> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Da orco a vittima per i “falsi ricordi” di moglie e figlia | VIDEO

Nina Palmieri racconta l’incredibile vicenda di violenze in famiglia, per i quali un padre è stato condannato a 5 anni di prigione. Una condanna che nasce dalle terribili deposizioni di mamma e figlia. Ma quei racconti erano reali? Se lo chiede la nostra Iena, che scopre come la mente umana possa fabbricare dal nulla un mostro, da sbattere in prima pagina e in una cella

“Non lo so quanto resisto ancora qua dentro, sono distrutto”. Sono le parole disperate di un uomo, Alessandro Irco, un padre mandato in galera dalle pesantissime accuse dell’ex moglie e della giovane figlia. Una storia drammatica, che però forse non è proprio come sembra. Nina Palmieri raccoglie infatti i ricordi di Erika, la figlia dell’uomo accusato di essere stato un orco violento, tra botte e abusi sessuali.

All’inizio la memoria è quella di un padre amorevole, presente e affettuoso. “Era un bambinone, cantavamo sempre insieme”. È con l’adolescenza e le prime uscite tra amici e ragazzini che quel padre sembra cambiare nel ricordo di Erika tra botte e soprusi che non avrebbero risparmiato neanche sua madre.

Quando il padre perde il lavoro, inizia un incubo fatto di alcol, violenza, soldi buttati al videopoker. “Ha cominciato a giocare tutti i soldi che avevamo e si arrivava sempre alle mani”, racconta in un primo tempo la ragazza. E così Erika finisce per attaccarsi ancora di più alla sua unica difesa, la madre. Ed è qui che la ragazza, probabilmente, inizia ad assimilare i racconti della madre e a farli propri nella sua testa.

“Io ascoltavo la mia mamma che mi diceva che mio padre la obbligava anche ad avere rapporti sessuali, picchiandola e minacciandola”, dice Erika. E sempre come conseguenza dei racconti della madre, la ragazza percepisce di essere in pericolo. La paura la fa chiudere in casa. Per lei quell’uomo adesso è diventato “un mostro”. “Temevo che potesse ammazzarmi o violentarmi”, racconta Erika.

La giovane vuole proteggere la sua mamma: “La vedevo sempre con gli occhi ribaltati all’indietro, quasi incosciente”. Un ricordo che la ragazza pensa che sia dovuto “a quelle botte”. O almeno è quello che ha sempre pensato per molto tempo. Si fa coraggio e porta via da quella casa la madre. Decidendo anche di denunciare il padre per le violenze che avrebbe compiuto sulle due donne.

La madre mette nero su bianco tutti i suoi racconti: “Da 7 anni mio marito picchiava i nostri figli. Mi obbligava a rapporti orali, la sera prendevo una dose grande di psicofarmaci per stordirmi e per non sentire le sue violenze”. Anche Erika viene chiamata a fare la sua deposizione e conferma tutto quello che la madre ha raccontato, parlando anche di violenze subìte dal padre in prima persona: “Ero molto arrabbiata, volevo solo che sparisse in quel momento”.

L’uomo va in carcere: il 18 dicembre 2019 ci entra per scontare una condanna a 5 anni per violenza e maltrattamenti in famiglia. Ma siamo davvero sicuri che tutto quello che è stato raccontato e scritto sulla denuncia sia vero? Forse no, se mamma e figlia arrivano a chiamare Le Iene per salvare in qualche modo l’uomo che hanno mandato in prigione. “In realtà non è la verità, mio padre è innocente ed è in carcere per colpa mia e di mia mamma. Se non lo tiriamo fuori rischia che si ammazzi…”, ci dice Erila.

Questa consapevolezza drammatica inizia tre anni fa quando Erika diventa madre. La madre le ha sempre impedito di rivedere l’uomo ma la giovane si fa forza e decide di incontrarlo, anche per dargli l’opportunità di fare il nonno. E lì, a contatto col padre, la giovane capisce che la storia è completamente diversa.

