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In estate meno morti al Nord rispetto agli altri anni. Ma non è una notizia positiva | I DATI

Il report del ministero della Salute mostra una diminuzione della mortalità dall’inizio dell’estate nel Nord Italia, con un -4% registrato nelle ultime due settimane di luglio. Ma non è una buona notizia: il calo è dovuto all’abnorme numero di morti tra gli anziani e le persone più fragili causato dalla pandemia. Nelle zone meno colpite dal paese invece la mortalità risulta più o meno uguale agli anni precedenti

Dall’inizio dell’estate nel Nord Italia il numero di morti è stato inferiore alle normali previsioni arrivando a un -4% a inizio luglio: una variazione significativa rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Ma è una notizia positiva? Purtroppo no. La spiegazione è drammaticamente semplice: il coronavirus ha mietuto così tante vittime nelle fasce di popolazione più anziana e fragile che nei mesi successivi i dati sono di conseguenza migliorati. Un dramma che accomuna tutte le grandi pandemie.

Ma andiamo con ordine: il ministero della Salute ha pubblicato il report sull'Andamento della mortalità giornaliera dal 6 maggio al 31 luglio, cioè i tre mesi successivi alla fine del lockdown e della fase più critica dell’epidemia di Covid. E da questo report sono emersi numeri davvero duri: ancora a maggio la mortalità nazionale era superiore dell11% rispetto a quella dei cinque anni precedenti. Solo nelle ultime settimane di luglio i dati sono tornati in linea con le serie storiche.

Ci sono però delle differenze territoriali marcate, che coincidono con le zone più colpite dal coronavirus. Nel Nord Italia, infatti, nelle prime due settimane di luglio la mortalità è stata inferiore di 4 punti percentuali alla media: in particolare dall’inizio dell’estate è la fascia d’età 65-74 anni a mostrare la più significativa riduzione, seguita dalla popolazione con più di 75 anni. La spiegazione a questa variazione è tanto dura quanto efficace: “effetto harvesting”, ovvero “mietitura”.

Il coronavirus ha letteralmente decimato la popolazione più soggetta ad avere sintomi fatali, cioè gli anziani e chi aveva patologie pregresse. La mortalità tra quelle fasce di popolazione è stata altissima durante i mesi più duri della pandemia: in alcune città del Nord ad aprile si è sfiorato il 200% di aumento della mortalità. A Bergamo, la provincia più colpita, a marzo l’aumento è stato del 568%, i morti erano talmente tanti che tutti abbiamo tutti ancora in mente le immagini dei camion militari carichi di feretri diretti alle camere mortuarie di altre città.

Così oggi la mortalità scende perché nei mesi scorsi i soggetti più fragili sono stati falcidiati dal coronavirus. A riprova di questo in larga parte del Centro-Sud, dove la pandemia ha colpito molto meno duramente, i dati tendono a essere in linea con quelli degli scorsi anni. Insomma, anche se la mortalità nelle ultime settimane è scesa, non è certo una notizia per cui festeggiare.

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