Fase 2? I ristoratori: “Siamo delusi”. E parte la protesta delle mutande bianche | VIDEO
Dopo la conferenza stampa di Conte con le indicazioni di come sarà la fase 2, molti imprenditori si sono detti “delusi e arrabbiati”. Abbiamo ascoltato le testimonianze di chi non può riaprire e dato un occhio a cosa succede all’estero
Dopo la conferenza stampa di Conte con le indicazioni di come sarà la fase 2 si è scatenato il finimondo. Ristoratori, baristi e parrucchieri sono disperati. Abbiamo raccolto le loro testimonianze: “Sono deluso e incavolato”, ci dice Giuseppe, parrucchiere. “Quando ho sentito che avremmo riaperto a giugno mi è crollato il mondo addosso”, fa eco Laura, anche lei parrucchiera. Giulia Innocenzi ha intervistato uno di loro: Giuliano Lanzetti, ristoratore di Rimini che, in segno di protesta contro i provvedimenti presi dal governo, ha lanciato un appello molto particolare ai suoi colleghi ristoratori. “Sareste disponibili ad appendere un paio di mutande bianche davanti all’ingresso dei vostri locali? Servirebbe a dimostrare che in un momento di estrema difficoltà le istituzioni hanno lasciato in 'mutande' la nostra categoria”, ha scritto su Facebook. Così Giuliano sta ricevendo adesioni da tutta Italia.
Mentre nel nostro Paese si discute della fase 2, i nostri vicini svizzeri sono entrati in questa fase di graduale riapertura proprio ieri, 27 aprile. Alcune attività hanno ripreso, come i negozi per giardinaggio, tatuatori, parrucchieri e barbieri, e pure i centri estetici. Mentre dovranno restare ancora chiuse attività come bar e ristoranti. Ma se l’apertura in Svizzera è anticipata rispetto a noi, c’è da dire che anche il lockdown era ben diverso. Claudio Rubbiani, italiano che vive in Svizzera, ha documentato per noi la vita a Zurigo il 19 aprile (qui il canale Youtube di Claudio per altri video). In Svizzera già si parla anche di una riapertura graduale delle scuole: se le condizioni lo permetteranno la scuola dell’obbligo riaprirà l’11 maggio.
Anche in Germania la situazione è diversa rispetto al nostro Paese. Abbiamo intervistato Giulia, italiana che vive a Berlino da quattro anni. Ci ha raccontato il lockdown tedesco, fatto di ragazzi che prendono il sole nei parchi, una sanità all’avanguardia e misure restrittive molto diverse dalle nostre.