Sospetto coronavirus: ecco come vengono gestiti allo Spallanzani di Roma | VIDEO
Antonino Monteleone raccoglie la video testimonianza di Massimo, un ragazzo di Roma disedici anni in cura allo Spallanzani per sospetti sintomi da coronavirus.
Antonino Monteleone ci porta all’interno dello Spallanzani di Roma, il centro di eccellenza dove si curano le persone contagiate dal Covid19, il coronavirus che finora in Italia ha fatto 14 morti.
Lo facciamo con un racconto video di un ragazzo a sospetto di contagio, che ci mostra in esclusiva come vengono trattati i possibili casi di influenza da Coronavirus nella Capitale.
Il ricoverato si chiama Massimo, ha 16 anni ed è figlio di Livio. La loro giornata più dura è iniziata nelle prime ore del mattino, alle 5:17. Massimo ha la febbre, ma è l’insistente mal di testa unito al fatto di aver passato i giorni scorsi vicino ai principali focolai del nord Italia, in una discoteca del pavese, che convince gli operatori della guardia medica a disporre per lui il ricovero allo Spallanzani. E infatti, pochi minuti dopo, arriva l’ambulanza.
Gli operatori del 118 che vengono a prendere Massimo sono completamente bardati: tuta antisettica, guanti e mascherina, che fanno indossare anche a Massimo durante il trasporto in ambulanza.
Dopo aver risolto il problema che Massimo è minorenne, e che dunque deve essere seguito dal padre, l’ambulanza arriva allo Spallanzani. Sono le 8:30 del mattino.
Mezz’ora di registrazione alla reception e da quel momento padre e figlio si devono purtroppo separare.
Più tardi Massimo, nel suo video messaggio, ci racconta:”Sono in ospedale da stamattina, dalle 8 di stamattina circa: ora sono quasi le 12. Appena arrivato, mi hanno subito fatto il tampone sia al naso che alla bocca, un po’ fastidioso… Poi mi hanno misurato la febbre con un termometro normale e infine mi hanno misurato la pressione e fatto un prelievo del sangue. Poi mi hanno fatto una visita medica generale, normale per vedere le mie funzioni fisiche, penso…”
Massimo prosegue a raccontare il luogo molto particolare in cui si trova adesso:”La mia camera è fatta da un letto, non so in quale adesso sto, c’è un bagno e un tavolo basta. Più che altro volevo farvi vedere questa cosa qua che è un affarino che mi hanno messo al dito. Mi ha spiegato la dottoressa che mi ha visitato che serve per vedere l’ossigenazione del sangue, ora non so esattamente a cosa serva, però serve… Un’altra cosa che mi fa strano è che abbiano tutti un po’ paura di me, tipo gli infermieri quando entrano perché hanno tutti paura di essere contagiati. Ovviamente stanno tutti con le mascherine, infatti ce l’ho pure io in camera, quando entrano le devo mettere e ne ho due. Poi sono arrivato che avevo 38 di febbre, mi è salita un po’ e visto che avevo preso già la tachipirina stamattina verso le 4 mi hanno dato tipo solo delle pasticche per il mal di testa, perché avevo un mal di testa atroce. Per il resto ho dato il mio esame delle urine, che hanno chiesto insistentemente non so perché e nulla, sto aspettando il pranzo e niente vi aggiorno dopo. Ciao”.
Poi si ricorda un altro dettaglio della mattina:”Alle 4 mi sveglio, 38.9 di febbre, chiamiamo la guardia medica, alle 6 parte un’ambulanza, alle 7 arriva, alle 8 siamo in ospedale e l’infermiera, cioè non so se fosse un’infermiera o un dottore, perché comunque sia gli operatori dell’ambulanza, che i medici che io ho visto stanno tutti con delle tute protettive e le mascherine e gli occhiali e i guanti ovviamente. Però la cosa particolare di questa prima dottoressa o infermiera che mi ha preso… vabbè è stata sempre a due metri di distanza così e poi quando siamo entrati tipo mi ha buttato dentro la camera, perché ovviamente aveva paura di queste cose, e non faccio neanche in tempo di dirle ‘dove poso la roba’ che aveva già chiuso la porta. Non so se si vede, ci sono due porte: la prima è quella della mia camera, la seconda è quella che collega al corridoio perché è una specie di anticamera. Fatto sta che mi chiude la porta, poi aspetto tipo 10 minuti e arriva una dottoressa molto simpatica, accompagnata penso da un’infermiera. Mi fanno tutti i prelievi e gli esami del caso”.
Racconta ancora Massimo:”La dottoressa e l’infermiera cercavano di sdrammatizzare il tutto, ovviamente molto simpatiche, mi hanno trattato bene. Poi da questo lato qua, non so esattamente a cosa sia collegato però c’era tipo un medico, penso, che stava annotando tutto quello che mi chiedevano: nome e cognome, data di nascita, luogo di residenza e così via. È stato strano, mi sono chiesto perché non ci fosse pure lui dentro e non solo le dottoresse…Però niente, è stato divertente perché comunque sono stati simpatici con me…”
Anche il momento del pranzo per Massimo è occasione di un racconto:”Queste qui sono le tagliatelle e l’hamburger. Poi mi hanno dato una mela con la quale sto reggendo il telefono, il pane, mi hanno dato pure della verdura penso siano spinaci. E niente sto mangiando...La cosa divertente è che continuano ad entrare dalla prima porta senza cercare troppo di parlarmi, entrano, posano le cose e poi se ne vanno e vabbè però sì mi hanno portato pure un altro mezzo litro d’acqua. Per il resto niente vi aggiorno”.
A dieci ore dal ricovero, arriva il momento del primo verdetto sulle condizioni di salute: “mi hanno dato il responso del campione di sangue che mi hanno preso e per adesso sembrerebbe influenza di tipo B e sto ancora aspettando il responso per il tampone. Sono abbastanza sollevato dal fatto che sembrerebbe non essere coronavirus e mi rassicura io fatto che gli operatori dell’ospedale sono tutti molto gentili. Spero che domani mi diano il responso del tampone perché comunque è abbastanza angosciante. Buonanotte”. In bocca al lupo Massimo!