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News | di Alessandro Barcella |

Emergenza coronavirus, mamma e figlia dalla Cina: "Città deserta e finiti i disinfettanti" | VIDEO

Iene.it inizia un lungo diario di racconto dell’emergenza mondiale da coronavirus, che in Cina ha già ucciso oltre 100 persone e che sta sbarcando anche in Europa. Lo fa pubblicando video-interviste e racconti degli italiani che vivono e lavorano nel paese asiatico da cui è iniziata l’epidemia. Guardate quello che sta accadendo in queste ore a Pechino, raccontato da Nicoletta e dalla figlia Francesca. E ascoltate i consigli di buonsenso per ridurre al minimo la possibilità di essere contagiati (e di diffondere il virus mortale)

“La zona di Sanlitun a Pechino, il distretto dei ristoranti di lusso, degli uffici e della vita notturna, è incredibilmente deserta. I marciapiedi e i lunghi viali di solito trafficatissimi sono vuoti: la città è spettrale. Le pochissime persone che si incrociano per strada indossano tutte le mascherine di protezione. Le farmacie di Pechino e i negozi hanno terminato le scorte di disinfettanti”.

A parlare, nella video intervista che potete vedere sopra, sono Nicoletta, imprenditrice della provincia di Treviso, che da oltre 20 anni vive a Pechino con il marito, con cui ha aperto uno studio di architettura, e la figlia Francesca.

E proprio Francesca, che vive nella capitale cinese da quando aveva meno di un anno e studia ingegneria ambientale, racconta: “Per ora hanno chiuso il campus, hanno rinviato a tempo indeterminato l’inizio del secondo semestre degli studi e hanno chiuso anche tutti i locali pubblici frequentati dagli studenti. Nessuno si fida a frequentare i luoghi affollati”.

Cronache quotidiane dall’inferno dell’emergenza coronavirus “2019-nCoV”, che solo in Cina in meno di due settimane ha già fatto 107 morti e almeno 4-500 contagiati, un numero raddoppiato nelle ultime 24 ore. Un virus che si trasmette da uomo a uomo e per il quale, al momento, non esiste alcun vaccino. Un virus che per la sua virulenza, quando infetta qualcuno, porta quel contagiato a poterne infettare almeno altri due. E ora la paura è che dalla Cina il virus possa rapidamente arrivare anche da noi.

Un’emergenza che Iene.it seguirà attraverso gli occhi degli italiani che vivono e lavorano in Cina, epicentro mondiale di quella che si preannuncia come una pandemia estremamente allarmante.

Trenta province hanno decretato un’emergenza di livello 1, e intere metropoli come la città di Wuhan, da cui il virus sarebbe partito, sono letteralmente “sigillate”, in quarantena. Le autorità hanno isolato decine di milioni di abitanti, bloccando i trasporti pubblici e chiudendo scuole e uffici: il panico. Una misura non del tutto efficace, se come riportano le cronache milioni di ignari “untori” sarebbero riusciti a lasciare Wuhan prima che l’area venisse isolata. E quindi, teoricamente, anche a diventare veicoli ambulanti del virus.

In queste ore l’Organizzazione mondiale della Sanità ha corretto il grado di rischio globale, portandolo da moderato a elevato.  Al momento, ma la contabilità si aggiorna davvero di minuto in minuto, si registrano almeno 5 casi negli Usa, 4 in Australia e Giappone e 4 anche in Europa (3 in Francia e un uomo in Germania, che incredibilmente non è mai stato nella zona di Wuhan, ma avrebbe ospitato in casa una cinese proveniente da quella zona).

Per qualche ora si è temuto anche per un primo caso italiano, dopo che una cantante pugliese reduce da una serie di concerti proprio nella zona di Wuhan aveva manifestato sintomi influenzali sospetti: ma fortunatamente era solo un falso allarme.

Intanto le autorità italiane sono alle prese con una difficile decisione: come evacuare, laddove arrivasse il via libera delle istituzioni locali, la cinquantina di nostri connazionali bloccati proprio a Wuhan, epicentro mondiale dell’epidemia. Alcune voci parlano di una possibile evacuazione via terra, con l’obiettivo di condurli in osservazione, in quarantena, per due settimane (il tempo medio di incubazione del virus) presso un ospedale situato in una zona più tranquilla. 

Abbiamo sentito anche l’opinione di Pietro, un italiano che da 16 anni risiede in Cina, dove ha anche trovato moglie. Pietro oggi è in Italia, appena tornato da Shanghai. E ci racconta: “Per la mia esperienza, se il governo cinese dice 1, vuol dire che è 10, ci metto la mano sul fuoco. Ai tempi della Sars abitavo nel centro di Pechino. Il governo diceva che non esisteva il virus, che non c’erano malati, ma a 100 metri da casa mia c’era una struttura che ospitava oltre 70 persone ammalate di Sars… Oggi il clima è cambiato, c’è una task force appositamente dedicata all’emergenza. Mia moglie ora si trova a Pechino, anche lei ha la febbre. È andata subito in ospedale ma l’hanno tranquillizzata, ha una semplice influenza, oggi sta meglio”.

Una delle misure obbligatorie, come ci spiegano anche Nicoletta e Francesca, è l'utilizzo delle mascherine, che in Cina sono andate esaurite nel giro di qualche giorno. Ma sulla loro effettiva utilità c’è chi ha più di un dubbio. Si tratta degli stessi infettivologi cinesi, per i quali la protezione offerta dalle mascherine è solo parziale, perché queste sono prive di filtri per l’aria e non in grado di coprire gli occhi. E allora non resta che affidarsi ad alcuni semplici consigli di buon senso emanati da Croce Rossa e dalla maggior parte dei virologi italiani, per ridurre al minimo le possibilità di entrare in contatto con il virus (e per non trasmetterlo):

1. Evitare laddove non strettamente necessari i viaggi in Cina, soprattutto nelle aree più colpite come la provincia di Hubei. L’elenco completo delle aree a rischio si trova sul sito dell’Oms.

2. In viaggio nelle zone più colpite, indossare sempre la mascherina e non toccarla con le mani, né toglierla per rispondere al telefono.

3. Lavarsi le mani in modo frequente, con acqua calda e sapone (è consigliabile farlo per almeno 20 secondi, da entrambi i lati. Ecco come).

4. Coprirsi naso e bocca quando si starnutisce (altri esperti consigliano una cautela ulteriore: starnutire nel gomito e non nelle mani, di modo da evitare di toccare altre cose. O in un fazzoletto di carta da buttare subito dopo).

5.  Se in viaggio nelle zone più colpite, evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdure non lavate e le bevande non imbottigliate. E contatti con animali.

6.  Evitare luoghi troppo affollati e tenere una distanza di almeno un metro da persone con sintomi influenzali e respiratori acuti.

7.  In caso di sindrome influenzale manifestatasi a seguito di viaggi nei luoghi a rischio e a seguito di contatto con persone provenienti da quei luoghi, avvertire subito il personale sanitario.

Continueremo ad aggiornarvi sulla terribile epidemia scoppiata in Cina attraverso i racconti degli italiani lì presenti. Seguiteci su Iene.it.

 

 

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