Coronavirus e voli di rimpatrio, “impossibile mantenere le distanze di sicurezza”
Noi di Iene.it abbiamo raccolto la testimonianza di un membro dello staff di bordo che ha lavorato ai voli di rimpatrio degli italiani all’estero: “Gli aerei hanno viaggiato quasi alla massima capacità: per la fase 2 servono regole chiare”. Ecco che cosa ci ha raccontato
“I voli di rimpatrio verso l’Italia hanno viaggiato quasi al massimo della capacità: impossibile rispettare il metro di distanza”. A raccontare a Iene.it cosa sarebbe successo su alcuni voli, organizzati su richiesta del ministero degli Esteri, è un membro dello staff di bordo di una delle compagnie che se ne sono occupate. “A noi non è chiesta la quarantena e non ci vengono fatti tamponi: siamo molto preoccupati”.
Noi di Iene.it vi abbiamo raccontato dello sforzo del governo italiano per organizzare viaggi aerei speciali per rimpatriare i nostri connazionali bloccati all’estero durante l’emergenza coronavirus. Con Giulia Innocenzi abbiamo intervistato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ci ha raccontato la complessa macchina messa in funzione dalla Farnesina per garantire il rientro a tutti gli italiani. Una macchina in cui, stando al racconto del nostro testimone, qualcosa non avrebbe funzionato a dovere.
“I voli di rientro partono vuoti per poi essere riempiti con gli italiani che dovevano rientrare”, ci racconta il membro dello staff. “Ai passeggeri viene misurata la temperatura corporea prima dell’imbarco, se hanno la febbre non possono partire”. Il problema però verrebbe dopo: “I voli viaggiano quasi pieni, è impossibile mantenere il metro di distanza”, sostiene la nostra fonte. “E a inizio marzo, quando è esplosa la crisi in Italia, ancora c’erano pochi dispositivi di protezione per il personale di bordo. La sanificazione degli aerei dopo il volo era richiesta allo staff, che però non ha né le competenze né le attrezzature idonee a farla”.
Una lamentela, quest’ultima, che ci risulta confermata da una lettera inviata a inizio marzo da un sindacato in cui si chiedevano chiarimenti sui dispostivi di protezione personali a bordo e sulle attività di sanificazione richieste allo staff. E’ importante qui fare una precisazione: parliamo di problemi che si sono registrati a inizio marzo, quando la crisi sanitaria in Italia era da poco scoppiata ed era difficile per tutti reperire gli adeguati dispositivi di protezione individuale.
Il racconto del nostro testimone, comunque, continua: “A bordo ci venivano date mascherine ricavate dagli asciugamani degli aerei, non sapevamo nemmeno se fossero adeguate”. E anche di questo il sindacato si è lamentato.
“Gli spazi di un aereo poi sono molto stretti, in un volo di qualche ora basta che ci sia una persona malata che molti altri rischierebbero di infettarsi”, continua. Ma non ci sarebbero controlli per lo staff di bordo. “Non ci è stato fatto nessun tampone né test sierologici. Siamo tutti molto preoccupati, sembra ci sia stata una iniziale sottovalutazione della situazione”.
C’è una richiesta, comunque, che viene da tutto il personale che si occupa di voli aerei: “Vorremmo indicazioni chiare per la fase 2, sapere quante persone si possono imbarcare in base alla capacità dell’aereo. Si parla di divisori tra le sedute, ma non sappiamo quanto siano efficaci. In un ambiente così chiuso il rischio del contagio è altissimo se solo una persona a bordo fosse malata e magari asintomatica”. Nella speranza di poter tornare presto a volare in condizioni di sicurezza.