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Gioco d'azzardo, nuovo studio per vincere la dipendenza con la stimolazione cerebrale | VIDEO

Uno studio sperimentale punta a curare la ludopatia attraverso la stimolazione cerebrale. Già 8 persone dipendenti dalle slot machine l’hanno sperimentata. Con la nostra Nadia Toffa avevamo conosciuto gli effetti devastanti di videopoker e gioco d’azzardo

Non solo psicoterapie o farmaci per curare la ludopatia e dipendenza dal gioco d’azzardo. La ricerca sta studiando nuove strade che passano dalla “stimolazione magnetica transcranica ripetuta”. Ed è una speranza per un milione e mezzo di italiani che hanno problemi con il gioco d'azzardo. 

“Si usano dei magneti in prossimità della cute che stimolano alcune aree cerebrali. La tecnica non è invasiva”, spiega Fabrizio Fanella, direttore sanitario del Centro La Promessa che ha preso parte allo studio. “L'azione è diretta sui circuiti neuronali associati alle dipendenze come quello della dopamina”. La stessa molecola prodotta nel cervello e associata alla ricompensa e alla gratificazione. La stessa che ci induce a ripetere un comportamento che genera sensazioni piacevoli e che in certi casi è legata allo sviluppo di vere e proprie dipendenze.

Questo metodo è stata approvato in Canada e negli Stati Uniti per la cura della depressione e negli Usa anche per l'emicrania. È stato testato in via sperimentale su otto persone con un disturbo da gioco d'azzardo. “Dopo le prime due settimane i benefici sono stati evidenti con una riduzione di più del 70% del punteggio che valuta la compulsione al gioco. In pratica riducevano molto gli episodi di gioco fino a quasi non farli giocare più”, spiega Fanella.

Noi de Le Iene ci siamo occupati più volte, fin dal 2013 con la nostra Nadia Toffa, del dramma del gioco e più in particolare delle slot machine (qui sopra vi riproponiamo il primo dei suoi servizi su questa inchiesta). Il boom delle sale slot risale in Italia al 2010 con vetrine tutte uguali che non lasciavano intravedere cosa succedeva all’interno e che sostituivano man mano parrucchieri, salumieri, ristoranti, strangolati dalla crisi economica di quegli anni.

All’interno le luci sono soffuse, che sia pomeriggio o notte non cambia, lo scorrere del tempo non viene percepito. Per non far staccare le persone dalle macchinette, ci sono anche le salette fumatori. In tantissimi tentano la fortuna, ma il risultato è sempre lo stesso. E allora si affoga la delusione in un superalcolico che il più delle volte viene offerto dalla casa.

In questo mix ipnotico di fumo, alcol, colori più o meno ammalianti e musichette, quanto si spende? “C’è gente che almeno 800 euro li mette, poi ci sono i giocatori meno accaniti che magari giocano 200/300 euro alla volta. In media stanno dalle 2 alle 3 ore”, dice una barista di una di queste sale gioco.

In alcune vie a Milano si contavano 7 sale gioco in meno di un chilometro e mezzo. Un proliferare continuo che ha portato l’Italia al terzo posto come volume di gioco, subito dopo Giappone e Regno Unito e al primo per spesa pro capite con 1.450 euro all’anno

Sempre più persone si rivolgono al Sert per disintossicarsi, il Servizio per le tossicodipendenze. In quegli anni si contavano più di 15 milioni di giocatori: 3 milioni erano a rischio patologia mentre 800 mila erano malati. Si tratta di giocatori ludopatici che proprio non riescono a smettere di giocare: “È un come una droga che ti ipnotizza”.

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