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Mafia a Foggia, ancora una bomba dei clan: colpito centro per anziani | VIDEO

Cristian Vigilante, che testimonia in un’inchiesta contro i boss della mafia foggiana, ha subìto il secondo attentato in dieci giorni. Con il Generale della Dia Antonio Basilicata abbiamo fatto il punto su questa mafia ancora poco conosciuta ma estremamente violenta e potente

Tornano le bombe della criminalità a Foggia. Questa volta è il turno di un centro anziani, il cui responsabile Cristian Vigilante era già stato oggetto di un attentato appena 10 giorni prima.

L'ordigno, esploso durante il turno di pulizie di un’addetta, ha riguardato il centro "Il Sorriso di Stefano", causando danni all’insegna e ad alcune auto parcheggiate lì davanti. Cristian Vigilante è testimone in una delicatissima inchiesta contro la mafia foggiana, principale sospettata per questo nuovo attentato dinamitardo. Solo qualche settimana fa, dopo il quinto attentato incendiario e un omicidio, erano state sequestrate armi, munizioni da guerra e ordigni esplosivi, nel corso di oltre 100 perquisizioni.

Proprio di mafia foggiana e di tutte le principali organizzazioni criminali del territorio Iene.it hanno parlato con il generale dei Carabinieri Antonio Basilicata, a capo del 1° reparto investigazioni preventive della Direzione Investigativa Antimafia e per anni comandante provinciale dei carabinieri di Foggia. 

“Nel nord della Puglia è attiva la cosiddetta ‘mafia foggiana’, che è strutturata in tre differenti organizzazioni: la ‘società foggiana’ nel Tavoliere, la ‘mafia garganica’ e la malavita cerignolana”, spiega il generale.

"La mafia foggiana, che ha una connotazione di grande violenza, ha preso in parte alcuni elementi tipici della ‘ndrangheta. In recenti indagini sulla mafia foggiana sono stati infatti notati atti emulativi verso i comportamenti degli ‘ndranghetisti, a partire da alcuni rituali di affiliazione fino all’affidamento di qualifiche e gerarchie. Questa mafia ha una connotazione di grande violenza, una caratteristica che in parte l’avvicina al modus operandi della ‘ndrangheta. In recenti indagini sulla mafia foggiana sono stati notati atti emulativi verso i comportamenti degli ‘ndranghetisti, a partire da alcuni rituali di affiliazione fino all’affidamento di qualifiche e gerarchie”.

Il Generale ricorda anche la terribile strage del 9 agosto 2017, un quadruplice omicidio avvenuto nei pressi della vecchia stazione ferroviaria di San Marco in Lamis. L’ennesima dimostrazione della grande aggressività di questa organizzazione: “Questa aggressività, espressa per esempio dai cerignolani durante le eclatanti rapine a tir o a furgoni portavalori, si manifesta in un’organizzazione quasi militare. L’obiettivo è certamente quello di dimostrare che questi clan sono forti, che comandano sul territorio, un bisogno che ormai la ‘ndrangheta non ha quasi più”. Aggressiva e difficilmente “infiltrabile” dalle istituzioni: “I clan della mafia foggiana per certi aspetti si basano sull’organizzazione familistica tipica della ‘ndrangheta, e questo in parte spiega la difficoltà di trovare molti collaboratori di giustizia. Una difficoltà legata anche alla grande omertà da parte di affiliati e vittime dei clan, un’omertà causata come abbiamo detto anche da questa aggressività così spiccata”.

La mafia foggiana non si discosta molto dalle altre, in termini di business: “Sono quelli tradizionali di tutte le mafie, fondamentalmente traffico di droga ed estorsione, che consentono arricchimento e controllo del territorio. E poi ancora il gioco d’azzardo, il gioco online, l’usura. Poi anche la mafia foggiana sta facendo il salto di qualità, e si sta inserendo nel tessuto dell’economia legale attraverso appalti nel settore dei rifiuti, nell’edilizia, e negli appalti pubblici. L’economia legale gli serve, ovviamente, per riciclare i soldi fatti con i traffici illegali. Fino a oggi i media hanno sottovalutato il fenomeno per una serie di ragioni, prima perché c’erano mafie più forti, pensiamo anche solo alla stagione stragista della mafia siciliana. All’inizio la mafia foggiana non era così sanguinaria come negli ultimi anni ma ora però sta aumentando la sua pervasività sul territorio. Le istituzioni di contrasto sono sempre state attente a questo fenomeno, pienamente consapevoli della sua pericolosità. La risposta dello Stato è sempre esistita”. 

Infine, dal generale Basilicata, un appello ai cittadini: “Dobbiamo ribadire la necessità che i cittadini collaborino di più, perché le denunce portano ai processi e i processi alle condanne. E questo poi ci consente anche di operare sequestri patrimoniali, la cosa che più fa male ai mafiosi”.

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