“Il funerale di mia figlia rovinato da una vigilessa” | VIDEO
Domenica Colonna, detta Mimma, racconta il giorno del funerale di sua figlia Silvia, morta dopo anni di malattia. “La vigilessa continuava a chiedere quanti erano gli invitati ritardando la messa. Ora esigo delle scuse”
“Era l’ultimo saluto a mia figlia, e mi è stato rovinato”. Domenica Colonna, per gli amici Mimma, ha dovuto dire addio a sua figlia Silvia troppo presto. Silvia aveva solo 31 anni quando, il 7 maggio scorso, è venuta a mancare. Mimma ripercorre rapidamente gli ultimi due anni di lotta della figlia: “da una semplice gastroenterite è entrata in coma. È iniziato tutto due anni fa, quando le hanno diagnosticato una Encefalomielite acuta disseminata. Silvia è rimasta completamente paralizzata per quattro mesi. Poi ha iniziato a muoversi un po’, si spostava in sedia a rotelle, ma le gambe, la vescica e l’intestino erano paralizzate”. Mimma ci racconta come abbia girato molti ospedali per curare la figlia, “poi le hanno diagnosticato altre patologie molto rare che ho dovuto affrontare a spese mie. Fino a che non è entrata in coma a inizio aprile 2020. Dopo un mese non ce l’ha fatta più”.
Il funerale di Silvia si è svolto a Lecce, nel piazzale del cimitero. Intervistata da Giulia Innocenzi per Iene.it, Mimma racconta quel giorno. “Nel rispetto del decreto per il contenimento del coronavirus, i presenti erano molto distanziati tra loro”, assicura. Una circostanza che emerge anche dal video del funerale, trasmesso in diretta Facebook da don Gianni Strafella, che ha officiato la celebrazione. “C’era una vigilessa che mi si è avvicinata e ha inziato a chiedermi quanti invitati c’erano. Ho risposto che non c'erano invitati poiché non era una festa di compleanno ma il funerale di mia figlia di 31 anni. Nonostante fossimo tutti molto distanziati, continuava insistentemente a chiedere quanti invitati c’erano. Le prime 15 persone si sono messe ordinatamente nel piazzale davanti all’altare, quando sono arrivate altre cinque persone si sono messe a distanza praticamente di 200 metri, probabilmente non sentivano nemmeno”. Infatti, per evitare assembramenti, il massimo consentito di presenti a una celebrazione funebre è di 15 persone.
“La vigilessa però ha inziato a conteggiare anche il prete e quelli che lavoravano per le pompe funebri. Il prete non poteva quindi iniziare a celebrare la messa, con tutte le domande insistenti che faceva la vigilessa. Abbiamo iniziato con 20 minuti di ritardo per questo motivo. Ci voleva un po’ di umanità verso una madre che sta piangendo e soffrendo di fronte alla bara di sua figlia. Io non avrei voluto tutto questo frastuono per la morte di mia figlia Silvia. Volevo celebrare con serenità qual momento, che era l’ultimo addio alla mia piccola creatura che ha già sofferto tanto in vita. Ma per colpa di una sola vigilessa non si è potuto celebrare serenamente. Io ora esigo delle scuse, se non dalla vigilessa, almeno da parte del sindaco di Lecce”.
Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, si è espresso sulla vicenda e in un post su Facebook ha sottolineato che “la cerimonia non è stata interrotta dall’arrivo del Personale della Polizia Locale. Non sono stati presi i nomi e cognomi ai presenti. (...) Gli agenti in servizio, di fronte a presenze superiori a quelle consentite dall’attuale normativa (15 persone), hanno verificato che il resto delle persone potesse comunque stazionare, anche se a distanza di sicurezza”. E conclude: “Per queste ragioni - sulla base dei dati oggettivi acquisiti – il Comandante della Polizia Locale non ha ritenuto di avviare un procedimento disciplinare nei confronti delle agenti presenti domenica pomeriggio. Perché hanno agito a tutela della salute pubblica, pur trovandosi in un contesto difficile”. Il sindaco sottolinea inoltre di aver “personalmente chiamato la signora Mimma per esprimere cordoglio e comprensione umana”.
"Non è accettabile che avvenga tutta questa persecuzione durante la celebrazione della messa del funerale di mia figlia", scrive mimma sui social in una lettera indirizzata al sindaco. Ma ormai quel che è fatto è fatto e adesso Mimma chiede solo una cosa: “voglio delle scuse pubbliche, non chiedo altro”. Così abbiamo provato a chiamare in diretta il sindaco di Lecce, ma purtroppo non ha risposto.