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Covid, Liguria in “fascia gialla”: dati veritieri? Indaga la procura | VIDEO

La Procura di Genova vuole capire se i dati dei 21 parametri in base ai quali la Liguria è stata inserita nelle regioni con “lockdown soft” siano stati trasmessi in modo veritiero. Con Giulia Innocenzi abbiamo raccolto l’appello di alcuni scienziati italiani: “rendete pubblici tutti i dati nazionali”

I dati trasmessi a Roma che hanno consentito alla Liguria di restare in “zona gialla” e non finire tra le Regioni “zona rossa”, in lockdown totale, sono veritieri? È quanto vuole capire la Procura di Genova, che starebbe analizzando i dati dei 21 parametri indicatori, aggiornati al 25 ottobre, trasmessi dalla Regione sulla base dei quali si è deciso di inserirla tra le 15 nella fascia a minor rischio, quella che prevede il divieto di spostamento solo dalle 22 alle 5 del mattino, senza alcun limite all’ingresso e all’uscita tra comuni e regioni come invece per quelle in “fascia rossa”.

Dell’esigenza di rendere pubblici tutti questi dati ve ne abbiamo parlato nel corso dell’ultima puntata de Le Iene con il servizio di Giulia Innocenzi, che potete rivedere qui sopra. Abbiamo raccolto l’appello di diversi scienziati, come il presidente dell'Accademia dei lincei Giorgio Parisi.

“Sappiamo il numero delle persone in terapia intensiva ma non quello delle persone che entrano e di quelle che escono. I dati sono pubblicati in forma di grafico, non sono disponibili in forma digitale”.

“Le regioni potrebbero truccare i numeri per evitare il lockdown”, aveva messo in guardia qualche giorno fa il virologo Andrea Crisanti.

“I dati che noi vediamo non sono dati utili”, ha spiegato a Giulia Innocenzi Enrico Bucci, della Temple University. “L’Rt dell’ISS (che oggi in Italia è all’1,7) è una fandonia”.

Anche Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, ci ha detto: “Avere un unico database nazionale dove convergano i dati e che siano pubblicati in formato aperto e disaggregato consentirebbe a ciascun ricercatore di fare le proprie ricerche utilizzando liberamente quei dati”.

L’ultimo dato ligure disponibile, aggiornato al 7 novembre, parla di quasi 1100 nuovi positivi, per un totale di oltre 16.800 casi.

Nei giorni scorsi la Procura di Genova ha avviato un’indagine conoscitiva a seguito delle immagini di alcuni pazienti liguri in attesa da ore sulle ambulanze, prima di essere visitati, per capire se l’attuazione del piano anti-Covid avesse subito ritardi. Nel mirino è finita in particolare l’Alisa, l'Agenzia regionale di Sanità della Regione, con gli inquirenti che puntano a capire se la previsione di una seconda ondata del virus, poi pesantemente realizzatasi, sia stata affrontata correttamente.

Al momento l’Italia è suddivisa in tre fasce di rischio. In zona rossa, che prevede un lockdown h24 salvo esigenze indifferibili e documentate, ci sono Valle D’Aosta, Piemonte, Calabria e Lombardia. Subito dopo, in fascia arancione, troviamo Puglia e Sicilia mentre la Liguria si trova con le restanti 14 regioni in fascia gialla.

Fasce decise sulla base dell’analisi di 21 parametri, stilati dal ministero della Salute ma compilati dalle regioni, tra i quali il tasso d’occupazione dei posti in terapia intensiva, la capacità di tracciare i contatti con i positivi e il numero di nuovi focolai del virus. Nelle prossime ore sono attesi i dati della settimana dal 26 ottobre, che potrebbero cambiare l'attribuzione delle fasce di rischio tra le regioni. Intanto la Procura di Genova vuole capire se i dati trasmessi dalla Liguria rispecchino la reale situazione di gravità della Regione.

Il presidente della Liguria Giovanni Toti, nel corso di una diretta Facebook, ha fatto intanto sapere di essere pronto “a chiudere negozi, bar e ristoranti se serve a salvare i nostri cittadini, ad evitare che le persone si ammalino, ad aiutare i nostri medici e a scongiurare un lockdown durante il Natale”.

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