“Mio padre mi ha mostrato un telefono in cui c’erano messaggi tra mia madre e lui, messaggi che hanno smontato tutta la mia vita. Ho scoperto che mia madre dice che la denuncia l’avevo fatta io, che io mi sono inventata tutto e scopro anche che loro due avevano una relazione nascosta, dopo la denuncia”. Una scoperta che provoca nella testa di Erika una sorta di blackout della memoria. La giovane capisce che è stata vittima di tutta quell’atmosfera di tensione che si viveva in casa, dei ricordi della madre e di falsi ricordi fatti propri.

E così, sbloccata la memoria di quegli anni, Erika cambia versione con Nina Palmieri: “In casa non c’era di certo la pace, ma io di fatto non ho mai visto uno stupro, un calcio, non sono mai stata ammazzata di botte. Qualche schiaffo è volato, perché me lo meritavo…”. La causa delle sue vecchie convinzioni? Lo racconta lei stessa alla Iena: “La mamma raccontava e io credevo a tutto. Quei racconti fermentavano nella mia testa, io ero convinta di quello che dicevo e facevo, pensavo di doverla proteggere da quel mostro”, racconta tra le lacrime. Nella testa di Erika c’è ancora un enorme buco nero: quando Nina le mostra le dichiarazioni contenute nelle denunce nei confronti del padre, non ricorda nulla.

Decidiamo di andare a parlare con l’altra metà di questa storia, la madre di Erika. E anche lei conferma, di fatto, che si è trattato di accuse del tutto false: “Se possiamo salvare questo uomo, salviamolo. C’è un innocente in carcere!”. “Eravamo una famiglia felice. Non c’era violenza sessuale, nulla. Io lo amavo”, continua. Quando le facciamo vedere le sue denunce, le spiega in questo modo: “Io ero sotto effetto di farmaci, quando l’ho denunciato ero sotto quell’effetto”. Farmaci che, racconta la donna, sarebbero stati proprio la causa dei racconti di violenze e stupri. Racconti raccolti dalla giovane figlia Erika e poi passati ai carabinieri attraverso le denunce.

“È stato un dramma per tutti, ho creato io quel caos. Mi hanno rovinato la vita quegli psicofarmaci, mi dispiace veramente tanto”, cerca di giustificarsi, disperata, la madre di Erika. La donna aggiunge poi anche un’altra circostanza, molto importante: “In seguito ho cercato di ritirare la denuncia, ho dichiarato che non c’è stata nessuna violenza sessuale”.

Il processo intanto prosegue e arriva al primo grado di giudizio, che finisce con la condanna dell’uomo. Nonostante la donna in aula racconti che col marito si facesse l’amore senza alcuna costrizione, Alessandro viene condannato a 8 anni di carcere. Erika chiede di parlare ma senza fortuna: “Non mi è stata data la possibilità di farlo”, racconta a Nina Palmieri.

La madre in Appello, dopo avere smontato le sue precedenti accuse, presenta un certificato medico che spiega che “quelle pastiglie avevano influenza sulle sue capacità cognitive e mentali. Gli stessi farmaci creavano una realtà diversa da quanto avvenuta con il signore Irco Alessandro”.  E se da un lato la donna chiede che non si proceda penalmente contro di lui, i giudici lo condannano a 5 anni.

In Cassazione, tutta la famiglia è di nuovo unita nel desiderio di vedere riconosciuta l’innocenza di Alessandro, ma il tribunale conferma la condanna del secondo grado: l’uomo deve andare definitivamente in prigione.

La madre conferma di non voler abbandonare la sua battaglia a favore del marito: “Sono disposta a qualsiasi cosa per tirarlo fuori dal carcere, perché è innocente”. Alessandro, intanto, dalla cella grida tutta la sua disperazione: “Non ce la faccio più. Non so quanto resisto ancora qua dentro. Fai qualcosa, Erika…”.

Ultime News

Vedi tutte