Parroco prega contro la legge anti omotransfobia. Sindaca con i cittadini, intervengono i carabinieri | VIDEO
È successo a Lizzano, in provincia di Taranto, dove i carabinieri stavano identificando i cittadini che con le bandiere arcobaleno protestavano contro l’iniziativa del parroco. La sindaca li riprende: “Siamo un paese democratico”
Non capita tutti i giorni di vedere un sindaco che riprende animatamente dei carabinieri. È quello che è successo a Lizzano (provincia di Taranto), dove la sindaca Antonietta D’Oria è intervenuta in piazza per rimbrottare i carabinieri che stavano identificando alcuni cittadini. Tutto inizia con la decisione del parroco, come si apprende dalla stessa pagina Facebook della sindaca, di organizzare “un incontro di preghiera contro le insidie che minacciano la famiglia, tra cui, prima fra tutte, cita la legge contro l'omotransfobia”. La notizia arriva alla scrittrice e attivista Francesca Cavallo, che racconta la vicenda sui social. “In risposta al post”, scrive Francesca Cavallo su Facebook, “alcuni ragazzi hanno deciso di radunarsi davanti alla Chiesa con alcune bandiere arcobaleno. Saremo stati una quindicina di persone. Il parroco ha chiamato i carabinieri che hanno iniziato a chiedere i documenti a tutti”.
“Ho telefonato alla sindaca Antonietta D’Oria”, continua Francesca, “per informarla della situazione”. Così la sindaca, arrivata sul posto, risponde all’azione dei carabinieri con le parole che potete sentire nel video qui sopra. “Cosa significa che state prendendo i nomi?”, dice visibilmente arrabbiata. “Signor sindaco per pubblica sicurezza noi siamo tenuti a identificare le persone”, risponde un carabiniere. “Allora identificate prima quelli che stanno dentro!”, replica la sindaca. “Perché è una vergogna per Lizzano. Lizzano è un paese democratico!”.
Insomma, la sindaca li ha strigliati ben bene, tra gli applausi delle persone che si trovavano in piazza. Dopo l’accaduto, sulla sua pagina Facebook la sindaca pubblica una foto della bandiera arcobaleno, in cui prende le distanze dall’iniziativa del parroco, aggiungendo che “non sta a noi dire quello per cui si deve o non si deve pregare, ma anche in una visione estremamente laica quale è quella che connota la attuale Amministrazione Comunale, la chiesa è madre e nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli”.
E continua: “A nostro modestissimo parere e con la più grande umiltà, ci pare che altre siano le minacce che incombono sulla famiglia per le quali, sì, sarebbe necessario chiedere l'intervento della Divina Misericordia. Perché non pregare contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine? Perché non celebrare una messa in suffragio per le anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo? Perché non pregare per le tante vittime innocenti di abusi? Ecco, senza voler fare polemica, ma con il cuore gonfio di tristezza, tanti altri sono i motivi per cui raccogliere una comunità in preghiera. Certo non contro chi non ha peccato alcuno se non quello di avere il coraggio di amare. E chi ama non commette mai peccato, perché l'amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l'animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende”.