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Alta moda con super sconti su Instagram: le buyer e le tasse non pagate | VIDEO

Nel mercato della moda alcune "buyer" hanno creato un sistema illegale di vendita sui social dei pezzi migliori a prezzi stracciati. Ce lo racconta Matteo Viviani, che ci spiega anche perché a rimetterci siamo tutti noi

Vestiti, borse, scarpe e accessori di altissima moda a prezzi stracciati? Matteo Viviani ci racconta un mercato nero online dove chi vende fa un sacco di soldi, illegalmente. Parla con Liana (il nome è di fantasia), una buyer, una "compratice", una di quei professionisti che si occupano di trovare i fornitori migliori per selezionare i capi e gli accessori più trendy che finiranno nelle vetrine.

Tutto legale e fondamentale per il settore moda. Peccato però che, come ci racconta Liana, ci siano anche alcune buyer che vendono direttamente i capi di alta moda al cliente finale su Internet, attraverso social network come WhatsApp, Telegram e soprattutto Instagram, comprando a un prezzo inferiore e rivendendo a un prezzo più conveniente. Creano così una sorta di mercato parallelo in cui a perderci non sono solo i grandi marchi ma anche tutti noi.

Tutto parte dalle boutique che vendono tutte le firme. Il buyer compra con uno sconto dal 20 al 50% e, con un “giochino fiscale”, senza pagare l’Iva. Costo totale: fino al 70% in meno. Su Instagram si trovano vere bacheche online con centinaia di prodotti: cercando si può trovare qualunque cosa, di marca, originale e molto scontata (soprattutto all’estero dove trasporti e dazi fanno lievitare i prezzi in negozio rispetto all’Italia fino a duemila uro in più).

Bisogna aggiornare le pagine ogni giorno con le ultime novità, ci racconta una buyer russa, che dice di riuscire a vendere così, per esempio, un paio di scarpe di marca a 280 euro invece degli 800 della boutique. “Non hai idea di quanto possiamo guadagnare così, anche 3mila o 5mila euro al mese”.

Parliamo di un giro illegale di molti soldi. In aeroporto è stata intercettata un’organizzazione di buyer con vendite per oltre 4 milioni e mezzo di euro e quasi un milione di euro di Iva evasa: sono state denunciate 146 persone. Ma come fa tutta questa merce a uscire dall’Italia? Ci siamo fatti raccomandare in due boutique che venivano nominate spesso nei gruppi in chat. Ci ricevono convinti che siamo buyer e ci fanno fare direttamente anche le foto ai prodotti.

Scopriamo addirittura uno showroom ad hoc, mascherato da magazzino con prodotti di altissima qualità, tutti a prezzi scontati dal 50 al 55%. Per non pagarci le tasse vengono usate, anche dalla stessa buyer, molte carte di credito “russe, kazake, ucraine…” intestate a sempre persone diverse. Si arriva così ad acquistare merce per 38mila euro in un giorno ma con 6 carte diverse intestate ad altrettante persone per non destare sospetti. 

E come funziona il “giochino fiscale”? Con le fatture ex art. 8, quelle per chi compra qualcosa per sé o per la sua famiglia e vive fuori dall’Unione europea e che può chiedere così che non venga aggiunta l’Iva. I buyer si sono attrezzati con documenti di cittadini extra-Ue (anche se la legge prevederebbe corrispondenza tra l’acquirente e la persona fotografata nei documenti). Il passaggio più delicato è passare la frontiera. La buyer a quel punto si porta la merce a casa e la spedisce man mano all’estero attraverso normalissime raccomandate internazionali. E la bolla doganale per la boutique perché non venga aggiunta l’Iva? Ci sono “intermediari” che le procurano, come quello che incontriamo: usano “una procedura speciale”, a pagamento naturalmente.

Insomma tutti quelli coinvolti in questo giro sembrano guadagnarci. Chi ci rimette? Oltre alla griffe sono tutti i cittadini italiani naturalmente, con le tasse che non vengono pagate.

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