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Multa da 4 milioni dall'Agcm: Sixthcontinent fa ricorso all'Ue

La sanzione alla piattaforma di e-commerce per “condotte ingannevoli e aggressive”. La società fa ricorso a Bruxelles contro l’Agcm per una “procedura fuori dalle regole”. E fa sapere: “Noi siamo le vittime di una frode non certo quelli che l’hanno perpetrata”

Negli ultimi mesi abbiamo seguito l’andamento delle vicende della società Sixthcontinent, che è stata appena sanzionata dall’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, con una multa da 4 milioni di euro per “condotte ingannevoli e aggressive”. Ma la storia potrebbe non finire qui e arrivare davanti alla Commissione europea. Sixthcontinent ha annunciato infatti ieri 6 agosto, prima della sanzione, il ricorso a Bruxelles a cui chiede chiarezza sulla correttezza dell’Agcm nei suoi confronti.

La piattaforma di e-commerce lamenta gravi danni economici e di reputazione per fughe di notizie e imparzialità dell’authority, “indipendentemente dal merito, è la forma che è, a nostro giudizio, quanto mai discutibile”. La sanzione è arrivata perché Sixthcontinent avrebbe prospettato in alcuni casi in modo ingannevole la convenienza economica dell’adesione alla sua community e dell’acquisto delle varie shopping card. Si parla di “condotte aggressive” a danno di una parte dei consumatori aderenti. Per la società è successo esattamente il contrario: “Noi siamo le vittime di una frode non certo quelli che l’hanno perpetrata”.

Parte di un gruppo statunitense, Sixthcontinent è attiva nella vendita online: consente ai consumatori di acquistare con crediti e punti fedeltà le shopping card, cioè buoni spesa, per pagare prodotti e servizi nei negozi fisici e online che aderiscono al programma. Chi vuole vendere non deve spendere in pubblicità ma può raggiungere direttamente i 750mila utenti registrati nella community italiana.

Sixthcontinent italiana ha venduto anche delle card “turbo”: con 70 euro si potevano comprare beni e servizi selezionati per 100 euro. Un gruppo di utenti, contro quanto prevederebbe il regolamento della società e forse anche il codice penale (Sixthcontinent ha denunciato questo caso alla procura di Milano), avrebbe trovato il modo, con un meccanismo molto complesso, di “monetizzare" i 30 euro di differenza convertendo le “turbo” in carte prepagate da 100 euro. E così via: con la nuova prepagata sarebbero state comprate altre shopping card usando anche account multipli oltre il tetto di 5 fissato dal regolamento.

Sixthcontinent ci avrebbe perso almeno 25 milioni di euro. Per questo alcuni mesi fa avrebbe varato una ricapitalizzazione da 18 milioni. Tutto è venuto fuori dall’esame di una società di revisione di conti in vista di una quotazione. Una cinquantina di utenti che sarebbero stati coinvolti nel meccanismo giudicato irregolare sono stati identificati e contattati dall’ufficio legale della società e le cifre sui loro conti nella piattaforma sono state congelate.

Diciannove di questi utenti si sono rivolti all’Agcm contestando la decisione. Da qui si è arrivati alla sanzione di oggi. Oltre che sul merito della decisione, Sixthcontinent contesta appunto anche il metodo: “Nel corso dei nove mesi di pendenza dell’indagine, numerosi atti coperti dal più rigoroso segreto istruttorio sono diventati di dominio pubblico e sono apparsi sul web indiscrezioni circa gli sviluppi del procedimento istruttorio, poi puntualmente verificatisi. Tali indiscrezioni hanno comportato la violazione del principio di presunzione di innocenza e l’insorgere di gravissimi e irreparabili danni (patrimoniali e d’immagine)”.

Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la società tra blocchi degli account, ritardo nell’attivazione di alcune carte e conversione “forzosa” di alcune card in crediti da spendere solo sulla piattaforma, avrebbe provocato un danno illegittimo a circa 500 mila utenti. Sixthcontinent dice di aver dovuto adottare queste misure per tutelarsi da vecchie e nuove frodi.

Ora si aspetta l'esito del ricorso di Sixthcontinent alla Commissione europea.

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