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Marc Ching, accuse schiaccianti: da eroe animalista a torturatore di cani? | VIDEO

Fino a poco tempo fa Marc Ching era considerato un eroe. Ma un’inchiesta del Los Angeles Times ha distrutto la sua immagine: Ching avrebbe pagato per far torturare dei cani da filmare nei suoi video. Ecco le nostre testimonianze esclusive 

Fino a poco tempo fa Marc Ching era considerato un eroe. Animalista e attivista, Ching è infatti famoso per le sue missioni di salvataggio di cani strappati dai macelli asiatici. Al suo fianco si sono schierate celebrità del calibro di Matt Damon e Joacquin Phoenix. Ma due giorni fa un’inchiesta del Los Angeles Times ha fatto crollare l’immagine dell’animalista. L’accusa è la più infamante che si possa fare a un attivista per i diritti degli animali: Ching avrebbe pagato alcuni macellai per infliggere le peggiori torture ai cani. Torture che sarebbero state filmate con lo scopo di produrre dei video che aiutassero Ching a raccogliere fondi per la sua fondazione. Fondi che l’animalista avrebbe usato anche per sé.

“Il posto dove non tortureranno mai gli animali è proprio il macello, perché lì non hanno tempo da perdere!” racconta Davide Acito, l’attivista con cui siamo andati a documentare il festival di Yulin nel reportage di Giulia Innocenzi e Francesca Di Stefano. Acito, intervistato dalla Innocenzi per Iene.it, racconta di aver incrociato le attività di Marc Ching in una delle missioni a Yulin, ma le cose sembrano essere andate storte. “Siamo entrati in uno dei macelli peggiori che io abbia mai visto, questi cani erano stati ordinati da Marc Ching ma non sono mai stati ritirati. Marc li ha lasciati chiusi in gabbia per qualche giorno e, una volta ottenuti i video, non è mai andato a recuperarli”. Così su 300 cani ben la metà sono morti.

Anche i macellai raccontano che Marc Ching voleva dei video. È infatti grazie ai video che crea consapevolezza sui social, e pubblicità per la sua fondazione. Ed è proprio su questi video, che mostrano torture indicibili, che il Los Angeles Times ha indagato. In uno dei dietro le quinte di questi video, dalle parole degli indonesiani sembrerebbe che la barbara uccisione del cane bruciato vivo sia una esplicita richiesta di Ching, che sta filmando. “Il turista ci ha detto di mettere qua il cane e di bruciarlo”, dicono gli indonesiani. Insomma, il video delle torture sarebbe stato architettato da Ching stesso. 

Uno dei primi ad avere questo sospetto è stato l’attivista tedesco Sebastian Margenfeld, che inizialmente sosteneva e aiutava la fondazione di Ching. “Avevo visto i filmati originali che Ching non aveva mai pubblicato e si vedevano torture orribili. Pensavo fossero veri. Ma poi, nell’aprile 2018 sono andato in Indonesia e ho scoperto che non facevano quelle cose ai cani. I video di Ching non avevano senso: per arrivare al luogo dove ha registrato i video dovevi uscire dal mercato, perché i macellai avrebbero dovuto farlo? Loro uccidono i cani con una spranga direttamente dentro il mercato”. Margenfeld, racconta, decide così di dire tutto al comitato della fondazione di Ching, ma non suscita l’effetto sperato: “Si sono schierati dalla sua parte”, conclude. 

Nei filmati che potete vedere qui sopra, sono gli stessi macellai a confermare di essere stati pagati proprio per bruciare il cane a favor di telecamera. Questi video hanno fruttato tantissimo a Marc Ching. Il Los Angeles Times racconta che nel 2015 la fondazione aveva raccolto 110.000 dollari. Nei due anni successivi, invece, 4 milioni di dollari. E quei video li ha mostrati persino a Washington DC al Congresso degli Stati Uniti, davanti a una platea davvero scioccata. 

Ma dove vanno i soldi della fondazione di Ching? Nei prossimi giorni potrebbero uscire altre novità sul caso. Ching infatti avrebbe usato almeno 59mila dollari della fondazione per acquisti al suo negozio dedicato agli animali da compagnia. Già in passato l’attivista aveva avuto dei problemi con la giustizia: con alcuni complici aveva rapito un uomo che aveva rubato 60mila dollari in un affare di droga. Gli hanno legato le mani, portato in un albergo, tolto i pantaloni e picchiato a lungo. Per questo Ching ha trascorso 9 anni e 7 mesi in carcere. 

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