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News | di Matteo Gamba |

Giovanni Favia: “Multato perché senza mascherina nel mio ristorante chiuso”

La rabbia dell’ex esponente di punta bolognese dei Cinque Stelle poi espulso di fatto: “Mi sono ritrovato per la prima volta in due mesi con i miei dipendenti per decidere il futuro nel mio locale, ancora chiuso. Eravamo tutti ben a distanza, solo io non avevo la mascherina per farmi capire bene: mi hanno dato una multa di 400 euro. Devono annullarla e chiedermi scusa”

“Mi hanno fatto una multa di 400 euro perché a locale chiuso parlavo con i miei dipendenti per la prima volta in due mesi solo io senza mascherina per farmi capire bene, mentre tutti eravamo ad abbondante distanza di sicurezza".

Giovanni Favia, ex consigliere regionale dei Cinque stelle in Emilia-Romagna e poi espulso di fatto dal Movimento nel 2012, ci dà al telefono la sua versione di quanto accaduto ieri, 7 maggio, nel suo ristorante nel capoluogo emiliano, dopo averne parlato anche su Facebook.

“Eravamo otto in tutto, ci siamo ritrovati attorno a mezzogiorno dopo due mesi. Chi ingrassato, chi col barbone, chi diventato pelato. È stato bello rivedersi, anche se lo scopo era quello di parlare del futuro non roseo che ci attende e dell’immediato presente. Eravamo nel nostro salone di 170 metri quadri: le distanze di sicurezza erano rispettate davvero in abbondanza”, ci dice Favia. “Dovevo anche consegnare le buste paga da firmare per i primi otto giorni di marzo, dopo quelle la cassa integrazione a questi lavoratori non è ancora arrivata e sono senza stipendio da due mesi. Dovevamo decidere soprattutto se ripartire o meno. Tutto era secondo la legge: potevamo ritrovarci lì per la manutenzione che abbiamo fatto e anche per riaprire nel caso per il servizio da asporto. Loro avevano tutti la mascherina, io no, da distanza, per farmi capire meglio. La serranda era mezza chiusa e davanti c’era un mucchio di sacchi neri. Era chiaro che eravamo chiusi”.

Perché ti hanno fatto la multa?
“Perché ero senza mascherina in un locale aperto al pubblico. Ho spiegato che eravamo chiusi, mi hanno detto che con la serranda a metà poteva entrare qualcuno… Un locale non aperto al pubblico non è impenetrabile, se qualcuno provava a entrare gli avremmo spiegato che eravamo chiusi. Sono esterrefatto. Non farò ricorso per quei 400 euro: voglio che mi annullino questa multa e che mi chiedano scusa! Tra l’altro è una multa strana”.

Perché è “strana”?
“Siamo arrivati alle 12, potevano vederci dall’esterno solo dalle 13.30 quando abbiamo mangiato un po’ di salame durante una pausa, sempre a distanza. Già alle 14 sono arrivati a farmi la multa. Qualcuno deve averci ‘segnalato’, non so chi”.

Alla fine avete deciso di riaprire?
Per ora no, c’è il rischio penale se qualcuno prende il virus dentro al ristorante poi non c’è più il mercato, le fiere, gli universitari, il turismo e soprattutto la convivialità. Noi non vendiamo solo cibo ma anche un’esperienza. Se riapriamo, perdiamo altri soldi”.

Quanto ha perso finora?
“Almeno 70mila euro in due mesi e tra tutte le mie attività 300mila di mancati incassi. Io potrei anche resistere, alla fine ma sono fortunato e sono un’eccezione. Ma le piccole e medie imprese italiane, a partire per esempio dai piccoli bar, come fanno? Il governo cosa non sta facendo nulla, non so se sono in malafede o incapaci. Siamo stati l’unico paese del G7 in cui non ci sono stati veri aiuti economici diretti. Qui passiamo dalla recessione alla depressione economica: tutti i miei colleghi sono sfiduciati e hanno già annullato anche gli investimenti per l’anno prossimo. Stiamo morendo e loro dormono. E arrivano pure le multe! Non vi dico la paura, lo sconforto e la rabbia che ho visto negli occhi dei miei dipendenti. Questo è il messaggio dello Stato”.

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