Napoli, ucciso a 15 anni. Il papà: “Anche noi siamo morti” | VIDEO
È stato ucciso in un tentativo di rapina a un carabiniere. Ugo Russo è morto così a 15 anni a Napoli lo scorso fine settimana. Mentre sono ancora in corso le indagini, Giulio Golia ha incontrato la famiglia del ragazzo, distrutta dal dolore
“Anche noi siamo morti. Io e mia moglie, i nostri figli erano tutti molto legati. Io ho un altro figlio di 5 anni che non sa che il fratello è morto”. Parla a Le Iene Vincenzo Russo, il papà di Ugo, il ragazzo di 15 anni ucciso da un carabiniere che ha reagito a un tentativo di rapina a Napoli nella notte tra sabato e domenica. Giulio Golia ha incontrato i familiari straziati dal dolore.
Ci rivelano che un fratello di Ugo ancora non sa della sua morte: “La sera gli dico ‘Vieni a dormire con papà’ e lui mi risponde ‘No, voglio dormire con mio fratello Ugo’. Lui non sa che Ugo non c’è più. Lo sanno tutti quelli che ci stanno giudicando? Lo devono perdere anche loro un figlio? Io non lo auguro a nessuno”, dice papà Vincenzo.
Il suo sfogo è quello di tutta la famiglia Russo: “Ci giudicano perché alle 3 di notte stiamo per strada. Non voglio giudicare nessuno, al Nord vivono in un’altra maniera. Noi abbiamo un’altra cultura, questa è la nostra”, spiega Vincenzo. “Qua abitano anche i figli di carabinieri. A 15 anni in mezzo alla strada alle 2 di notte di sabato ci sono anche loro non solo i figli dei pregiudicati”, aggiunge il cugino.
Vincenzo parla anche della dinamica della tragedia in cui è avvenuta la morte del figlio. In base a una prima ricostruzione Ugo era in compagnia di un amico di 17 anni. Insieme avrebbero tentato di rapinare un 23enne. Non sapevano che avevano davanti un carabiniere fuori servizio. Ugo avrebbe avuto in mano una pistola (poi risultata giocattolo, ma priva del tappo rosso). Impaurito da quell’arma che sembrava vera, il carabiniere fuori servizio stano alle prime tesi avrebbe preso la sua pistola d’ordinanza e ha sparato. Sarebbero partiti dei colpi che hanno ucciso il ragazzo.
“Non sto dicendo che mio figlio ha sbagliato o non ha sbagliato. Anch’io fossi stato carabiniere e uno vicino a me avesse puntato la pistola… Noi come diciamo a Napoli? Morte tua, vita mia”, dice il papà di Ugo. Non accetta però come è avvenuto lo sparo da parte del carabiniere. “Ti sparo, se mi viene paura, ti sparo. Ti ho sparato in petto, mi sono difeso… Invece mio figlio è stato sbalzato. È stordito, si è alzato per scappare. Ma se è per difesa, non gli sparo in testa”, questo ci dice papà Ugo.
In un primo momento l’accusa per il carabiniere sarebbe stata per eccesso di legittima difesa, poi modificata in omicidio volontario, ma potrebbe cambiare di nuovo una volta chiuse le indagini, allo stato in corso. Invece per il 17enne, il presunto complice del ragazzo morto, il gip avrebbe confermato il fermo e avrebbe disposto il collocamento in comunità.