Messina, 43 pecore destinate al macello ma non per la Pasqua. "Aiutateci a salvarle!" | VIDEO
43 pecore rischiano di essere uccise senza motivo. Sono animali sani che aspettano solo di essere inviati nei rifugi che sono stati già trovati per loro. L’Asp di Messina però conferma la linea del macello
“Da circa un mese lavoriamo con l’Ente protezione animali di Messina per salvare dal macello 43 pecore del comune di Mandanici”. A parlare è un’attivista dell’associazione animalista Allies for Liberation. La donna ci ha contattato perché il tempo per salvare questi poveri animali dalla morte è sempre meno.
Tutto inizia a luglio 2019 nel comune di Mandanici, nelle campagne del messinese. I veterinari dell'Asp di Messina hanno sequestrato le pecore con i carabinieri della zona poiché il proprietario è stato trovato privo di codice aziendale e gli animali privi di tracciabilità.
“Le pecore sono state sottoposte ai controlli veterinari, sono state trovate tutte in salute ed è stato assegnato loro il bollo identificativo. Tuttavia, nonostante non costituiscano un problema per la salute pubblica e siano state registrate, l’Asp di Messina ne ha comunque ordinato l’abbattimento e il sindaco ha firmato l’ordinanza”, ci racconta l’attivista, “perché non è possibile identificare da dove provengono”.
L’alternativa all’abbattimento ci sarebbe già: “con l'aiuto delle numerose associazioni coinvolte abbiamo già trovato casa per quasi tutti gli animali. Ma le nostre richieste per seguire questa via alternativa sono state ignorate”. Eppure, il presidente della Lega anti vivisezione (Lav) Gianluca Felicetti, che sta seguendo questo caso personalmente, dice che “in Lombardia e in altre zone d'Italia è già capitato che il sindaco revocasse l'ordinanza di abbattimento e assegnasse gli animali a rifugi o privati che se ne prendessero cura garantendone il mantenimento solo per fini didattici o di accoglienza senza produzione di latte o carne”.
La Lav, in una lettera indirizzata alle diverse autorità siciliane coinvolte, spiega perché le pecore non devono essere abbattute: “La macellazione o l’abbattimento di animali viene disposto quando è la misura più appropriata ai fini della tutela della sanità umana o del benessere degli animali. Premesso che queste pecore non sono destinate alla filiera alimentare, un eventuale abbattimento risulterebbe in contrasto con la normativa europea vigente e chiunque, per crudeltà e senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.
Abbiamo raggiunto al telefono Carmelo Calabrò, il direttore del dipartimento prevenzione veterinaria dell'Asp di Messina per ottenere il suo commento a tutta questa vicenda. “Anche se queste pecore ora non vengono destinate alla filiera alimentare, nessuno mi garantisce che non lo saranno in futuro. Io non ho niente di personale contro queste pecore, ma la legge impone il massimo grado di distruzione per la loro carne". Difficile credere che gli attivisti, che vogliono portare le pecore in un santuario che protegge gli animali finché non vengono raggiunti da morte naturale, vogliano mettere la carne in commercio. Speriamo che la conclusione di questa storia ingarbugliata non sia il macello.