Massacrato davanti ai figli per una lite: in carcere dopo 4 anni due aggressori | VIDEO
Iasen è morto a gennaio dopo 4 anni passati in stato vegetativo per il violentissimo pestaggio subito davanti ai suoi figli per una banale lite. Gli autori, tre fratelli vicini di casa, erano ancora in libertà nonostante una condanna in primo grado con pene fino a 8 anni. Ora due di loro sono in carcere, quelli per cui cambia l'accusa: non più tentato omicidio ma omicidio volontario
Finora nessuno era andato in carcere nemmeno per un giorno dopo l’aggressione e poi la morte di Iasen, massacrato davanti ai figli dai vicini per una banale lite e rimasto poi in stato vegetativo fino al gennaio di quest’anno quando è morto a 42 anni. Una storia terribile, allucinante, che abbiamo seguito fin dall’inizio con il servizio di Nina Palmieri. Abbiamo continuato poi ad aggiornarvi con Iene.it su ogni novità processuale e non.
Due degli aggressori erano stati condannati l’anno scorso, in febbraio, in primo grado a 8 anni di carcere per tentato omicidio, la pena decisa per il terzo fratello era stata di un anno. Tutti si trovavano ancora in libertà in attesa di sentenza definitiva.
Ora è arrivata la svolta: due dei tre fratelli aggressori, originari dell’dell’Est Europa come Iasen (tutti i nomi sono di fantasia per tutelare figli e famiglia) ma provenienti da un altro Paese, si trovano in carcere con l’accusa di omicidio volontario e non più di “tentato omicidio”, il reato per cui erano stati condannati entrambi a 8 anni.
Questa storia terribile comincia nella primavera 2016 nel condominio di un paese di provincia, dove Iasen vive con la moglie e quattro figli. Lo stile di vita dei vicini di casa provoca spesso screzi: le liti partono quasi sempre dai rumori che arrivano dal pianterreno. È così anche quel tragico 29 marzo per una festa un po’ troppo rumorosa negli spazi condominiali. Alle lamentele di Iasen, sceso in cortile, i tre reagiscono con una violenza inaudita sotto gli occhi dei figli affacciati alla finestra. “Gli hanno tirato una spranga sulla testa. Sempre più forte, noi urlavamo”, racconta uno di loro tra le lacrime come potete vedere nel servizio qui sopra.
“Ero scioccata, c’era mio padre tutto ricoperto di sangue”, gli fa eco una sorella. Non sappiamo con esattezza che cosa sia accaduto in quei tragici momenti. Solo i bambini che sono corsi a vedere possono dircelo. “Gli hanno spruzzato uno spray negli occhi, penso sia stato quello al peperoncino”, aggiunge un altro figlio. “Poi l’hanno colpito ai fianchi con una pistola elettrica finché lui è caduto sulle ginocchia. A questo punto l’hanno colpito alla testa con una mazza di ferro. C’era sangue dappertutto”.
La fine di questo pestaggio agghiacciante sarebbe avvenuta nel garage degli aggressori: “Si sono chiusi dentro in 6, c’erano mattoni rotti ovunque”. Tra le urla di disperazione arriva anche la moglie Milena che era uscita per andare a prendere la quarta figlia: “Due di loro ci sono venuti incontro con in mano delle forbici dicendo di salvare mio papà che stava morendo. In testa aveva un buco dentro cui si riuscivano a infilare due dita”. Da allora Iasen non si è più risvegliato restando per 4 anni in stato vegetativo fino a fine gennaio 2020.
“Sono contenta di questo primo piccolo passo”, dice a Iene.it la moglie Milena commentando l’arresto di uno degli aggressori per omicidio. “Attendiamo ora che tutti i responsabili paghino per quello che hanno fatto”. “Prendiamo atto del collegamento tra la morte di Iasen e il gravissimo episodio che aveva subito”, dice l’avvocato Mattia Alfano che difende la famiglia assieme al collega Gianluca Bona. “Come avevamo detto già un anno fa al processo, la vita non è semplicemente un insieme di funzioni vitali ma è sorrisi, lacrime, sentimenti, emozioni: Iasen era già morto prima ancora che si aprisse il processo, che ora ci aspettiamo ripartire dal primo grado con l’imputazione di omicidio volontario. Siamo comunque soddisfatti di poterci confrontare con una contestazione giuridica che descrive effettivamente quello che è successo a quest’uomo”.