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Mafia dei Nebrodi: maxi-blitz per la truffa dei fondi europei | VIDEO

Dda di Messina, Ros e Guardia di Finanza hanno arrestato 94 persone con l’accusa di avere intascato 5,5 milioni di euro di contributi europei all’agricoltura. Una truffa diffusissima tra le famiglie mafiose siciliane, di cui ci ha parlato anche Gaetano Pecoraro

Scattano le manette per 94 persone, accusate di aver intascato illecitamente oltre 5,5 milioni di euro di contributi europei all’agricoltura.

L’indagine, portata avanti da Ros e Guardia di Finanza, ha indagato quasi 200 persone, produttori agricoli della zona dei Nebrodi, in Sicilia: è il più grande blitz messo a segno contro i clan di quel territorio.

Un territorio e una truffa di cui ci ha parlato anche Gaetano Pecoraro, nel servizio che potete rivedere qui sopra.

Le manette sono scattate per alcuni esponenti delle famiglie mafiose dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, accusati di intestazione fittizia di beni, estorsione, truffa aggravata, associazione mafiosa e traffico di droga.

Semplice il meccanismo della truffa: si individuavano terreni liberi, sui quali cioè non erano stati richiesti i finanziamenti europei, grazie alla complicità di dipendenti delle camere di commercio che avevano accesso ai dati. In un secondo momento i proprietari di quei terreni venivano convinti, con le buone o con le cattive, a sottoscrivere contratti di affitto a prestanomi della mafia. Mafia che alla fine, ovviamente, intascava i ricchi fondi europei.

Gaetano Pecoraro aveva raccontato questo fenomeno, sempre più in crescita, intervistando Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi.

“Abbiamo scoperto che i terreni degli enti pubblici sono stati per anni fonte di finanziamento per alcune associazioni mafiose. La torta era divisa in mano a pochi e quei pochi erano le associazioni mafiose. Con 1.000 ettari di terreno si paga un affitto di 52mila euro l’anno, ma si arriva a ottenere anche 550mila euro l’anno di finanziamenti comunitari. Un sistema che consentiva di ottenere dall’Europa milioni e milioni di euro in maniera assolutamente legalizzata e senza rischio”.

Gaetano Pecoraro era poi andato dalla famiglia mafiosa dei Pruiti, che per anni avrebbe gestito il bosco di Troina, in provincia di Enna. “Ma quale mafia, ma dov’è la mafia qui?”, aveva detto uno dei Pruiti, che viene ritenuto il reggente della famiglia mafiosa in assenza del fratello, ora ergastolano. “La mafia qui non esiste, noi in queste cose non c’entriamo niente. È tutta una questione politica”.

 

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