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Fabio, finalmente rientrato da Cuba: “Ci hanno trasferiti tutti a L'Avana. Ma alcuni non hanno più soldi”

Fabio Bolzoni racconta, rientrato da qualche giorno in Italia, gli ultimi giorni trascorsi a Cuba: “Non avevamo notizie da Farnesina o consolato, mentre molti stranieri stavano finendo i soldi”

“Il governo cubano lunedì 23 marzo ha deciso di portare tutti gli stranieri non residenti che si trovavano a Cuba a L’Avana”. Fabio Bolzoni è uno dei tanti italiani rimasti bloccati a Cuba durante l’emergenza coronavirus. Quando il governo è intervenuto, Fabio si trovava a Guantanamo con la fidanzata. “Sono dovuto partire il 14 marzo dall’Italia. Mi hanno fatto partire perché era un viaggio per motivi di lavoro, faccio il produttore musicale e avevo alcuni appuntamenti lì con vari artisti. La mia ragazza è potuta venire con me perché lei è cubana”, ci racconta Fabio. “L’ufficio immigrazione lunedì ci ha chiamato e ci ha detto che dovevamo recarci da loro. La prima sera ci hanno portato in un hotel a Guantanamo. Gli spostamenti li organizzava l’immigrazione, ma la permanenza negli alberghi era tutta a spese nostre”. Intanto, racconta Fabio, molti voli per l’Italia vengono cancellati. “Mercoledì mattina ci hanno detto che sarebbero arrivati dei pullman e che ci avrebbero portato da un’altra parte. La prima tappa è stata a Santiago e poi da lì ci hanno portati tutti a L’Avana. Saremo stati quattro pullman da cinquanta persone, tutti stranieri e soprattutto tutti ammassati, senza rispettare alcuna accortezza”. 

“A L’Avana ci hanno chiuso in vari alberghi. E lì sono rimasto fino a  sabato mattina. Non ci facevano uscire e il problema è che era tutto a spese nostre e quindi molte persone non avevano più i soldi per pagarsi l’albergo. In tutto tra la camera, che costava 50 dollari, e il cibo spendevamo circa 70 dollari al giorno”. E chi non poteva permetterselo? “Per fortuna finché sono stato lì abbiamo sempre trovato il modo di darci una mano l’un l’altro, affinché tutti avessero dove dormire, altrimenti li avrebbero lasciati nella hall. Nel frattempo ovviamente cercavamo di metterci in contatto con la Farnesina per capire come tornare in Italia. I voli infatti o non c’erano o avevano prezzi molto alti, anche duemila o cinquemila euro”. Ma, racconta Fabio, contattare la Farnesina non era facile: “Non ci hanno mai risposto. Abbiamo chiamato il consolato italiano, dicendo che c’era gente che non aveva più soldi. Ci hanno detto che non potevano fare niente, non sapevano come aiutarci”. Fabio riesce poi a trovare un volo che lo riporterà a casa la mattina di sabato 28 marzo. “Siamo stati trattati malissimo”, conclude. 

Ma non tutti la pensano così. “Cuba si è comportata bene secondo me”, racconta un altro italiano rimasto bloccato nella stessa situazione di Fabio. “A chi non poteva permettersi l’albergo hanno fatto un prezzo molto ribassato. Comunque bisogna considerare che lì non hanno soldi nemmeno per se stessi, più di così non potevano fare. Quelli che ci hanno trattato male semmai sono gli italiani: l’ambasciata è stata totalmente assente”.

“Ci sono ancora tanti italiani bloccati lì”, conclude Fabio. “Che non sanno come e quando torneranno in Italia”. E in diversi ci stanno contattando: una coppia di amici sarebbe in un appartamento sperando di non essere beccati dalle autorità. "Non abbiamo i soldi per l'albergo, vogliamo solo trovare un modo per uscire da qui ma non sappiamo come fare".

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