, fino a 25mila euro garantiti al 100% dallo Stato. Per quelle grandi, fino 5 milioni garantiti al 90%. Una volta ottenuti i finanziamenti, questi andranno restituiti negli anni maggiorati degli interessi. Non sono quindi elargizioni a fondo perduto: in altri stati europei, questi invece sono arrivati. Silvio Schembri ha raccolto anche le voci di alcuni imprenditori all’estero che ci raccontano come stanno andando le cose nei loro paesi.
Daniele, il parrucchiere, ha perfino deciso di non chiedere quel denaro: “Le banche si vengono a prendere qualsiasi cosa se non paghi”.Le stesse banche che fino a oggi non hanno ancora dato i soldi a molti di coloro che hanno chiesto il prestito. E va anche peggio a chi può chiedere fino a 5 milioni di euro. “L’iter è estremamente complesso”, ci raccontano Alberto e Silvia. “Per il momento non è ancora arrivato un euro. Queste somme ipotetiche delle banche sono una presa in giro. Abbiamo chiesto 300mila euro di finanziamento e l’istituto di credito ci ha risposto che abbiamo già un impegno di 137mila euro. Dicono di potercene dare 200mila, detraggono i 137mila e così rimangono 63mila euro”. Un meccanismo che il nostro Silvio Schembri spiega nel servizio qui sopra.
E c’è un’altra cosa che gli imprenditori implorano allo Stato: che i loro dipendenti in cassa integrazione vengano finalmente pagati. “Non è umano un paese dove la cassa integrazione tarda due mesi a essere attivata”, ci dice Enrica. Ma dall’Inps gli incolpevoli operatori non sanno dare informazioni precise sui tempi di pagamento. Tra le regioni messe peggio in questo campo c’è proprio la Lombardia, dove alla catastrofe sanitaria si sta aggiungendo quella economica.
Silvio Schembri è andato alla sede regionale dell’Inps ma ha ottenuto solo risposte generiche dal direttore del personale: potete vedere com’è andata qui sopra. A oggi il decreto liquidità non è stato granché utile alle imprese, tanto che il premier Conte si è scusato su Facebook. Avremmo voluto parlarne con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che però non ha accettato l’intervista. In corso Buenos Aires a Milano intanto le saracinesche sono tutte abbassate. Almeno c’è arrivata una buona notizia: la cassa integrazione ai dipendenti di Enrica è stata finalmente pagata.