> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Coronavirus nei visoni, l'Italia sta facendo il possibile per scongiurare il pericolo? | VIDEO

L’Italia avrebbe atteso oltre due mesi prima di comunicare il primo contagio dei visoni nei nostri allevamenti. Perché? E perché non ha fatto i test di massa come in Olanda? Giulia Innocenzi proverà a rispondere a tutte queste domande nel servizio in onda giovedì a Le Iene

AGGIORNAMENTO 13/10/2020: Il ministero della Salute ha risposto alle domande della Innocenzi sull’emergenza coronavirus nei visoni. In Italia ci sono “9 allevamenti attivi che contano poco meno di 65.000 capi”, quindi non 8 come risulta dai controlli della Lav con le Regioni. “A seguito di una positività al Covid-19 di un operatore (non contagiato in allevamento) in una struttura in provincia di Cremona, sono stati ulteriormente intensificati i controlli sugli animali presenti potenzialmente esposti”, continua la nota del ministero. E così è stata rilevata “la positività, bassa carica virale, di tre visoni”, ma “non c'è alcun passaggio da animale a uomo. Tuttavia, per ragione di estrema cautela, l’allevamento è ancora sotto sequestro cautelativo con divieto di spostare gli animali”. Inoltre “la questione è stata sottoposta dal Ministero alla valutazione del Consiglio Superiore di Sanità che dovrà esprimersi su eventuali rischi di diffusione virale”.

 

Perché l’Italia avrebbe impiegato più di due mesi per comunicare all’Organizzazione mondiale della sanità animale il primo caso di visone contagiato? E perché non ha testato tutti gli allevamenti come ha fatto l’Olanda, ma solo quelli dell’allevamento col caso di positività? Sono alcune delle domande che solleva Giulia Innocenzi su come l’Italia ha gestito l’allarme coronavirus negli allevamenti di visoni, nel servizio che andrà in onda giovedì nella puntata de Le Iene.

La Danimarca, primo paese in Europa per la produzione di pellicce, sta abbattendo i suoi 17 milioni di visoni, dopo che è stato scoperto una mutazione di coronavirus avvenuta dopo che l’uomo ha contagiato i visoni, e gli animali hanno trasmesso a loro volta il virus all’uomo. Il rischio è che la nuova variante di coronavirus, infatti, potrebbe rendere meno efficace il vaccino in produzione, che si basa sul covid originale. Così la Danimarca, per scongiurare il pericolo, ha deciso di abbattere tutti i visoni sul suo territorio.

E l’Italia? Il primo caso di visone contagiato risale al 10 agosto in provincia di Cremona, e viene scoperto perché in seguito alla positività di un lavoratore si procede a testare gli animali dell’allevamento. Viene trovato soltanto un altro animale positivo. Con una lettera indirizzata all’Organizzazione mondiale per la sanità animale l’Italia dà conto dei contagi avvenuti. Ma aspetterebbe più di due mesi per farlo: la lettera è datata infatti 30 ottobre. E cioè tre giorni dopo che la Lav, l’associazione per i diritti degli animali, rende pubblica la notizia dei visoni contagiati in Italia, dopo che finalmente gli enti preposti rispondono ai loro pressanti quesiti. L’Italia ha aspettato davvero tutto questo tempo prima di informare la comunità internazionale? Se sì, perché, visto che la tempestività è una delle armi fondamentali per combattere il coronavirus? E perché l’opinione pubblica non è stata informata? Gli abitanti nei pressi dell’allevamento non avevano diritto di sapere cosa stava avvenendo?

C’è un altro aspetto su cui la Innocenzi mette la lente d’ingrandimento, e cioè le misure preventive adottate dalle autorità sanitarie. In Olanda, dopo il primo caso di contagio già nel mese di maggio, sono stati istituiti test obbligatori a tutti gli esemplari di visoni negli allevamenti per pellicce. In Italia, invece, si è proceduto a fare i test soltanto nell’allevamento dove sono stati registrati i primi contagi (1124 su 26.000 animali). Per gli altri allevamenti, come scritto nella circolare del ministero datata 14 maggio, si chiede di osservare gli animali e verificare se hanno sintomi, come l’inappetenza o problemi respiratori, e poi eventualmente procedere ai test. E i casi asintomatici? Perché non è stato fatto un test di massa anche in Italia proprio come in Olanda, dove così hanno scoperto numerosi focolai? 

Infine, quanti sono gli allevamenti di visone operativi oggi in Italia? Secondo il ministero della Salute, come risulta nella comunicazione fatta all’Organizzazione mondiale della sanità animale, 9. Secondo la Lav, che ha fatto un censimento chiedendo direttamente alle singole Regioni, 8, per un totale di poco più di 60.000 animali. Tutte domande che Giulia Innocenzi ha rivolto al ministero della Salute, ma dall’ufficio stampa le hanno risposto che la richiameranno. C’è tempo fino a domani sera, prima della puntata de Le Iene, per dipananare ogni dubbio.

Ultime News

Vedi tutte